Brandolini (Bankitalia): “Così la pandemia ha trasformato il tessuto socio-economico”

Intervista esclusiva di Interris.it all'economista Andrea Brandolini (vicecapo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia) sulle trasformazioni sociali provocate dalla pandemia

Ad analizzare le conseguenze sociali della pandemia di Covid-19 è uno dei più autorevoli e influenti economisti italiani. E cioè il vicecapo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini. “Le famiglie italiane hanno dovuto fronteggiare un crollo dell’economia d’intensità mai sperimentata. Nei primi sei mesi del 2020 il Pil è caduto dell’11,4% rispetto all’anno prima. Il numero degli occupati è calato di 577 mila unità. Il numero di ore lavorate in media alla settimana è sceso da 34 a 31″, afferma a Interris.it  Andrea Brandolini.

Brandolini, in ascolto della società

Dopo essersi formato alla facoltà di Economia e commercio dell’ Università di Modena, Prometeia e London School of Economics, nel 1992 è entrato nel Servizio Studi della Banca d’Italia. Dal 2007 al 2012 ha diretto la divisione “Struttura economica e mercato del lavoro”. Da giugno 2015 a marzo 2020 è a capo del Servizio Analisi statistiche. Dal 1° aprile 2020 è Vice Capo del Dipartimento Economia e statistica. Andrea Brandolini ha rappresentato la Banca d’Italia nelle Commissioni d’indagine sulla povertà nominate dai governi italiani (1994­-2007). E nel Gruppo di lavoro sul reddito minimo istituito dal ministro del lavoro e delle politiche sociali (2013). Ha presieduto la Commissione di studio dell’Istat sulla metodologia di stima della povertà assoluta (2006-09).

La distribuzione di reddito

Ha fatto parte della Commissione scientifica per la misura del benessere istituita dall’Istat (2011-15). È membro del Comstat (2016-2019) e del Comitato scientifico dell’Istat (2017-20). È stato il rappresentante italiano nel Luxembourg Income Study, dove ha fatto parte dell’Executive Board (1997-2009). Ha diretto il Luxembourg Wealth Study. Si tratta di un progetto pilota finalizzato alla costruzione di un archivio internazionale con dati microeconomici armonizzati sui patrimoni familiari (2004-07). Ha fatto parte della Commission on Global Poverty della Banca Mondiale (2015-16). È presidente del Committee on Monetary, Financial and Balance of Payments Statistics (2019-20).

Pensiero economico

Ha pubblicato numerosi lavori sulla povertà, la distribuzione di reddito e ricchezza, la misurazione del benessere. E su questioni di economia del lavoro e sulla storia del pensiero economico. Per i suoi studi sulla disuguaglianza dei redditi ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti quali l’Aldi Hagennars Lis Memorial Award (1995) e il Premio internazionale Luigi Tartufari dall’Accademia Nazionale dei Lincei (2017).Nel mutato quadro economico determinato dall’emergenza sanitaria, quali possono essere le ripercussioni sociali della situazione determinata in Italia dal coronavirus?

“L’eccezionale contrazione dell’attività economica si è riflessa solo in parte sui redditi familiari grazie ai massicci trasferimenti pubblici. Tra marzo e luglio il governo ha varato misure a sostegno del reddito per 28,6 miliardi, un ammontare pari al 2,5% del reddito delle famiglie nel 2019. Il decreto di agosto ha stanziato altre risorse”.

Solidarietà

C’è stato un aumento delle disuguaglianze?

“Gli effetti dell’epidemia sono stati pesanti e diffusi, ma non gli stessi per tutti. L’occupazione si è ridotta del 7% tra i giovani. Del 3% tra i lavoratori tra 35 e 49 anni. Ed è leggermente aumentata tra quelli con 50 e più anni. Per due terzi la riduzione ha riguardato dipendenti a termine. Il calo delle ore di lavoro settimanali degli autonomi è stato il doppio di quello dei dipendenti”.Può farci un esempio?

“Durante il lockdown, i redditi da lavoro sono diminuiti di più tra le famiglie con redditi bassi. In questi nuclei, infatti, sono più frequenti gli occupati nei settori momentaneamente sospesi o in mansioni non effettuabili a distanza. Il reddito familiare si è ridotto per metà delle persone. Anche tenendo conto degli eventuali sussidi pubblici. In larga misura, le ripercussioni sociali riproducono disuguaglianze preesistenti. Colpendo chi ha occupazioni precarie e temporanee, maggiormente i giovani. E presumibilmente, gli stranieri. Ma coinvolgono anche attività autonome più tradizionali”.Quali settori della popolazione sono particolarmente esposti alle insicurezze del quadro generale determinato dalla pandemia?

