Volantini diffamatori e Mons. Pennisi risponde

E'

stata una settimana da dimenticare per l'arcidiocesi di Monreale che respinge con forza le accuse al mittente. Infatti tra mercoledì e venerdì scorso, nella spledida città siciliana sono stati diffusi dei volantini diffamatori nei confronti dell'arcivescovo Michele Pennisi. “Monsignore Michele Pennisi Protettore dei mafiosi, della Coop sociale Cristo Pantocratore e della CTA di Romitello Borgetto”, si legge nellle locandine anonime. In Terris ha contattato il Prelato per approfondire la questione”. 

Arcivescovo Michele Pennisi potrebbe ricostruire la dinamica della triste vicenda che l'ha colpita?    “Erano dei volantini anonimi e piccoli, non manifesti. La prima volta li hanno lasciati davanti il cancello dell’episcopio, era lo scorso venerdì. In quel momento mi trovavo a Roma per un impegno con la Conferenza Episcolpale Italiana, così i miei collaboratori li hanno visti e ritirati. Non volevo che questo fatto diventasse una notizia. In seguito ho denunciato l’atto ai carabinieri, perché l’autore venga identificato in modo da poter capire cosa l’ha spinto a questo atto”.

Lei avrà sicuramente riflettuto su chi possa essere l'autore, a quali conclusioni è pervenuto?                        “Io non sospetto di nessuno, appunto per questo la voglio conoscere e chiedere la sua motivazione. Qualcuno ha ipotizzato che tirando in ballo me avrebbe avuto maggiore risalto mediatico. Altri, invece, mi hanno detto che i volantini servirebbero a screditare il terzo settore. Io comunque sono assolutamente sereno”. 

Conosce la realtà alla quale viene accostato?                                                                                                      “E' di Palermo ma ha una residenza per persone disabili a Borgetto, un paese della mia diocesi. Nel gennaio 2017 ho visitato questa struttura per incontrare i malati, come ho fatto in tante altre occasioni. E ho avuto una buona impressione. Preciso che questa cooperativa non è mai stata coinvolta in questione mafiose. Inoltre ha una convenzione il Sistema sanitario nazionale, chiaramente se avesse avuto legami con la criminalità organizzata difficilmente l'avrebbe avuta. Sono amareggiato per la cooperativa che a sua volta ha presentato una denuncia per diffamazione”. 

Quale idea si fatto delle parole che le hanno rivolto?                                                                                          “È un’accusa irrazionale e immotivata. Voglio sottolineare che mi sono arrivati centinaia di messaggi di solidarietà: dall’attuale sindaco di Monreale e dal suo predecessore, dal professor Fausto Carmelo Nigrelli, da tutti i vescovi della Sicilia, dai preti della diocesi, da tanti laici, dalla Cisl e dall’Uciim”. 

Come ha appreso della situazione che l'ha coinvolta?                                                                                          “Questi volantini sono stati affissi anche davanti al cancello di una scuola. Il padre di uno degli scolari, che collabora con un giornale online, ha scattato una foto e pubblicato la notizia. A questo punto, quando ero a Roma, mi è stato chiesto di fare una dichiarazione. Purtroppo però queste cose diventano virali, infatti prima è stata ripresa dalla stampa regionale poi da quella nazionale. La cosa ha fatto male a tanti perché da sempre ho preso posizioni molto chiare contro la mafia, non solo con le parole ma anche con le azioni. Fin da quando ero vescovo di Piazza Armerina. Mi auguro soltanto che questa attenzione mediatica svanisca al più presto”.