“Abbiamo tutte le risorse per sconfiggere il coronavirus”

Con Interris.t il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa fa il punto sulle misure anti-epidemia

In una situazione di emergenza generale come quella che stiamo vivendo si riscopre quanto sia importante la sanità pubblica?
“Di fronte a questa severa prova stiamo riscoprendo il valore straordinario della sanità pubblica. La sua tutela e la sua implementazione garantiscono elevati standard di cura a tutti i cittadini. Una cosa deve essere chiara: solo la sanità pubblica è in grado di affrontare l’emergenza coronavirus che il nostro Paese sta affrontando in questo periodo. Non dimentichiamolo mai: né ora, che l’emergenza è in atto, né dopo, quando sarà finita. Siamo davvero fortunati a vivere in un Paese che può fare affidamento su questo Sistema Sanitario Nazionale. Voglio però sottolineare una cosa: quando si parla di nuovo coronavirus si può parlare di prudenza, ma non di tranquillità. Bisogna seguire tutte le disposizioni date, disponibili per chiunque e sempre consultabili sul sito del Ministero della Salute. Bisogna evitare assembramenti e tenere una distanza di sicurezza di un metro: in quest’ottica va vista la disposizione relativa alla chiusura delle scuole. Il virus è estremamente contagioso, ogni persona che ne è già affetta può contagiarne due, da due a quattro e così via. Quanto fatto fino ad oggi è corretto, bisogna avere pazienza e fidarsi della comunità scientifica e delle Istituzioni. Sono certa che il nostro Sistema di Sanità Nazionale saprà rispondere a tutti i cittadini”.
C’è il rischio che durante l’epidemia i bisognosi si ritrovino ancora più bisognosi?
“In questa fase è fondamentale contenere il contagio il più possibile, adottando tutte le precauzioni consigliate dal Governo. Alcune di queste riguardano proprio i più deboli e i più bisognosi. Il mio pensiero va agli anziani, persone molto fragili spesso con patologie, che vivono a stretto contatto in strutture a loro dedicate e che devono avere la maggiore protezione possibile. L’unico modo di tutelarle è proprio quello di ridurre i contatti con i propri familiari: è un sacrificio che va fatto, oggi più che mai, per evitare la possibilità di circolazione del virus. E poi non posso non pensare ai poveri, a chi fa affidamento, ad esempio sulla Caritas o su altre realtà territoriali di assistenza: ben vengano iniziative come quelle realizzate a Cesena, dove l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Enzo Lattuca ha disposto di trasferire i generi alimentari presenti nelle dispense scolastiche ai più bisognosi e alle famiglie che vivono in situazioni di indigenza economica. L’Italia è un grande Paese: è da situazioni come queste che dimostrerà di sapersi presto rialzare”.
Una società fortemente individualista come la nostra può riscoprirsi comunità in questa situazione di rischio collettivo?
“Tutto il mondo è stretto nella morsa del nuovo coronavirus, che ha raggiunto anche l’Italia. Da nord a sud il nostro Paese deve fare i conti con questa nuova patologia. Soprattutto alcune Regioni ne stanno pagando a caro prezzo l’insorgere: dalla Lombardia al Veneto passando per l’Emilia-Romagna fino alla Sicilia, il coronavirus non conosce confini e ogni giorno fa registrare un aumento dei casi. Il nostro Sistema Sanitario Nazionale, però, sta contrastando efficacemente quella che i nostri esperti del Comitato Tecnico Scientifico hanno definito ‘una situazione completamente nuova che non ha precedenti dal punto di vista epidemiologico e che, dunque, non consente di avere basi solide sulle quali fare confronti’. Arriveremo a sconfiggere il coronavirus: lo dimostra il numero ogni giorno sempre più alto di guarigioni che si registrano nel nostro Paese. Abbiamo l’obbligo di essere al fianco delle Regioni più colpite. Sono del tutto d’accordo con il Ministro Speranza quando afferma che ‘dobbiamo lavorare insieme, il coronavirus si può battere, ma c’è un grande lavoro da fare: le istituzioni devono fare la loro parte e la faranno fino in fondo, ma questa sfida si può vincere soltanto se ci saranno comportamenti corretti da parte di tutti”.