“I trasferimenti pubblici hanno mitigato l’aumento della disuguaglianza dei redditi. Vi è stato tuttavia un rimescolamento lungo la scala dei redditi. Un fenomeno che non è colto dagli indici di disuguaglianza. Molti lavoratori sono stati colpiti dalle limitazioni all’attività. Nel commercio, nel turismo, nei servizi alla persona. Altri hanno avuto la possibilità di svolgere il proprio lavoro a distanza. O nei settori definiti essenziali. I lavoratori impiegati nei settori essenziali non hanno presumibilmente subito cadute del reddito. Ma questa categoria comprende sia riders e operai della logistica sia dirigenti pubblici e bancari. In sintesi, lavoratori con redditi fortemente diversi”. A cosa si riferisce?

“Le disuguaglianze non riguardano solo il reddito. Alcuni occupati nei settori essenziali sono poco esposti al rischio di contrarre la malattia. Altri, invece, dai riders ai medici, lo sono in maniera considerevole. Quando avremo più dati, sarà necessaria un’analisi dettagliata degli effetti dell’epidemia. Un’analisi attenta alle molteplici dimensioni del benessere. Quanto duraturi saranno tali effetti dipenderà dalle capacità di ripresa del Paese”.In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, cosa si può ipotizzare riguardo agli scenari socio-economici del prossimo futuro?

“L’esperienza recente può frenare il processo di globalizzazione- Sommandosi a spinte protezionistiche già in atto. È possibile che le filiere produttive globali si accorcino. E che diminuisca la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di beni essenziali. Ciò si è visto per i medicinali. Gli effetti positivi del rientro di alcune produzioni sarebbero controbilanciati da una riduzione dei benefici associati alla specializzazione produttiva. E alla diversificazione delle reti dei fornitori”.Su quali ambiti economici si riflette maggiormente l’emergenza sanitaria?

“Le restrizioni agli spostamenti delle persone per contenere i rischi di contagio potrebbero modificare norme e comportamenti. Limitando i flussi migratori e turistici. È anche prevedibile che acceleri il ricorso alle tecnologie digitali. La rapida diffusione del lavoro a distanza e degli acquisti online può influenzare permanentemente i comportamenti delle imprese e delle persone. Modificando l’organizzazione del lavoro. La struttura della distribuzione commerciale. L’organizzazione della rete dei trasporti. La fornitura di servizi pubblici. Il mercato immobiliare. Alcune conseguenze potranno essere positive”.Ossia?

“Una più facile conciliazione tra lavoro ed esigenze familiari o un recupero delle aree interne. Altre conseguenze, invece, andranno monitorate con attenzione. Cioè, dal potenziale impoverimento dei centri storici delle grandi città. Al rischio che il potere di mercato si concentri sempre più nelle mani di pochi grandi operatori”.La Caritas ha lanciato l’allarme per un generale impoverimento del Paese a causa del coronavirus. Chi sono i nuovi poveri?

“Molte delle fasce più colpite erano a rischio di povertà già prima del coronavirus. Come i giovani o i lavoratori a termine. Anche le famiglie più numerose hanno una probabilità più alta di essere povere. Per molte, all’insufficienza di reddito si è aggiunta l’inadeguatezza di strumenti (computer, connessione internet). E di ambienti adatti all’istruzione a distanza dei figli. È un altro esempio dell’importanza di un’analisi multidimensionale delle conseguenze sociali dell’epidemia”.

Quanto conta il risparmio in una situazione del genere?

“Ciò che la pandemia ha reso evidente è il ruolo fondamentale del risparmio nell’attutire cadute estreme e repentine del reddito. Nel quinto più povero della popolazione, nel 2016 l’80% delle persone appartenenti a nuclei con capofamiglia con meno di 65 anni non aveva risparmi sufficienti. Ossia risorse per rimanere al di sopra della soglia di povertà per più di 9 settimane. In assenza di attività finanziarie liquide, può essere arduo mantenere standard di vita accettabili. Rendendo necessarie misure straordinarie quali l’indennità Covid-19 per i lavoratori autonomi o il reddito di emergenza”.Cosa bisognerebbe fare ora?

“Più che cercare di individuare i “nuovi poveri” su cui calibrare interventi specifici, è necessario riflettere sul disegno complessivo della rete di protezione sociale italiana. Negli anni Settanta le difficoltà del sistema mutualistico portarono alla creazione del Sistema Sanitario Nazionale di carattere universalistico. Allo stesso modo l’auspicio è che la crisi spinga a superare l’attuale impostazione “categoriale”. E ciò in favore di tutele sociali universali commisurate ai bisogni delle persone. Indipendentemente dalla loro appartenenza a una determinata categoria di popolazione”.