Venezuela, i vescovi ringraziano il Papa: “Temiamo una democrazia dittatoriale”

La Conferenza episcopale del Venezuela (Cev) ringrazia il Papa e la Santa Sede per la “vicinanza e la preoccupazione vera che ancora una volta hanno manifestato” con l’appello al rispetto dei diritti umani e anche alla sospensione della nuova Costituente che sta contribuendo alla radicalizzazione della crisi in Venezuela e sta fomentando l’odio. Lo ha detto a Radio Vaticana il vicepresidente della Cev mons. Mario Moronta, che conferma la scarsa affluenza al voto di domenica scorsa e non nasconde il timore per l’avvento di una “democrazia dittatoriale“. Infine, rivolto alla comunità internazionale, mons. Moronta spera che se “ci saranno delle sanzioni contro il Venezuela, speriamo che siano sanzioni contro il governo e non contro la gente“. La speranza dei vescovi oggi, dopo i tanti interventi dei giorni passati, è che l’appello della Santa Sede sia accolto da tutti, governo e oppositori.

“Abbiamo ricevuto con grande gratitudine – spiega mons. Moronta alla emittente pontificia – questo comunicato della Santa Sede che è un modo per riaffermare ciò che qui in Venezuela è stato detto non soltanto da noi vescovi ma dalle persone di buona volontà. Questo comunicato conferma la vera preoccupazione del Santo Padre e della Santa Sede per il Venezuela. Speriamo che questo appello venga accolto dal governo. Certamente è ben accolto dalla gente che aspetta dalla Chiesa non soltanto una parola ma anche l’impegno di stare accanto a quelli che soffrono”.

Mons. Moronta viene interpellato sulla elezione di domenica scorsa per eleggere i membri della Costituente: “La vera informazione è che non si è arrivati al 15% di tutti quelli che sono iscritti al Consiglio nazionale elettorale. Il governo cerca di convincere soprattutto la comunità internazionale che c’è stata una massiccia partecipazione al voto, ma questa informazione non è vera”.

Alla domanda se esista il pericolo di una dittatura militare, mons. Moronta risponde: “C’è il rischio dell’imposizione di un regime politico con un’apparenza di democrazia ma dove non contano i diritti umani e la libertà. Penso che corriamo questo pericolo e per questo tutti i vescovi del Venezuela hanno chiesto alle forze armate di rispettare il loro dovere: difendere la Costituzione, difendere il popolo, difendere la democrazia. Abbiamo fatto appello alla loro coscienza: la loro obbedienza non è a una parte politica o un governante ma a Dio”. “Speriamo – dice poi il vescovo a proposito delle scadenze elettorali – che ci sia un cambiamento di rotta da parte del governo. Il governo ha annunciato la possibilità di indire elezioni regionali ma ha chiesto alle forze politiche che vogliono partecipare di iscriversi entro il prossimo mercoledì. Non sappiamo se è una trappola, se è una strategia, però almeno è una porta che si apre e dobbiamo dare l’appoggio concreto a questa iniziativa. Quello che dovrebbe fare il governo è ritirare la Costituente: non è voluta dalla maggioranza del popolo venezuelano e non è, come dicono loro, uno strumento per la pace”.