Date rape: cause, fattori di sviluppo e incidenza del fenomeno

I casi di violenza sessuale aumentano con la vastità di interazioni possibili sul web Il "date rape" è tra le modalità di approccio più pericolose (ma non l'unica)

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Ai casi di stupro in cui vittima e aggressore non si conoscono e che avvengono in situazioni casuali, si aggiungono, oggi, altre forme che, in seguito all’esplosione dei social, dei siti e delle app per gli incontri, evidenziano un notevole aumento, non solo in Italia. Fra queste nuove fattispecie, che avvengono tra persone che si conoscono fra loro, ci sono il “date rape” (stupro dell’appuntamento), l’“acquaintance rape” (stupro del conoscente) e l’“hidden rape” (stupro nascosto). Sono forme di violenza spesso collegate fra loro. Lo stupro dell’appuntamento è quello che segue a un incontro galante e che si trasforma in una trappola quando il predatore getta la maschera, le belle parole e le buone maniere per trasformarsi in una belva; fonda e scagiona il suo gesto come un diritto che si origina nel momento in cui la preda ha accettato l’invito.

Può essere anche il triste epilogo di un’amicizia, di frequentazioni avvenute perché si è colleghi o vicini di casa. In un’incomprensibile classifica o pensiero stereotipato del Novecento, lo stupro del conoscente o dell’appuntamento sono stati considerati meno gravi di quelli che avvenivano per mano di uno sconosciuto; come se la conoscenza reciproca o l’aver cenato insieme mitigassero la brutalità. In alcuni Paesi, l’incidenza dello stupro del conoscente è la prassi, tollerata: in India raggiunge punte del 92% su tutte le violenze sessuali commesse.

Fra chi programma di concludere inevitabilmente una cena (o un appuntamento) con una prestazione sessuale e, se necessario, anche attraverso l’uso della violenza, vi è il ricorso a droghe e farmaci specifici (fra questi il Roipnol, la Ketamina e l’ecstasy) per stordire la vittima, renderla innocua e impedirle di ricordare quanto avvenuto. Si parla, in questo caso, di “rape drugs”, droghe dello stupro che, insapori e incolori, sono sciolte nei cibi o nelle bevande. L’aggressore approfitta di una persona divenuta “oggetto”, incapace di intendere, priva di volontà.

L’hidden rape è quello che si origina quando la vittima ha paura di raccontare l’accaduto, il reato rimane coperto dal silenzio esteriore ma deflagra nella psiche di chi lo ha subito. Tale circostanza lascia impunito chi commette violenza e, al tempo stesso, abbandona la vittima in un devastante disagio interiore che, puntualmente, ha dei risvolti nel comportamento e nella socialità.

Frequente è il tentativo di colpevolizzazione della vittima; quest’ultima finisce per essere costretta a cambiare abitudini e a cedere parte della propria libertà. Alcuni stereotipi presenti nella società, infatti, producono tale assurdo paradosso, per cui si deresponsabilizzano gli autori del reato e si criminalizza la vittima; nel caso specifico con frasi del tipo “se l’è cercata”, “si vestiva in un modo provocante”, “è una vergogna andare in giro così spogliata”.

Papa Francesco ricorda: È tanto grande il numero di donne picchiate, abusate in casa, anche dal marito. Il problema per me è quasi satanico”.

Elvira Reale, psicologa, è l’autrice del testo “La violenza invisibile sulle donne” (sottotitolo “Il referto psicologico: linee guida e strumenti clinici”), pubblicato da “Franco Angeli” nel gennaio 2021. Il libro si concentra sull’aspetto psicologico della violenza, sulle ripercussioni e i disagi mentali che ne derivano, spesso considerati, dalle stesse donne, più gravi dell’aggressione fisica.

Il Consuntivo 2022, elaborato dal Ministero dell’Interno-Dipartimento della Pubblica Sicurezza Direzione Centrale della Polizia Criminale, indica le statistiche sui reati commessi in Italia durante lo scorso anno. Fra i numerosi dati, si evidenziano quelli relativi agli atti persecutori, commessi nell’intervallo di tempo dal I gennaio al 28 ottobre 2002, pari a 14.464 (-10,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Per quanto riguarda i maltrattamenti contro familiari e conviventi, si è passati dai 20.174 casi dei primi 10 mesi del 2021 ai 19.388 dello stesso periodo del 2022 (riduzione del 3,9%). Si è verificato, invece, un grave aumento (15,7%) dei reati di violenza sessuale: da 4.433 a 5.128.

