“131 comuni e solo 60 posti in rianimazione”. Sos del governatore della Basilicata

Il generale lucano Vito Bardi che dal 2019 governa la Regione racconta a Interris.it perché le sue ordinanze anti-contagio un mese fa furono criticate dal governo come troppo restrittive per poi essere replicate su tutto il territorio nazionale

Ci sono la disciplina del militare e la pietas del credente nel modo in cui il governatore della Basilicata, Vito Bardi affronta in prima linea l’emergenza-coronavirus. “In questa tragedia ciò che mi pesa maggiormente è non avere i mezzi per rispondere alle necessità di tutti coloro che soffrono”, spiega a Interris.it il presidente della Regione. Si accalora snocciolando come i grani di un dolente rosario le continue richieste di aiuto e le segnalazioni di pericolo che gli arrivano dal territorio che amministra. E la voce si incrina quando racconta l’incontro appena avvenuto al cimitero monumentale di Potenza con l’arcivescovo del capoluogo Salvatorio Ligorio che gli ha consegnato un messaggio a nome di tutte le associazioni cattoliche di volontariato che si fanno in quattro per raggiungere anziani e disabili isolati in paesini arroccati sulle montagne. “Portano cibo, medicine e testimoniamo che nessuno deve essere abbandonato“, evidenzia Bardi.

Emergenza nell’anniversario dell’elezione

Esattamente un anno fa il generale potentino della Guardia di Finanza (in pensione) Vito Bardi, 65 anni, quattro lauree (Economia e Commercio; Giurisprudenza; Scienze Internazionali e Diplomatiche; Scienze della Sicurezza Economica Finanziaria), sostenuto da cinque liste (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e le due liste civiche Basilicata positiva Bardi presidente, Idea-Un’Altra Basilicata) viene eletto presidente in una regione che dal 1995 era sempre stata governata dal centrosinistra. In una campagna elettorale nella quale è sempre stato il favorito nei sondaggi, ha messo il lavoro al primo punto della sua agenda. Tre le parole d’ordine:”Trasparenza, meritocrazia e legalità“. E  la”forma mentis” da uomo delle istituzioni. Il primo anniversario della sua elezione coincide con la “prova più difficile che un amministratore possa trovarsi ad affrontare”, sottolinea Bardi.

Qual è ora la sua priorità?

“Attualmente abbiamo soltanto 60 disponibili in rianimazione in un territorio regionale esteso e complicato da raggiungere. Sto cercando di averne almeno altri 40 in tempi brevi. Sono stati individuati ex ospedali da adibire a strutture dove mettere in quarantena le persone contagiate dal Covid-19 prima di avviarli alla terapia intensiva. E’ uno snodo fondamentale per non far esplodere il sistema”

Un mese fa la sua ordinanza sulla quarentena per chi torna in Basilicata dal nord fu criticata dal governo. Poi i fatti le hanno dato ragione…

“Si è preso atto anche a Roma che il rientro dalle zone maggiormente colpite dal Covid-19 costituisce il maggior veicolo di trasmissione del contagio. E nel centro-sud le strutture sanitarie non sono in grado di fronteggiare un’ondata epidemica delle dimensioni viste in Lombardia e in altre aree settentrionali. In Basilicata ci sono 131 comuni, molti dei quali si trovano in montagna, in zone isolate difficili da raggiungere. Sapete di quanti posti in rianimazione possiamo disporre? Una sessentina. Sto facendo tutto il possibile per raddoppiare il numero ma è comunque molto meno di ciò che serve in una simile situazione emergenziale”.

Umanamente cosa la addolora maggiormente in questa emergenza sanitaria?

“Sono un credente e un uomo delle istituzioni: la cosa più inaccettabile per me è non riusce ad aiutare tutte le persone che si trovano in una situazione di profondo disagio. Scontiamo una drammatica carenza di mezzi, uomini e strutture che ci consentirebbero di risolvere molte difficoltà delle popolazione, soprattutto perché il coronavirus colpisce in modo crudele e spesso irreversibile gli anziani e le persone più fragili. L’età media qui è elevata e il fatto di avere un alto numero di anziani che vivono in paesini isolati e difficili da raggiungere configura uno scenario da incubo in caso di focolai. L’azione del Covid-19 può avere un impatto devastante sul nostro tessuto sociale per la configurazione geografica lucana”.

Come si sta muovendo la Regione?
“Si stanno mettendo in piedi inziative per aumentare la disponibilità di personale sanitario. C’è l’urgenza di avere più medici soprattutto di base perché bisogna aiutare le persone a stare a care per evitare che affollino gli ospedali. Dal coronavirus si guarisce se il paziente viene preso in carico tepestivamente perché se si interviene all’ultimo momento i danni prodotti all’organismo sono ormai irrecuperabili. E’ una malattia che va affrontata in tempo. Qui la situazione delle strutture sanitaria risente di croniche lacune. Per questo è tanto più importante il senso di responsabilità dei cittadini. Soprattutto dei fuori sede”.
Nonostante gli appelli di voi governatori del Mezzogiorno, da un mese decine di migliaia di persone di studenti e lavoratori si spostano da nord a sud portando la minaccia del contagio nelle loro terre di origine. Come spiega un comportamento del genere?
“Grazie a Dio molti hanno capito e con senso di responsabilità sono rimasti dove lavorano e studiano. Sono tornati al sud prevalentemente operai che non avevano sedi di lavoro stabili al nord e che qui hanno famiglia. Non hanno capito che far ritorno è la maniera più sicura per contribuire alla diffusione del coronavirus e per mettere a repentaglio anche la salute dei loro cari”.
Molti osservatori denunciano carenze di gestione dell’emergenza da parte del governo?
 “Soprattutto all’inizio della pandemia c’è stata confusione. L’emergenza sanitaria è molto grave e i provvedimenti presi dall’esecutivo non hanno avuto il necessario ccordinamento. L’urgenza ha travolto tutto ma bisognava tenere in maggior conto che l’Italia è composta da territori molto diversi tra loro, con esigenze profondamente differenti. In ogni realtà si pongono questioni specifiche. Se eplode un cluster epidemico, un comune arroccato in montagna rischia di essere annientato. Il pericolo assume forme particolari a seconda che si manifesti in una città o in un pdaesino isolato, abitato da poche centinaia di anziani”.
Per la prima volta nella storia in questo esecutivo ci sono due ministri lucani (Luciana Lamorgese all’Interno e Roberto Speranza alla Sanità), ciò ha agevolato la collaborazione con Roma?
“Sicuramente la loro conoscenza del territorio ha facilitato la comunicazione fra governo e Regione. Entrambi sanno bene quali sono le specificità e i problemi della Basilicata. Così come c’è una ininterrotta collaborazione con la Chiesa lucana. Le diocesi, attraverso la Caritas e le associazioni cattoliche di volontariato, sono impegnate a favore delle persone più colpite dall’emergenza”.