VIETNAM, PROTESTE PER LA NUOVA LEGGE SULLE RELIGIONI: E’ CONTRO I DIRITTI UMANI

Il parlamento di Hanoi ha progettato di emanare una nuova legge sulle religioni entro la fine di quest’anno. Tuttavia sembra ignorare le innumerevoli critiche che giungono da i leader religiosi che giudicano il disegno di legge come contraria alla Dichiarazione ONU sui Diritti Umani, perfino “un passo indietro” rispetto alla Costituzione vietnamita emanata nel 2013, e ai Regolamenti del 2014. Gli esponenti caodisti e cattolici hanno aspramente criticato la bozza giudicandola un “imprigionamento” delle religioni. L’Assemblea Nazionale ha comunque deciso di varare il testo già nel prossimo incontro.

Quando l’Assemblea si riunì lo scorso 14 agosto, in aula il testo è stato applaudito dalla maggioranza, affermando che questa bozza “è basata sulla Costituzione del 2013”. Nelle discussioni si è parlato soprattutto di “controlli” delle attività religiose locali, delle attività religiose di vietnamiti espatriati e ritornati e delle manipolazioni della religione col fine di “rompere l’unità nazionale”. Ed è proprio questo “controllo politico” il primo punto criticato dai membri religiosi. Questi ultimi affermano che la nuova legge parte a priori da una visione distorta della religione, piena di sospetto. Non definisce cosa sia la religione e non riconosce il diritto alla libertà religiosa che è invece garantito dalla Dichiarazione Universale per i Diritti dell’Uomo e anche dalla Costituzione vietnamita.

Il testo è pieno di condizionamenti sulla registrazioni dei luoghi di culto, sul personale, sulle attività e sui programmi, che devono essere presentati un anno prima per la loro approvazione, rendendo cos impossibile ogni azione. Il 18 agosto scorso, 37 leader caodisti hanno inviato una lettere aperta al Comitato per gli Affari Religiosi per domandare la cancellazione della nuova legge. Il caodaismo è una religione sincretista molto presente in Vietnam, e raccoglie circa 6 milioni di fedeli.  I leader scrivono che “la nuova bozza è contraria allo scopo della democrazia e della libertà della legge vietnamita. La nuova legge costringe a registrare le fedi e i luoghi di culto quale condizione per essere approvati dalle autorità. Tutto ciò è contrario allo stile di progresso e civiltà tipico della società mondiale”. In più essi aggiungono che “la nuova legge costringe le religioni a dover domandare il permesso perfino per piccoli cambi di personale, o altri cambiamenti nelle istituzioni. In tal modo, l’azione del governo appare contraria a quella di una società civilizzata”.

La risposta dell’Assemblea Nazionale è stata che grazie a questa legge “la gente potrà esercitare il proprio diritto alla libertà religiosa secondo la legge”, “in linea con la Convenzione internazionale per i diritti civili e politici”, sottoscritta dal Vietnam nel 1982. Per mostrare il carattere “democratico” della nuova legge, lo scorso aprile, il Ministero degli Interni ha distribuito il testo ai leader religiosi, chiedendo la loro opinione, ma dando loro solo 13 giorni di tempo per la risposta.

Il tentativo di “apparire democratici”, ha prodotto forti reazioni nella Chiesa cattolica. Il vescovo di Kontum, mons. Michael Hoang Duc Oanh, ha scritto una lettere al presidente dell’Assemblea Nazionale, dove giudica il testo come “una violazione al diritto della libertà religiosa, che va contro la Dichiarazione universale sui diritti umani e la Costituzione della repubblica socialista del Vietnam”. Essa dimostra pure lo scopo del governo a “interferire in profondità negli affari religiosi”, attuando politiche di controllo che “incoraggiano la corruzione e danno luogo ad abusi da parte delle autorità locali”.

Anche la Conferenza Episcopale del Vietnam il 5 aprile di quest’anno, si è lamentata che “la bozza della nuova legge va contro la Dichiarazione universale sui diritti umani (art. 18) e la Costituzione della Repubblica socialista del Vietnam, emendata nel 2013 (art. 24). Noi vediamo la bozza come un passo indietro se paragonata ai Regolamenti su fede e religione del 2004. La bozza creerà troppe complicazioni nelle procedure, meccanismi vincolanti e ristretti, frenando le attività religiose”. I vescovi concludevano la dichiarazione con un avvertimento: “Noi non siamo d’accordo con la bozza di legge su fede e religioni. Vi preghiamo di pensare a stilare una legge differente, in sintonia con lo stile di libertà, democrazia e alto livello di una società progredita. Una nuova bozza dovrebbe emergere da una consultazione previa con le organizzazioni religiose. In special modo, si dovrebbe riconoscere e proteggere lo status [legale]delle organizzazioni religiose”. Il governo rimane sordo a tutte le richieste e presto la legge sarà approvata.