Le chat di incontri e i social, se utilizzati in maniera fraudolenta, comportano delle conseguenze molto gravi. Le amicizie che nascono fra le tastiere del pc o dei telefoni cellulari, a volte nascondono reali e biechi interessi. Alcuni ragazzi adottano delle strategie, di lunga durata, affinché si possa conquistare la fiducia della persona conosciuta on line e, al momento che ritengono opportuno, si palesano per i mostri che sono. Le vittime rimangono sconvolte sia per le violenze subite sia per la colpa che si attribuiscono per non aver compreso quanto, quella manovra, galante e seducente, fosse tutta un falso. Purtroppo, questi “attori criminali”, abili nelle parole e nelle promesse, sono sempre più subdoli e riescono a mimetizzare il loro reale proposito.

È inquietante anche il cosiddetto “stupro virtuale”, quello che avviene sui social, in cui le fotografie di alcune ragazze, postate senza il loro consenso, sono oggetto di gravi offese, di incitamento e giustificazione alla violenza. Si tratta di uno stupro di gruppo, in cui il branco si autogiustifica e si autoassolve, sfogando i propri istinti sulla donna-oggetto. Più che di “leoni da tastiera” è opportuno parlare di “sciacalli” o “iene da tastiera”; “conigli” nel momento in cui sono scoperti dalle forze dell’ordine.

Si parla di cyberstupro e di cyberbullismo quando gli atti di violenza sono trasmessi dagli autori e condivisi, nel web, dai “fiancheggiatori”. I criminali espongono le loro bravate come fossero trofei e, in un’assurda, inconcepibile, dinamica, trovano soggetti disposti a condividere tali immagini, a onorare l’atto compiuto. Spesso si tratta di ragazzi, molto giovani, quelli cosiddetti “della porta accanto”.

onuitalia.com, il Giornale Italiano delle Nazioni Unite, il 26 novembre 2021, al link  https://www.onuitalia.com/2021/11/26/donne-6/, precisava alcuni tristi numeri a carattere mondiale. Tra questi: “Globalmente 81.000 donne e ragazze sono state uccise nel 2020, circa 47.000 di loro (58%) sono morte per mano di un partner o di un membro della famiglia, il che equivale a una donna o una ragazza che viene uccisa ogni 11 minuti. La ricerca si basa su dati provenienti da 95 Paesi riguardanti uccisioni di donne e ragazze legate al genere da parte di partner o familiari. Sebbene otto su 10 di tutte le vittime di omicidio siano uomini o ragazzi, le donne e le ragazze sono le principali vittime di violenza domestica in ogni parte del mondo, perché rappresentano sei su 10 omicidi commessi da partner o altri membri della famiglia’, ha spiegato il direttore esecutivo dell’UNODC Ghada Waly. […] Con circa 18.600 vittime, l’Asia è la regione con il maggior numero di vittime. Mentre in termini relativi, guardando al numero di vittime per 100.000 abitanti femminili, l’Africa è la regione con il più alto, 2,7 per 100.000, e l’Europa con il tasso più basso, 0,7 per 100.000 di donne e ragazze uccise da partner o qualcuno della loro famiglia. […] Il numero di omicidi di genere tra il 2019 e il 2020 è aumentato in Europa occidentale dell’11%, mentre un leggero aumento è stato registrato nell’Europa meridionale con il cinque per cento. In confronto, in Nord America i numeri sono aumentati dell’otto per cento, in America Centrale del tre per cento, mentre i dati del Sud America mostrano un aumento del cinque per cento. […] Lo studio esamina anche le tendenze dell’ultimo decennio (2010-2020), quando le uccisioni di donne sono diminuite del 13% in Europa e sono aumentate del nove per cento nelle Americhe”.

Nei Paesi più poveri, il triste fenomeno raggiunge punte e dati enormi, in cui il “dark number”, il reato non denunciato, quello nascosto, costituisce una percentuale altissima. In tali realtà, non sono diffuse le forme più subdole degli Stati occidentali (stupro dell’appuntamento) ma il flagello imperversa e rende, sempre più deboli, i fragili, quelli dello scarto, della violenza infinita.

Mai sottovalutare, mai un’alzata di spalle, mai confondere: uno schiaffo non è una carezza, una frase ardita non è un complimento. Per dirla alla Arendt, la “banalità del male” è la normalità che contribuisce a realizzarlo, da persone apparentemente comuni. Non ci si abitui al male. C’è ancora molto da lavorare e rimanere fermi nel garantire diritti, rispetto, dignità e solidarietà. Il 31 maggio del 2020, in un’iniziale fase di uscita dalla pandemia, Papa Francesco avvertì “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. L’umanità come ha risposto? Iniziando una guerra dalle prospettive mondiali.