Carlo Acutis, un ragazzo tra i Beati con la sua autostrada verso il Cielo

La beatificazione del giovane milanese è un momento di ricchezza condivisa. Da vivere comprendendo che la santità è qualcosa di ben più vicino di quanto si possa pensare. A Interris.it il racconto di Safiria Leccese, conduttrice dell'evento ad Assisi

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Non ci sono contesti meno santi di altri. Tutto, anche gli strumenti meno impensabili, possono essere un mezzo per avvicinarsi a Dio. E per diffondere la sua Parola al meglio delle nostre possibilità. E’ un messaggio di estrema profondità quello che sboccia dalla vita di Carlo Acutis, giovane come lo sono i giovani del nostro tempo, studente e amico, innamorato di Dio. Un’esistenza breve, fermata da un male che lo portò via a soli quindici anni ma riempita dalla passione per l’informatica e per le nuove tecnologie, di cui Carlo intuì le potenzialità evangelizzatrici. Ma, soprattutto, colma dell’esperienza dell’Eucaristia, vissuta ogni giorno con una devozione rara per un ragazzo della sua età. La sua “autostrada verso il cielo”, il suo momento di comunione con Dio, che non mancava mai di vivere in tutta la sua bellezza. Un cammino di santità calato appieno nell’epoca contemporanea, disarmante nella sua semplicità e, al contempo, così profondo da risuonare nei luoghi che ascoltarono i passi e le predicazioni di san Francesco.

Carlo Acutis

Un esempio di vita

Carlo Acutis sarà proclamato beato ad Assisi, dove il suo corpo riposa nel Santuario della Spogliazione. Un luogo in cui la santità sembra quasi palpabile, qualcosa di concreto, su cui fare affidamento e da ritenere davvero alla portata di tutti. Quella che Carlo cercò di vivere appieno, da ragazzo semplice, da santo “della porta accanto”. Adoperandosi per gli ultimi e offrendo a Dio persino le sue sofferenze. Perché, come ripeteva anche ai medici, c’era sempre qualcuno che soffriva di più. Nella sua Milano servì come volontario i senzatetto, mise la sua passione per la tecnologia al servizio dei suoi compagni sviluppando programmi e persino giornali scolastici. Sprazzi di quotidianità che, in un tempo bisognoso di ascoltare messaggi di speranza, rendono la generosità spontanea di un ragazzo semplice il più bello esempio di vita.

Da Padre Pio a Carlo Acutis

“E’ una grande emozione ritornare in questo posto – racconta a Interris.it Safiria Leccese, giornalista alla quale è affidata la conduzione dell’evento in diretta televisiva -. Ho trovato la città piena di maxischermi in vista della beatificazione, è stata una bella sensazione”. Un’esperienza che torna per la terza volta nella carriera professionale della giornalista: “La prima fu la beatificazione di Padre Pio nel 1999, la seconda la veglia in mondovisione per conto del Vaticano di Giovanni Paolo II. Sono dei grandi regali che, essendo caduti in momenti diversi della vita, vivo in modo completamente diverso. Quella di Papa Wojtyla, ad esempio, è stata una festa mondiale, con collegamenti in diretta dai cinque continenti. La beatificazione di Carlo è un evento diverso dagli altri. Si tratta di un ragazzo semplice, il cui corpo è esposto con indosso le scarpe da tennis, i jeans…”.

La ricchezza del bene

La storia di Carlo Acutis e del suo genuino cammino di santità si intreccia con una particolare forma di ricchezza. Quella del bene, che dà il titolo al libro scritto da Safiria LecceseLa ricchezza del bene (Ed. Terra Santa), presentato proprio ad Assisi, solo pochi giorni prima della beatificazione di Carlo. Dieci storie per dieci imprenditori, che hanno interpretato la virtù imprenditoriale nella sua declinazione più generosa, verso i propri dipendenti ma anche verso il prossimo. Quella di Carlo Acutis è l’ultima di quelle storie, trentacinque pagine interamente dedicate a lui. “Perché inserire la sua vita in un libro di imprenditori? Perché Carlo rappresenta il simbolo di come la ricchezza, che lui ha avuto la fortuna di avere in famiglia, dev’essere utilizzata. Ovvero essere condivisa. Questi imprenditori sono diventati grandi nei profitti, non schiacciando le persone ma valorizzandole”.

La ricchezza spirituale

Il talento del giovane Carlo nell’informatica non era che uno strumento di condivisione. Nella sua visione della vita, incardinata sull’esempio e la totale comunione con Gesù, ogni strumento a nostra disposizione diviene mezzo per l’annuncio. E, se usato con cura, anche veicolo di bellezza e condivisione, in un tempo in cui l’abuso dei più potenti strumenti tecnologici può generare alienazione. “E’ il bene che genera la ricchezza spirituale. La presenza di Carlo in un libro che mette in fila grandi nomi dell’imprenditoria, significa che il bene è in grado di generare ricchezza, poiché ci sono persone che grazie a una modalità di bene hanno costruito solide e grandi realtà imprenditoriali. Bisogna smettere di credere che l’anima sia contro il business. Se si fa il bene non è detto che si sia per forza degli sfigati, così come se si è ricchi non vuol dire essere per forza dei sopraffattori. La storia di Carlo ci dice questo: puoi essere un bel ragazzo, ricco e non per questo fare della tua ricchezza o bellezza uno strumento di sopraffazione”.

Carlo vicino

Papa Francesco, nell’esortazione post-sinodale ai giovani Christus Vivit, indica Carlo come modello di santità. Un apostolo attraverso il linguaggio dell’era moderna, consapevole che se i potenti mezzi della tecnologia possono essere veicolo di rischi, possono diventarlo anche di messaggi positivi. “Quando mi è stato chiesto di condurre l’evento, nonostante abbia avuto esperienza con il Vaticano per l’evento di Giovanni Paolo II, ho sperimentato sensazioni nuove. Con Wojtyla eravamo di fronte a un Papa, una figura gigante… Carlo è stato straordinario nell’essere ordinario. Ho avuto modo di visitare la sua tomba ed è stata una fortissima sensazione. Carlo lo vedi e lo senti vicino a te“.

La speciale semplicità

Sui sentieri di san Francesco d’Assisi, il giovane milanese attraverserà un nuovo tratto della sua autostrada verso il Cielo. Quella stessa strada che, nella sua breve esistenza, ha generosamente indicato agli altri. Dimostrando come la santità non sia qualcosa riservato solo a prestigiose figure del passato ma una via ben più visibile di quanto si possa immaginare. Persino negli strumenti più impensabili: “Vivo questo momento con grande responsabilità, gioia e gratitudine – ha concluso Safiria Leccese -. Come ho vissuto le altre due ma con un sentimento che si differenzia dalle altre che, per quanto grandi, sentivo come figure meno prossime. Se pensiamo che oggi Carlo non avrebbe nemmeno trent’anni, ci rendiamo conto di come sia una figura vicina a noi. E’ qualcosa che ci supera tutti ma in cui tutti ci sentiamo coinvolti”. Speciale nella sua semplicità. Esattamente come Carlo.