Berro: “Con il riconoscimento vocale parlo al mondo”-Audio-

Rimasto paralizzato dalle spalle in giù a 21 anni a causa di un incidente stradale, l'ingegner Paolo Barro inventa soluzioni tecnologiche e compie imprese straordinarie come il pellegrinaggio a Santiago di Compostela trasformando le difficoltà in occasioni di miglioramento per sè e per gli altri

Fede e tecnologia per non lasciare alla disabilità l’ultima parola. L’ingegnere di Castelfranco Veneto Paolo Berro, 43 anni, due lauree, talento e forza di volontà riconosciute con onorificienze e incarichi al Quirinale e al Parlamento europeo, inizia oggi la sua collaborazione a Interris.it e racconta in questa intervista una vita straordinaria fatta di imprese incredibili come il pellegrinaggio a Santiago di Compostela benedetto da papa Francesco e una quotidianità resa più complicata ma mai meno avvincente da un incidente stradale che gli impedisce di muoversi ma che ha rafforzato la sua capacità di ideare soluzioni per migliorare il mondo. “Anche in pandemia la tecnologia è un ausilio alla disabilità per risolvere problemi e facilitare soluzioni migliorative”, spiega.

 

Tre anni fa lei ha portato a termine l’impresa, benedetta con una lettera da papa Francesco,  di portare a termine il pellegrinaggio a Santiago De Compostela. Quali sono i ricordi più forti di questa esperienza?
“Il ricordo più forte in assoluto è che adesso non sono lì! Nel senso che la dimensione da “pellegrino” è 1 stato fisico e mentale che tutti nella vita dovremmo provare, almeno una volta! Poi ricordo in modo chiaro e lampante tutte le persone che ho intervistato ed a cui ho chiesto il motivo per cui hanno scelto di intraprendere anche loro l’esperienza! Ricordo l’assenza di dolore ed i sorrisi sui volti di tutte le persone che ho incontrato, l’energia che ti carica costantemente lungo quel cammino che è stato percorso da milioni e milioni di pellegrini nella storia e ricordo l’emozione nel vedere la cerimonia del Botafumeiro, durante la celebrazione della Pentecoste alla cattedrale di Santiago di Compostela”.

Lei è rimasto paralizzato dalle spalle in giù a 21 anni a causa di un incidente stradale e si è laureato in Ingegneria Meccanica ed in Ingegneria Logistica e della Produzione al Politecnico di Torino, come fa a leggere e scrivere?
“Diamoci tutti del tu, è molto più semplice! La tecnologia, per fortuna, (soprattutto) negli ultimi anni è venuta a soccorso delle persone con gravi disabilità. Nel mio caso utilizza un software di riconoscimento vocale che mi permette, attraverso la voce, di comandare il pc e di navigare in Internet, fare telefonate, controllare le apparecchiature elettroniche di casa, scrivere e-mail… Una tecnologia che ha iniziato a svilupparsi giusto vent’anni fa, e che oggi si lega (anche senza disabilità) alla nostra vita quotidiana”.

A 29 anni lei è diventato Cavaliere al merito della Repubblica per l’impegno nel sociale, ha fatto parte  di due commissioni interministeriali ed è stato consigliere speciale per l’ accessibilità dell’allora vicepresidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. Quali sono a suo parere i provvedimenti più urgenti a sostegno della disabilità?
“Una delle cose per cui mi sto battendo è che nelle commissioni che dovrebbero prendere importanti decisioni a favore delle categorie deboli mancano quasi sempre rappresentanti delle stesse, persone “dentro il problema”. Persone competenti che darebbero sicuramente un contributo importantissimo ma che, molte volte, vengono ritenute non in grado di poter valutare e decidere. Le barriere mentali. Rimuovere le barriere mentali. Questo è uno dei provvedimenti più urgenti da attuare il prima possibile”.

In che modo lei ha messo a disposizione le sue competenze ingegneristiche per migliorare le condizioni di vita nella disabilità?
“Ho realizzato alcuni brevetti relativi a sistemi per migliorare la condizione delle persone con nei viaggi in auto ed in aereo. Ma non voglio parlarne ora. Ve ne parlerò in noi prossimi articoli…”

Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela e la benedizione di papa Francesco, quanto la fede è motivo di forza e di ispirazione nell’impegno quotidiano?
“Io credo che per “riuscire” deve esserci sempre impegno! Che si creda o meno. È logico che, in quanto credente, la benedizione di Papa Francesco sia stata un’iniezione di energia incredibile! Sapere che stiamo facendo qualcosa per un disegno divino, per un motivo, per volere di Dio, per me è importantissimo e dà ancora più senso alla mia vita!”

Lei è esperto di tecnologia. Quanto l’intelligenza artificiale e l’innovazione scientifica possono aiutare l’umanità ad uscire dall’attuale pandemia?
“Io credo che la maggior parte di noi non sia ancora pronta al “salto tecnologico”. Possiamo vedere proprio oggi la diatriba sull’applicazione per tracciare i nostri contatti in caso di infezione da virus. Non possiamo andare a nasconderci dietro la privacy, evitando di proteggerci grazie alla tecnologia! Se non abbiamo nulla da nascondere, la privacy non ha senso! Abbiamo ancora persone senza cellulare, senza pc, senza una connessione e vogliamo eliminare le distanze e dare i servizi via Web! Fino a quando un governo non deciderà che sarà il momento di fare il salto tecnologico, pur potendo usufruire delle migliori tecnologie al mondo e pur avendo i migliori cervelli sulla terra, non andremo tanto avanti!”

08/02/11 Castelfranco Veneto. Sistema antinebbia di Paolo Berro © Paolo Balanza

Quali sono stati per lei i momenti più difficili in questi vent’anni e quali quelli più luminosi?
“I momenti più difficili credo sia facile immaginarli: dalle barriere architettoniche alle barriere mentali in tutti gli aspetti della vita quotidiana. I momenti più luminosi sono quando ti accorgi che l’amore esiste, che si può ancora credere nell’amore e che le persone sono ancora in grado di darne!”