Buon compleanno Santità, oggi compie 93 anni Benedetto XVI

Joseph Ratzinger, il papa che ha abdicato; in occasione del suo compleanno, Interris.it ripercorre i momenti più significativi della straordinaria esperienza umana e di fede del teologo più importante del ventesimo secolo

Joseph Ratzinger, che oggi compie 93 anni, è innanzi tutto un teologo inserito nel filone aureo di Sant’Agostino, San Bonaventura e Origene. Per ricostruire la sua biografia di fede e idee, è indispensabile analizzare il suo prezioso apporto al Concilio.

Il sodalizio con Karol Wojtyla

Lo snodo fondamentale nella biografia umana e intellettuale del futuro Benedetto XVI, avverrà tra il 1962 e il 1965: appunto il lavoro svolto a Roma al Vaticano II. Dopo gli intensissimi studi negli Anni 50, il Concilio significò la sua proiezione internazionale. Per capire quanto il Concilio abbia incrociato le strade dei due più diretti predecessori di Francesco (Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger), è illuminante l’intervista di Wlodzimierz Redzioch a Benedetto XVI contenuta nel libro “Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano”, pubblicato dalle edizioni Ares. L’intervistatore chiede a Joseph Ratzinger: “Santità, il suo nome e quello di Karol Wojtyla sono legati, a vario titolo, al Concilio Vaticano II. Vi siete conosciuti già durante il Concilio?”. La risposta è franca e limpida: il primo incontro consapevole tra Ratzinger e il cardinale Wojtyla avvenne solamente nel conclave in cui venne eletto Giovanni Paolo I. Durante il Concilio, avevano collaborato entrambi alla costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo e tuttavia in sezioni diverse, cosicché non si erano incontrati. Nel settembre del 1978, in occasione della visita dei vescovi polacchi in Germania, Ratzinger era in Ecuador come rappresentante personale di Giovanni Paolo I. Naturalmente Ratzinger aveva sentito parlare dell’opera di filosofo e di pastore dell’arcivescovo di Cracovia, e da tempo desiderava conoscerlo. Wojtyla, dal canto suo, aveva letto l’Introduzione al cristianesimo di Ratzinger, che aveva anche citato agli esercizi
spirituali da Wojtyla predicati per Paolo VI e la Curia nella Quaresima del 1976. Perciò è come se interiormente Wojtyla e Ratzinger desiderassero entrambi di incontrarsi.

Teologia della liberazione

Ratzinger racconta di aver provato sin dall’inizio una grande venerazione e una cordiale simpatia per il metropolita di Cracovia. Nel pre-Conclave del 1978, racconta Ratzinger, Wojtyla analizzò per i cardinali in modo illuminante la natura del marxismo, ma soprattutto Ratzinger racconta di essere rimasto subito colpito dal fascino umano che Wojtyla emanava e, da come pregava, avvertendo quanto il porporato polacco fosse profondamente unito a Dio. Tante le sfide dottrinali affrontate insieme. La prima fu la teologia della liberazione che si stava diffondendo in America Latina. Sia in Europa che in America del Nord era opinione comune che si trattasse di un sostegno ai poveri e dunque di una causa che si doveva approvare senz’altro. Ma per Wojtyla e Ratzinger questo era un errore.

Ecumenismo

La povertà e i poveri erano senza dubbio posti a tema dalla teologia della liberazione e tuttavia in una prospettiva molto specifica. Le forme di aiuto immediato ai poveri e le riforme che ne miglioravano la condizione venivano condannate come riformismo che ha l’effetto di consolidare il sistema: attutivano, si affermava, la rabbia e l’indignazione che invece erano necessarie per la trasformazione rivoluzionaria del sistema. E uno dei principali problemi del lavoro di Ratzinger, negli anni da prefetto della Dottrina della fede, fu lo sforzo per giungere a una corretta comprensione dell’ecumenismo. Un patrimonio di esperienze che gli sarà utile per il suo settennato sul Soglio di Pietro. “Non posso non ricordare il suo richiamo continuo alle radici cristiane dell’Europa e mi basta solo una citazione, che traggo dal suo viaggio apostolico nella Repubblica Ceca (settembre 2009)- racconta l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, presidente della conferenza espiscopale calabrese-. Riferendosi alle radici cristiane come fattore favorente la crescita di un considerevole spirito di solidarietà, di perdono, di riconciliazione e di collaborazione rendendo la gente capace di ritrovare la libertà e di inaugurare una nuova era, una nuova sintesi, una rinnovata speranza, affermò: “Non è proprio di questo spirito che ha bisogno l’Europa di oggi? L’Europa è più che un continente. Essa è una casa! E la libertà trova il suo significato più profondo proprio nell’essere una patria spirituale“”.

Giù dal trono

La libertà è l’architrave del suo pensiero e del suo apostolato. “Quando ho ascoltato Benedetto XVI annunciare la rinuncia al pontificato, mi sono subito riproposto di leggere attentamente il testo ufficiale, per formarmi un giudizio più esauriente– sottolinea l’arcivescovo Bertolone-. In un primo momento, a me, come a tutta la Chiesa, ne derivò un grande sgomento e un profondo senso di smarrimento. Tuttavia, a mano a mano che i giorni passavano, coglievo sempre la profondità di un gesto inusitato, tipico di un uomo totalmente libero, scevro da ogni sete di potere e da ogni calcolo utilitaristico ed egoistico, ma capace di stare dinanzi a Dio in atteggiamento di intelligente ed umile sapienza orante“. E aggiunge il presule: “Il Pontefice, cantore della verità e della libertà, non poteva non usare un linguaggio seriamente vero e giuridicamente e assennatamente libero“. infatti “il suo essere vero si esprime nel cercare sempre la volontà di Dio, rifuggendo dalle proprie idee: vero è chi non si fa da sé, ma si lascia fare dall’altro. Libertà per lui significa essere tutto di Dio: non appartenersi per essere tutto per l’altro“.