Il governo ha preparato un piano che prevede l’innalzamento del 50% dei posti letto nelle terapie intensive negli ospedali italiani e del 100% dei posti delle pneumologie e dei reparti di Infettivologia. Come si procederà?
“Oltre ad un considerevole aumento dei posti letto nelle terapie intensive, nei reparti di pneumologia e infettivologia, il Piano prevede percorsi formativi rapidi per medici e infermieri sul supporto respiratorio, utilizzo delle strutture private accreditate e identificazione di altre strutture ad hoc, reclutamento dei sanitari anche da altre aree del Paese meno colpite dall’emergenza. La prima misura è l’attivazione di “un modello di cooperazione interregionale coordinato a livello nazionale”, insieme all’incremento della disponibilità di posti letto a livello regionale nel minor tempo possibile”.
La sanità rischia il collasso?
“I posti nelle Pneumologie e reparti Malattie infettive dovranno essere “isolati e allestiti con la dotazione per supporto ventilatorio, inclusa la respirazione assistita”. Per far fronte alla emergenza, inoltre, gli ospedali dovranno “rimodulare” le proprie attività e alla comparsa di un primo ‘caso indice’ di Covid-19 (ovvero di cui non si conosce la fonte di trasmissione) in una determinata area, gli interventi chirurgici programmati nei nosocomi della zona vengono sospesi per mantenere liberi i posti in Terapia intensiva. Per ridurre la pressione sugli ospedali pubblici, i pazienti non affetti da Covid-19 verranno inoltre trasferiti in strutture private accreditate. Dovrà essere ridistribuito anche il personale sanitario, prevedendo un “percorso formativo ‘rapido’ qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici” attraverso i corsi di formazione a distanza dell’Istituto superiore di sanità. Quanto al trasporto dei pazienti critici, saranno costituiti pool di anestesisti e rianimatori provenienti non solo dalla Regione interessata ma anche da altre”.
E i trasporti?
“Il coordinamento dei trasporti è affidato alle reti dei sistemi 112/118 che utilizzeranno “ogni tipo di vettore”, compresi elicotteri sanitari. Il piano indica poi la ridefinizione dei percorsi di triage nei Pronto soccorso con aree ad hoc per i pazienti sospetti e la identificazione di strutture per la gestione esclusiva del Covid-19. Altra priorità è garantire l’efficienza delle equipe sanitarie: per questo, “deve essere pianificato un programma di turnazione, reclutando anche operatori che svolgono attività in altre aree del Paese meno sottoposte a carichi assistenziali legati alla gestione dei pazienti con Covid-19”.
Contro il coronavirus quale apporto può derivare dalla sanità militare e quale dal terzo settore?
“La sanità militare può offrire due binari di aiuto: da un lato può offrire supporto di personale agli ospedali delle aziende sanitarie locali, quindi personale medico e infermieristico; dall’altro, come sta avvenendo a Milano con la struttura di Baggio, può offrire posti letto per i pazienti meno gravi che comunque richiedono un’assistenza ospedaliera. In questo modo vengono liberati posti negli ospedali civili. Oltre alla sanità militare possiamo fare affidamento sui numerosi volontari della Protezione Civile: ad oggi sono oltre 1.000 le persone che ogni giorno controllano la temperatura agli aeroporti, fanno assistenza alla Croce Rossa, supportano il call center della Regione Lombardia, mentre sono già state allestite 309 tende necessarie al pre-triage sulle quali sono impegnati oltre 700 volontari”.
Prima delle terapie intensive sarà valutata l’assistenza nelle terapie sub-intensive, meno invasive. Sono sufficienti le risorse stanziate?
“Il nostro Paese ha tutte le risorse necessarie. Il Governo e le Regioni hanno già messo in campo i fondi per rinforzare la sanità. Sono stati stanziati 25 milioni di euro per gestire l’emergenza con la Protezione Civile e nell’ultimo Consiglio dei Ministri il premier Giuseppe Conte ha deciso lo stanziamento di ulteriori 7,5 miliardi di euro a sostegno delle famiglie e delle imprese che stanno affrontando quest’emergenza: si tratta di misure straordinarie e urgenti”.