Zuppi e il cardinalato per le periferie

Zuppi

Io cardinale? Uno scherzo da Papa”, ha commentato l’arcivescovo Matteo Zuppi alla notizia della porpora ricevuta da papa Bergoglio. “Dobbiamo cercare di essere sempre ultimi nell'amore e mettersi sempre al servizio degli altri – spiega il neo-porporato -. Per me è una responsabilità e un onore, una responsabilità perché se per certi versi sei primo devi essere ancora di più ultimo, cioè bisogna ricordare che devi servire più di tutti e amare questa chiesa e il mondo. Penso ai miei genitori che mi hanno insegnato le prime parole della fede, penso alla chiesa di Roma e alla chiesa di Bologna. Questa nomina è un po' un riconoscimento per tutti quelli a cui debbo tanto. La considerazione verso me stesso non cambia, spero di non dimenticare mai i miei limiti che sono evidenti”.

La priorità è “testimoniare il Vangelo”

Monsignor Zuppi è da sempre al servizio degli ultimi nelle periferie come parroco nella borgata romana di Torre Angela e con la Comunità di sant'Egidio e nei negoziati di pace per le aree più difficili del mondo: è stato mediatore per l'accordo di riconciliazione in Mozambico. “Bisogna ringraziare il Papa per la stima, per la fiducia. E poi credo che sia un riconoscimento per tutta la Chiesa di Bologna – aggiunge Zuppi -. Il cardinale è rosso perché deve testimoniare fino al sangue. Speriamo di essere buoni testimoni del Vangelo”. Matteo Maria Zuppi è nato a Roma l'11 ottobre 1955, è entrato nel seminario di Palestrina e ha seguito i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito il baccellierato in Teologia. Si è laureato, inoltre, in Lettere e Filosofia all'Università di Roma, con una tesi in Storia del cristianesimo. È stato ordinato presbitero per la diocesi di Palestrina il 9 maggio 1981 ed incardinato nella diocesi di Roma il 15 novembre 1988 dal cardinale Ugo Poletti. Nel 2006 è stato insignito del titolo di Cappellano di Sua Santità. Ha svolto importanti incarichi nella diocesi di Roma. E’ stato rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara dal 1983 al 2012, membro del Consiglio presbiterale dal 1995 al 2012, viceparroco di Santa Maria in Trastevere dal 1981 al 2000 poi dal 2000 al 2010 ne è divenuto parroco. Dal 2000 al 2012 è stato assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant'Egidio. Dal centro di Roma fu poi trasferito nel 2012 nella periferia romana, a Torre Angela nella parrocchia dei Santi Simone Giuda Taddeo, una delle più popolose della capitale. È anche autore di alcune pubblicazioni di carattere pastorale. Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Roma il 31 gennaio 2012. E il 27 ottobre 2015 è stato nominato da papa Francesco arcivescovo di Bologna.

Il sogno europeo di Francesco

Per il neo-cardinale il senso dell'apertura della Chiesa, dell'urgenza del Vangelo è l'aspetto del magistero di Papa Francesco di maggior ispirazione. Da qui, sottolinea monsignor Zuppi, la necessità dell'apertura della Chiesa “che parla con tutti, che si rimette in dialogo con chiunque senza sentirsi minoritaria, in debito, senza sudditanze, senza arroganze”. Al convegno Cisl “Europa laboratorio per il bene comune”, ha osservato che “c’è paura fra la gente, c’è disaffezione verso le istituzioni che vengono percepite lontane: la tentazione è quella di rifugiarsi nel piccolo dove però non c’è futuro”. Inoltre “una volta gli stati erano indipendenti e sovrani oggi invece non è detto che l’indipendenza corrisponda anche alla sovranità sul proprio popolo, serve una collaborazione più stretta per affrontare insieme le sfide, un vero rilancio dell’Europa, una vera ripresa per sviluppare meglio la sovranità”. Ad orientare la missione pastorale di monsignor Zuppi è la prospettiva europea di papa Francesco: “Servono memoria, coraggio, sana e umana utopia per realizzare un’Europa giovane capace di essere madre, una madre che abbia vita, che rispetti la vita, che offra speranze di vita”. Un’Europa che “si prende cura del bambino che soccorre come un fratello il povero, sogno una Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, sogno un’Europa in cui essere un migrante non è un delitto, bensì un impegno a un maggiore impegno con la dignità di tutto l’essere umano”.

Ponti e non muri

Il mondo, secondo monsignor Zuppi, ha bisogno di ponti. “I muri allontano, illudono, fanno credere di risolvere i problemi quando invece non li vediamo per quello che realmente sono o quando il più delle volte li creiamo- ha dichiarato al Sir- San Giovanni Paolo II diceva per la Terra Santa (ma si può dire che ciò vale dappertutto) che il mondo ha bisogno di ponti, non di muri. Ancora di più in un tempo in cui la globalizzazione supera già di fatto tutti i confini. Con i muri siamo ancora più esposti ai rischi di perdere la propria identità, mentre i ponti sono quelli che garantiscono l’identità. Non un’identità isolata, ma capace di vivere e di confrontarsi con gli altri”.