Vescovi d'Europa: “Cultura invidualista è pensiero unico”

Si sono conclusi ieri i lavori dell'assemblea plenaria delle Conferenze episcopali d'Europa a Poznań. I vescovi del Vecchio Continente si sono riuniti nella città sul fiume Warta, in occasione del centesimo anniversario dell'indipendenza polacca, per parlare di solidarietà nella formazione delle coscienze.

Volontariato

L'assemblea si è aperta con la presentazione di un'indagine statistica sul volontariato commissionata dalla Ccee e presentata da don Wojciech Sadłoń. Nel messaggio finale, i vescovi hanno voluto rendere omaggio al contributo fornito dai tanti volontari europei: “Il volontariato – si legge nel testo – muove milioni di cristiani in Europa e si presenta come un fenomeno corposo e capillare, capace di intercettare, con singolare dinamismo caritativo, i tanti poveri ed emarginati che sono presenti nelle nostre società opulenti. […] Ai cristiani impegnati nel volontariato – da quello organizzato a quello più spontaneo, da quello strutturato a quello più occasionale – vogliamo far giungere la nostra vicinanza, il nostro incoraggiante sostegno, la nostra gratitudine.”

Le migrazioni

Non è mancata una riflessione anche su quello che è il tema più delicato del continente, quello legato al fenomeno migratorio. Nel testo finale la solidarietà viene indicata come la strada migliore per rispondere alla sfida a cui è chiamata l'Europa, ma al tempo stesso viene riconosciuta la complessità del fenomeno e i diversi approcci di ciascun governo: “Noi – si legge nel messaggio conclusivo – non siamo degli esperti di geopolitica, ma, come Pastori, siamo sul campo delle nostre comunità in ogni circostanza. Rileviamo la grande complessità del fenomeno, ma ribadiamo, insieme al Santo Padre Francesco, che la solidarietà è la strada maestra irrinunciabile per l’affronto dei problemi nazionali, internazionali e mondiali. Essa è fatta di accoglienza, di integrazione e di ogni forma possibile”. Le responsabilità di un atteggiamento di sola chiusura vengono individuate nella “cultura individualista, che sembra prevalere come 'pensiero unico', porta ad una visione economicista dove la solidarietà non ha casa, i più deboli sono sentiti un peso, e gli immigrati vengono percepiti come stranieri”.

Abusi

Non è mancata una presa di posizione netta anche sul recente scandalo abusi che tanta sofferenza sta creando all'interno della Chiesa. Il cardinal Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e primate della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles, ha ribadito la necessità di ascoltare “coloro che noi, pastori, abbiamo deluso perché non siamo riusciti a proteggere dai lupi in mezzo a noi”. Monsignor Scicluna, arcivescovo di Malta ed in passato inviato vaticano in Cile per il caso abusi, è stato ancora più netto, sostenenedo che “la gente ha bisogno di capire che non bastano le belle parole e le promesse ma un impegno capillare che concerne tutti e coinvolge tutta la Chiesa e tutti nella Chiesa”.

Formazione spirituale

I vescovi d'Europa hanno insistito anche sul bisogno di rendere più solida ed aderente agli insegnamenti evangelici la formazione spirituale dei fedeli. Questo al fine di combattere quelle che vengono definite le “nuove povertà” così elencate: “il mancato rispetto della vita, lo sfaldamento della famiglia, l’imposizione della cultura di genere, il ristringersi delle libertà, compresa quella religiosa, i migranti e i rifugiati”. Per fare ciò, sostengono i vescovi europei, serve anche “il dialogo ecumenico e interreligioso” e il “dialogo civile” definiti “necessari nella delicata stagione che vive il nostro Continente a causa di crescenti tensioni al suo interno“.