Bazzana (Coldiretti): “Contro la siccità non è l’agricoltura che deve cambiare”

L'intervista di Interris.it al Responsabile economico della Coldiretti, Lorenzo Bazzana in merito ai danni all'agricoltura provocati dalla siccità e dalle alte temperature di questi giorni

Ciliegi in fiore a Febbraio e fave fuori stagione. Il caldo anomalo e la prolungata assenza di precipitazioni manda la natura in tilt con vegetali pronti per la raccolta mesi prima del previsto. Inoltre, nelle campagne per la siccità sono a rischio le semine primaverili.

“In questo momento sono due le problematiche che mettono in difficoltà le colture: il caldo e la siccità”. Così a Interris.it il Responsabile economico della Coldiretti, Lorenzo Bazzana in merito ai danni all’agricoltura provocati dalla siccità e dalle alte temperature di questi giorni.

Il Responsabile economico della Coldiretti, Lorenzo Bazzana

L’intervista a Lorenzo Bazzana di Coldiretti

Quali sono le conseguenze di questo caldo anomalo?

“Il caldo, quasi primaverile, fa uscire le piante da frutto dal riposo vegetativo con un’anticipazione della fioritura e dell’apertura delle gemme. Questo è un problema nel caso dovesse esserci una gelata. Considerando che siamo ancora in Febbraio, è un’ipotesi plausibile se non probabile”.

Cosa comporta?

“Con il risveglio anticipato delle colture, se dovesse verificarsi una gelata delle piante non avremo il raccolto o lo avremmo molto ridotto. Inoltre, con il caldo si estende l’allarme siccità dopo un 2022 che ha registrato il 30% di pioggia in meno, l’assenza nel 2023 di precipitazioni significative con una temperatura a gennaio superiore di 0,96 gradi rispetto alla media storica lungo la Penisola”.

Quali colture sono interessate maggiormente dalla siccità in questo momento?

“Il problema della siccità in questo momento interessa soprattutto le coltivazioni di cereali e di ortaggi. I cereali al Nord hanno uno stato di carenza idrica che è preoccupante e sta pure aumentando. Con l’innalzarsi delle temperature, se non piove, i frumenti e le colture foraggiere andranno in stress idrico. È prevista una perturbazione per la fine di questa settimana, ma bisognerà vedere quanta acqua porta e – soprattutto – dove la porta. Con il deficit idrico attualmente presente in Italia, soprattutto al Nord, servirebbero almeno 30 giorni di pioggia per poter tornare ad una condizione di normalità, fuori dunque dall’emergenza idrica attuale”.

C’è però la possibilità che la pioggia arrivi ma sotto forma di bomba d’acqua…

“Sì purtroppo. Infatti il cuore del problema non è l’assenza di acqua, ma che questa arriva tutta insieme: non è distribuita in maniera ottimale. Dal punto di vista statistico, sono caduti gli 800 millimetri di acqua necessari in un anno, che rappresentano la normalità, ma durante pochi nubifragi e non in modo cadenzato. Il terreno non riesce a trattenere troppa acqua tutta insieme e questa si disperde. Dobbiamo invece riuscire a trattenerla impedendo che corra verso il mare per poterla destinare all’irrigazione e all’uso idroelettrico, turistico e civile”.

In che modo trattenere l’acqua piovana?

“Il primo accorgimento tecnico sono gli invasi che trattengano a monte l’acqua in modo da poterla utilizzare quando serve. Coldiretti, insieme ad Anbi e soggetti pubblici e privati, ha già pronta una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Bisogna solo far partire i cantieri. Ne è stato inaugurato uno qualche giorno fa in provincia di Brescia. Sono stati presentati dei progetti con la canteriabilità; bisogna che vengano finanziati. Ciò per evitare i disastri dovuti alle bombe d’acqua che fanno anche delle vittime e per poter tesaurizzare l’acqua e metterla da parte utilizzandola quando serve”.

La carenza di neve sulle Alpi e sugli Appennini quale conseguenze porta?

“Senza neve non abbiamo quel lento rilascio della copertura nevosa che ci consente di trasportare l’acqua fino all’estate. Se invece di nevicare piove, l’acqua va verso valle. La neve ha la funzione di trattenere la risorsa idrica più a monte possibile e poi con l’innalzarsi delle temperature, con lo scioglimento, va verso valle distribuita in maniera omogenea per settimane e mesi. Se manca la copertura nevosa ciò non avviene. Si ha la fusione e lo scioglimento dei ghiacciai”.

Considerato il cambiamento climatico in atto, l’agricoltura andrebbe rivista sostituendo le colture?

“Ad oggi siamo capaci di intercettare solo l’11% dell’acqua piovana. Quindi il problema non è cambiare l’agricoltura ma metterla nelle condizioni di poter essere efficiente. Serve un sistema irriguo che consenta di trattenere l’acqua arrivando almeno al 50% del trattenimento dell’acqua piovana così da poterla utilizzare nel migliore dei modi. Noi non siamo un Paese desertificato in cui non piove mai, ma, a causa del cambiamento climatico, ci dobbiamo adattare alla diversa distribuzione delle piogge e sprecarne di meno. Non va dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare”.