L’aula immersiva: l’ultima frontiera della didattica

Aula immersiva: una palestra della mente e del corpo, dove la curiosità e l’interesse degli studenti sono necessariamente stimolati

L’“aula immersiva” è la nuova frontiera della didattica, a livello internazionale, in cui l’ambiente, dinamico e inclusivo, permette a tutti, anche ai disabili, di poter accedere ai contenuti multimediali (come avviene in alcuni musei e mostre più aggiornate a livello tecnologico). Si ha la possibilità di essere proiettati nel tempo e nello spazio, con contenuti che riguardano più materie. L’“aula delle meraviglie”, altrimenti denominata, permette di alternare epoche e luoghi, in modo semplice e immediato, senza supporti estranei (e, per alcuni, considerati fastidiosi), come visori od occhiali speciali. Nell’aula immersiva, è possibile usufruire di immagini che spaziano, nell’arco di pochi secondi, attraverso l’intero scibile umano, dalla Bibbia, alla storia, alla geografia, all’astronomia, alle lingue, all’arte e ai musei.

Un tempo, le carte geografiche erano appese ai muri della classe e altri manifesti rappresentavano il corpo umano o il corso delle stagioni e del tempo, anche attraverso materiale portato e lavorato manualmente (con scritti e disegni) dai bambini stessi. A questo tipo di insegnamento, abbastanza statico, è possibile aggiungere, non sostituire, il contributo della tecnologia. In un’aula dall’ambiente virtuale, gli alunni hanno modo di prendere una pausa dallo stare fermi tra banchi e sedie, per entrare in un mondo in cui le pareti, il soffitto e il pavimento si animano, attraverso videoproiettori e pannelli predisposti. All’insegnamento di tipo classico, di per sé stimolante e creativo, si può, quindi, aggiungere una prospettiva diversa, più dinamica, attiva e mutevole. La creatività e la fantasia, in entrambi i casi, hanno possibilità di emergere, con sfumature diverse.

Un’aula virtuale, dalle notevoli potenzialità, non sostituisce ma integra la didattica di tipo classico e non è un surrogato delle uscite e delle gite scolastiche che, pur nel rispetto dei limiti finanziari fissati dai Consigli d’Istituto, rappresentano esperienze formative diverse e irrinunciabili. L’utilizzo di tali sale, sull’esempio dell’interattività a cui sono pervenuti diversi siti museali, è rivolto a tutti gli studenti: dalla scuola primaria a quella media, sino all’istruzione superiore.

Il “peso” che gli schermi hanno raggiunto nella vita di ognuno, attraverso tv, computer, telefono cellulare, cinema, è enorme e ne risentono, nel bene e nel male, anche i più giovani. L’approccio visivo è a loro sempre più familiare e, quindi, rappresenta un terreno utile da percorrere, senza esagerare. Lo studente, infatti, deve comprendere come, al di là dell’aspetto ludico e innovativo, l’aula immersiva non rappresenti una sorta di “cinema” fine a se stesso, bensì un contenuto didattico, comunque culturale, su cui riflettere, concentrarsi e conservare l’informazione.

Nello spazio di questa stanza “magica”, i bambini amplificano la socialità, la scoperta, la percezione e il loro giudizio critico, rivolto a una strumentazione nuova e apparentemente infinita. L’immaginazione e la curiosità si sviluppano libere, in un carosello di luci, colori, suoni ed esperienze tattili. Il coinvolgimento degli alunni è notevolissimo. È utile anche per superare difficoltà di concentrazione e di memoria, favorendo l’associazione di contenuti e immagini. Tale ambiente multisensoriale si può sviluppare adeguando delle strutture già esistenti. La particolarità è nel creare un’esperienza piena, totale e non disturbata da elementi estranei e distrattivi. La definizione di “immersiva” è, quindi, davvero efficace per spiegare il coinvolgimento, attivo e passivo, dell’allievo. Si tratta di una palestra della mente e del corpo, dove la curiosità e l’interesse degli studenti sono necessariamente stimolati. I moduli didattici hanno una durata di circa 40 minuti e permettono, quindi, una fruibilità a turno, estesa alle diverse classi di uno stesso plesso scolastico.

Lo scorso novembre, rivolto ai docenti dell’Unione mondiale degli insegnanti cattolici, Papa Francesco ha ricordato “Gli educatori devono continuamente rinnovarsi nelle motivazioni e nelle modalità di lavoro. Non possono essere rigidi. La rigidità distrugge l’educazione. Nell’approccio ai diversi gruppi di alunni e di studenti, sono chiamati ogni anno a ripartire, a ritrovare la capacità di empatia e di comunicazione. Il vostro compito, in tal senso, è quello di aiutarli a tener vivo il desiderio di crescere insieme ai loro studenti, a trovare i modi più efficaci per trasmettere la gioia della conoscenza e il desiderio di verità, adottando linguaggi e forme culturali adatti ai giovani di oggi”.

