Al via i “corridoi lavorativi” della Caritas per 9 profughi dell’Afghanistan

È arrivato questa mattina all'aeroporto di Fiumicino, con un volo di linea dal Pakistan, un primo gruppo di 9 rifugiati afghani, giunti grazie all'attivazione per la prima volta di un progetto pilota di "Corridoi lavorativi"

Foto: @CaritasItaliana

La Conferenza Episcopale Italiana, attraverso Caritas Italiana, nell’ambito del progetto EU-Passworld co-finanziato dal fondo AMIF, ha sperimentato per la prima a livello europeo il progetto pilota “Corridoi lavorativi”. 

Al via i “corridoi lavorativi” della Caritas per 9 profughi dell’Afghanistan

È arrivato questa mattina all’aeroporto di Fiumicino, con un volo di linea dal Pakistan, un primo gruppo di 9 rifugiati afghani, giunti grazie all’attivazione per la prima volta di un progetto pilota di “Corridoi lavorativi”. Insieme ci saranno anche le loro famiglie e altri profughi di nazionalità afghana. Promossa e realizzata dalla Conferenza Episcopale Italiana, attraverso Caritas Italiana, nell’ambito del progetto EU-Passworld co-finanziato dal fondo AMIF, la sperimentazione è la prima a livello europeo e parte dalle positive esperienze dei Corridoi Umanitari, che hanno visto arrivare in Italia negli ultimi tre anni oltre seimila persone.

“L’obiettivo è di trasferire in Italia un certo numero di beneficiari individuati in Paesi terzi sulla base dei criteri previsti dai protocolli nazionali siglati con il Governo italiano a cui si aggiunge la verifica di competenze professionali per poter essere inseriti al lavoro presso aziende in Italia”, spiega Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio Politiche migratorie e Protezione internazionale di Caritas Italiana. L’iniziativa si basa su una forma innovativa di collaborazione tra Caritas Italiana – che si occupa dell’individuazione di beneficiari con bisogno di Protezione Internazionale in Paesi di primo asilo nell’ambito dei protocolli già siglati di corridoi umanitari, del loro trasferimento in Italia e dell’accoglienza materiale attraverso la rete delle Caritas diocesane – e Consorzio Communitas, che garantisce il contatto con le aziende, il tutoraggio aziendale, la formazione al lavoro e l’accompagnamento costante. Proprio il contatto con una azienda e l’inserimento lavorativo della persona rifugiata rappresenta una delle novità rilevanti della sperimentazione, perché assicura una sostenibilità nel tempo dell’accoglienza e una maggiore certezza di integrazione della persona rifugiata.

“Prima dell’arrivo in Italia – spiega ancora Oliviero Forti – le persone rifugiate seguono un percorso che si discosta parzialmente da quello previsto per i corridoi umanitari in quanto non solo vi è la necessaria verifica circa la loro vulnerabilità, ma si prova a valorizzare le loro competenze professionali attraverso corsi di italiano e colloqui on line con aziende disponibili ad assumerli una volta giunti nel nostro paese”.

I primi nove beneficiari arrivati oggi a Roma, insieme a 3 membri delle loro famiglie, saranno ora ospitati dalle Caritas di Firenze e di Milano. Si tratta di ingegneri civili, graphic designer, dentisti e di altri professionisti, ai quali si aggiungeranno a giugno un secondo gruppo di 6 beneficiari. “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Sono le parole di riferimento che ci ha dato papa Francesco sul nostro impegno verso migranti e rifugiati”, ricorda don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. “Questo progetto, che speriamo possa diventare un modello su base italiana ed europea, dimostra che è possibile concretizzare quelle quattro azioni in modo tale che tutti i soggetti coinvolti ne siano protagonisti e ne traggano vantaggio: le persone rifugiate, le comunità e i soggetti pubblici e privati”.

Fonte: Ansa