Covid e anziani, una voragine nelle coscienze degli uomini

Una strage silenziosa nei giorni della pandemia ma anche una realtà da troppo tempo dimenticata. Fiasco: "Va ripensato il trattamento"

Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, così la smetti; devi stare zitta, muta; devi morire, buttare veleno…”. E alle minacce, spesso, seguivano anche fatti concreti. Blitz della Finanza, Rsa chiusa e sei arresti. Un copione purtroppo tutt’altro che nuovo. Lo scenario, Palermo, a ben pensarci vale un altro dei precedenti. Ci si è chiesto spesso, in questi giorni, se la lezione impartita dal coronavirus potesse in qualche modo contribuire a renderci migliori. A ragionare su quanto è stato perso e su quanto una tragedia comune possa renderci simili. Ma l’emergenza Covid-19 ha mostrato anche qualcos’altro alla nostra società, ponendola di fronte ai suoi fantasmi e ai suoi lati peggiori. Un’occasione per riflettere che, in troppi casi, non solo non è stata colta ma addirittura esasperata in senso opposto. Le frasi intercettate in una casa di riposo per anziani a Palermo ne sono un esempio: l’ennesima dimostrazione di come le fasce più deboli della nostra società restino quelle più vessate, soggette a discriminazioni e maltrattamenti anche in contesti che dovrebbero invece prendersi cura di loro.

 

Il filo rosso

Tanti casi, fin troppo simili fra loro. Tutti accomunati dal filo rosso del terrore, esercitato su persone impossibilitate a difendere se stesse e, per la medesima ragione, a farne parola con le loro famiglie. Il blitz nella casa di riposo di Palermo ha portato, nel concreto, all’arresto di sei persone ma, in modo più ampio, ha rimesso in discussione ancora una volta l’assetto del servizio di assistenza agli anziani, palesando enormi lacune presenti e, naturalmente, pregresse. Un’occasione di discernimento il Covid, che ha reso familiare lo scenario della tragedia ricordandoci che, anche prima della pandemia, numerosi rami della nostra società necessitavano di una tutela più attenta. Qualcuno li chiama lager i luoghi dell’orrore, un paragone che rende l’idea della realtà quotidiana per persone con patologie, difficoltà motorie e altri enormi ostacoli che ne condizionano ogni piccola azione. Situazioni che necessiterebbero di un aiuto costante e che invece, troppe volte, incontrano sulla loro strada vere e proprie azioni criminali, di cui l’esempio di Palermo rappresenta l’ultimo di una serie decisamente lunga. Da Nord a Sud, con una linea immaginaria che lega città lontane come il capoluogo siciliano e Rovigo, dove un fatto simile era avvenuto in estate.

Le ispezioni

L’emergenza coronavirus ha contribuito a far emergere quasi ogni aspetto oscuro della nostra società. Mostrandone i limiti, le dimenticanze, le categorie più sfortunate lasciate in abbandono, palesando in modo brutale le gravi mancanze nei confronti della terza età. L’inchiesta condotta su quello che l’Oms ha definito “il massacro delle Rsa” (a cominciare dalle trenta morti in meno di un mese registrate al Pio Albergo Trivulzio), ha messo a nudo la distopia che accompagna gli istituti pensati per gli anziani impossibilitati a ricevere le cure quotidiane della propria famiglia, innescando un’ondata di ispezioni a catena da parte dei Nas. Dalle quali, peraltro, è emerso come il 17% delle 601 controllate (104 in tutto) fosse irregolare. Un dato significativo, emerso in modo atroce nell’ora più difficile per il nostro Paese, quella in cui ogni aspetto della società è declinato al faccia a faccia con l’emergenza sanitaria (comprese le operazioni delle Forze dell’ordine, inclusa la Guardia di Finanza). Che amplifica il contesto di un dramma per la verità ben più che annoso, tra fragilità di sistema e anche di metodo, mettendo in luce aspetti estremamente controversi finora passati, se non sporadicamente, in secondo piano. Affiancandosi, peraltro, ai numeri impietosi dei decessi avvenuti per Covid nelle case di riposo.

Ripensare il sistema

Di fare i conti sui nervi scoperti del sistema sanitario e delle sue impalcature regionali ci sarà tempo, quando l’emergenza si sarà attenuata e verrà per forza di cose avviata la triste conta dei sommersi e dei salvati. Al momento, di aperto resta la ferita. Quella lasciata da un colpo duro assestato alla categoria che custodisce la memoria della nostra cultura, dal coronavirus ma anche da episodi come quello di Palermo: “Va ripensato tutto il trattamento – ha spiegato a Interris.it il sociologo Maurizio Fiasco -. Una volta finita questa pandemia non si può far ripartire il vecchio sistema. Gli anziani, che presentano diversi profili (totale non autosufficienza, parziale o per alcune funzioni), richiedono un trattamento modulare che rinvia a un sistema di assistenza presente sul territorio“. Occhi puntati, in particolare, su chi è da solo: “Questa categoria di persone sta via via diventando la maggioranza: in tale condizione la richiesta di assistenza va pensata su misura, tra chi non riesce a consumare i pasti o riassettare la casa, o svolgere le principali funzioni. Per ognuna di queste tipologie, quello che fa la discriminante è cosa sia disponibile sul territorio. Se non c’è nulla di efficace resta la casa di riposo che, davanti a un sovraccarico di domande, apre uno spazio per tutti, compresi quelli che ci speculano”. Il punto è interpretare la lezione impartita dal Covid come un giro di boa: “Cosa facciamo? Archiviamo la fase coronavirus e ripartiamo come prima?”.

La chiave è il territorio

Resta cruciale il nodo del servizio pubblico territoriale, minore laddove si muore di più: “L’emergenza passa a tragedia laddove la nostra organizzazione sociale è stata messa in piedi in modo più doloroso per le persone. Aggiungendo dolore a dolore”. Inevitabile che, in un simile contesto, i fianchi scoperti siano più di uno: “C’è l’aspetto dell’investimento mafioso… Quello debellato è la cima dell’iceberg. Il coronavirus sta mettendo in luce tutte le assurdità del nostro contesto sociale. Dopo questa tragedia, se non cambiamo rotta, vuol dire che non abbiamo imparato nulla”. La reazione a catena è di quelle tragiche: se il coronavirus apre spaccati sulle oscurità sommerse della società del 2020, è anche vero che va a innescare il drammatico domino delle lacune tecniche e culturali. Dalla condizione degli ospizi alle debolezze del sistema tutto, “fino a capire dove c’è assistenza sul territorio e dove no”. Una presa di coscienza necessaria ma con la netta sensazione che sia arrivata più tardi di quanto avrebbe dovuto.