La scuola che ancora non c’è” (sottotitolo “Dalla crisi del modello tayloristico alla scuola del futuro”) è il titolo del libro realizzato dal professor Giovanni Biondi e pubblicato da Carocci nel novembre 2021. Il volume indaga sul motivo per il quale la scuola, storicamente, sia stata un’istituzione poco incline all’innovazione del mondo circostante. L’autore rivendica un ruolo diverso e più attivo nella didattica, allineata all’evoluzione tecnologica, a nuovi strumenti e linguaggi, per conseguire la necessaria autonomia.

Il professor Biondi è stato anche responsabile scientifico per Didacta Italia 2022 che rappresenta “Il più importante appuntamento fieristico sull’innovazione del mondo della scuola. […] Ha l’obiettivo di favorire il dibattito sul mondo dell’istruzione tra gli enti, le associazioni e gli imprenditori, per creare un luogo di incontro tra le scuole e le aziende del settore. La Fiera ha un format molto innovativo. Da un lato ci sono le principali aziende della filiera della scuola: dall’editoria all’edilizia, dalle tecnologie agli arredi, dalla cancelleria ai servizi pensati per la scuola, dalla didattica museale alle destinazioni turistiche, dalla formazione all’educazione musicale fino ai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento; dall’altro la formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici con eventi formativi di altissimo livello. L’appuntamento si consolida ogni anno a Firenze”. La prossima edizione si svolgerà nei giorni fra l’8 e il 10 marzo 2023.

L’Osservatorio CPI (conti pubblici italiani), riporta, al link https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-l-edilizia-scolastica-in-italia-un-confronto-regionale, una serie di dati del MIUR (anno scolastico 2020/21) molto interessanti. Fra questi si legge “Un edificio su tre disponeva di una mensa (31 per cento) e di una palestra (35 per cento). Le scuole italiane sono invece in media meglio fornite di aule informatiche (63 per cento), spazi collettivi (56 per cento) e aule tecniche (52 per cento). Più basse le percentuali di scuole con auditorium (17 per cento) e, soprattutto, piscine interne (1 per cento). Mentre alcune infrastrutture (spazi collettivi, aule tecniche, aule di informatica, auditorium e piscine) presentano una certa omogeneità nel confronto inter-regionale, esiste un divario più marcato per mense e palestre. In particolare, le scuole del Mezzogiorno (Sud e Isole) sono le più penalizzate per dotazione di mense e palestre (mense: 19 per cento; palestre: 29 per cento) […] Il 57 per cento delle scuole in Italia ha quasi 50 anni. La porzione maggiore di edifici costruiti prima del 1975 è nel Nord (Liguria: 74 per cento, Valle d’Aosta: 69 per cento e Piemonte: 65 per cento e Lombardia: 60 per cento). […] Anche se le regioni del Nord hanno gli edifici scolastici mediamente più vecchi, è il Mezzogiorno ad avere la percentuale minore di scuole con certificato di agibilità (solo il 32 per cento contro il 52 per cento del Nord) e con libretto di omologazione dell’impianto termico (il 38 per centro contro il 51 per cento del Nord). Sorprende il Lazio che ha solo il 15 per cento delle scuole con certificato di agibilità. Inoltre, circa un quinto degli edifici scolastici nel Mezzogiorno non ha un piano di evacuazione a norma, mentre più del 20 per cento delle strutture del Centro non applica accorgimenti per la riduzione di consumi energetici (pesa negativamente la Toscana in cui la metà delle scuole non è efficiente dal punto di vista energetico). Infine, una buona notizia. Non sembrano esserci grosse criticità per quanto riguarda gli accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche (media nazionale è pari al 97 per cento) con la Valle d’Aosta che ha tutti gli edifici dotati di questo servizio”.

Tale tipo di classe è importante anche per gli studenti disabili. A differenza, infatti, degli strumenti didattici tradizionali che non soddisfano pienamente i bisogni educativi degli alunni “speciali”, l’aula immersiva permette fruibilità e accessibilità immediate dei contenuti. Con un semplice clic, si aprono le varie finestre che riportano agli approfondimenti dell’argomento trattato. I vari temi sono raccontati attraverso voci narranti, diapositive e immagini, adeguatamente filtrati e appositamente studiati per essere comprensibili a tutti.

Il costo delle aule non è basso ma più che di spesa si può parlare di investimento, con la possibilità di aggiornare, continuamente, le proposte formative. Un preventivo, comprensivo di circa centocinquanta moduli (per le diverse materie), di videoproiettori e pareti touch, è variabile (a seconda delle caratteristiche tecniche dell’offerta) e si aggira in una forbice fra i 20 e i 50 mila euro. È auspicabile che tale opportunità sia disponibile per tutti. Il PNRR prevede dei fondi da poter destinare a questo tipo di investimento e a far sì che tutti gli studenti possano accedere, senza esclusioni, a tale tecnologia. La sua utilità principale, infatti, al di là della didattica, è quella dell’essere universale: funziona davvero solo se è di tutti. Deve costituire, quindi, un’opportunità per ognuno e non un’esclusiva di pochi, riducendo quel differenziale mete/mezzi che, già in età infantile, purtroppo, produce diseguaglianze.