Afghanistan, la luce oltre il buio. Una possibilità dopo la guerra

E' arrivato ieri mattina a Fiumicino con un volo proveniente da Islamabad, un primo gruppo di 9 rifugiati afghani che verranno accolti nel nostro paese grazie all'attivazione per la prima volta dei "Corridoi lavorativi"

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Prove di futuro per l’Afghanistan. Oltre l’orrore della guerra uno spiraglio di speranza. E’ arrivato ieri mattina a Fiumicino con un volo proveniente da Islamabad, un primo gruppo di 9 rifugiati afghani che verranno accolti nel nostro paese grazie all’attivazione per la prima volta dei “Corridoi lavorativi”. Con loro sono atterrate anche le rispettive famiglie per un totale di 19 persone di cui 5 minori. Luca Lo Presti è il presidente di Fondazione Pangea Onlus. “Si tratta di un progetto pilota – spiega Lo Presti-. Ciò è reso possibile grazie a Caritas e a Consorzio Communitas. Si tratta di una iniziativa che Fondazione Pangea ha fortemente sostenuto. Intercettando i possibili beneficiari sulla base di determinati criteri e requisiti“. Questa procedura ha permesso alle organizzazioni solidali di valorizzare le specifiche competenze professionali. E di sostenere colloqui con aziende disponibili ad assumerli. Un progetto innovativo, quindi, che consente a queste persone di arrivare in Italia. Già con una prospettiva lavorativa e di vita migliore per loro e per le loro famiglie.Afghanistan

Sos Afghanistan

L’Afghanistan è un paese di religione islamica, i sunniti sono l’84% e gli sciiti rappresentano il 15% (principalmente di etnia Hazara), le popolazioni sono osservanti, tradizionaliste e molto conservatrici specie nelle aree rurali. “Abbiamo lavorato duramente per permettere questo modello di corridoio lavorativo, non è stato facile ma Pangea li ha seguiti per tutto questo tempo. Accompagnandoli lungo l’intero percorso fino alla frontiera- puntualizza Lo Presti-. Siamo qui ad accoglierli ma purtroppo non dobbiamo dimenticare che in Afghanistan prosegue una delle più grandi violazioni dei diritti umani e che intere famiglie sono strette nella morsa della fame e della povertà. Ed è per questo che Pangea continuerà a non lasciarli soli”. A preoccupare è soprattutto la condizione femminile. Un ordine del giorno per le donne afgane e iraniane, a favore della libertà e delle condizioni di vita, del rispetto dei diritti individuali è stato votato all’unanimità in Piemonte.

Violenze inaccettabili

Il Consiglio regionale si è in via straordinaria all’Arena Piemonte del Salone del libro di Torino. Il primo firmatario del documento è il presidente Stefano Allasia. “Abbiamo inaugurato questo Salone con l’intitolazione della piazza a Mahsa Amini. Perché volevamo dare un segnale di grande attenzione. Mantenendo accesa una luce su fatti che hanno visto e vedono ogni giorno oppressioni orrende. E violenze inaccettabili nei confronti delle donne e di ogni individuo“, evidenzia Allasia. È, quindi, intervenuta Chiara Caucino, assessore alle Pari opportunità. “La condizione della donna nei paesi dove vige la legge coranica è molto difficile. Per quanto possibile dobbiamo aiutare le donne che per ribellarsi stanno rischiando la loro stessa vita“, puntualizza. Dal 15 agosto 2021 sono tornati al potere in Afghanistan con il leader Abdul Ghani Baradar, che, dal 7 settembre 2021, presiede a un nuovo governo talebano. Afghanistan

Impopolarità

Non solo i talebani, che sono le autorità di fatto del paese, hanno infranto la loro promessa di proteggere i diritti della popolazione afgana, in particolare i diritti delle donne, ma hanno ripreso il ciclo di violenze e commesso un’infinità di violenze e violazioni dei diritti umani in totale impunità.  In un anno, hanno sistematicamente smantellato le istituzioni chiave per la protezione dei diritti umani. E hanno represso la libertà di espressione, associazione, il diritto a un processo equo e altri diritti umani. I diritti fondamentali delle donne e delle ragazze sono stati soppressi (dati AI). Migliaia di persone sono state arbitrariamente arrestate, torturate, rapite e persino uccise. Afghanistan

Diritti umani

Esponenti del giornalismo, dello sport e dell’arte, attiviste, difensori dei diritti umani, accademici e accademiche, minoranze religiose ed etniche restano particolarmente a rischio. I diritti umani sono sotto attacco su tutti i fronti. Mentre la popolazione afgana continua a sfidare questa tempesta, occorre essere al suo fianco. E difendere il suo diritto a vivere in libertà, dignità e uguaglianza. Roberto Ciambetti è coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative. E presidente del Consiglio veneto. “Vanno condannate senza esitazione le violazioni dei diritti umani nei confronti delle donne e delle minoranze in questi Paesi’‘, afferma Ciambetti. Giampiero Leo è vicepresidente del Comitato regionale Diritti Umani e Civili. Non parlare di queste cose significa negare un evento drammatico, per questo bisogna farlo anche a costo dell’impopolarità“, avverte.Afghanistan

Afghanistan senza libertà

Lo scrittore Younis Tawfik fa parte del Comitato. “Come musulmano vorrei chiedervi di rendere omaggio alle nostre donne che oggi lottano per la loro libertà, senza le donne la vita non esiste, senza le donne non esiste la libertà”, afferma. Stefano Saluzzo è il delegato dell’Università del Piemonte Orientale all’interno della Rete Università per la Pace. “Queste violenze prosperano nell’indifferenza generale, ma la società civile ha la forza di fare pressioni”, precisa Saluzzo. Anna Maria Poggio ha preso parte all’iniziativa in rappresentanza della Cgil, a nome di tutti i sindacati, ha richiamato le discriminazioni sul lavoro e nel diritto allo studio. Parole di sostegno sono state espresse anche dalle diverse forze politiche di Palazzo Lascaris.