Uzbekistan: giornali e tv schierati contro la libertà di culto

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In Uzbekistan, Asia centrale, i media di Stato portano avanti da tempo una campagna contro cristiani e protestanti  con il fine di impedire ogni libertà di culto e religione. Negli articoli ed editoriali si leggono calunnie e diffamazioni nei confronti dei fedeli che non permettono alle vittime alcuna replica. Una vera e propria persecuzione che, come riferisce il sito di informazione Forum18, impegnato a documentare le violazioni alla libertà religiosa nel territorio, ha portato alla condanna di alcune persone a pagare una pesante multa per reati inesistenti e infondati. Fra le varie accuse lanciate dai giornali a chi pratica la fede, vi è quella di “trasformare i bambini in zombie” mediante lavaggio del cervello.

Una strategia delle autorità di Tashkent per minare la libertà religiosa o la pratica del culto da parte di singoli fedeli o intere comunità, affinché vi sia un maggiore e sempre più capillare controllo della società. Nelle ultime vicende di cronaca, Forum18 spiega come siano stati colpiti cristiani e protestanti con la pubblicazione di diversi articoli diffamatori sul quotidiano ’12news’.

Precedentemente era stato ‘Oltin Vodiy’ ad attaccare quattro membri della comunità cristiana protestante della regione di Navoi, definendoli “anime perdute”. Sullo stesso articolo è stato avanzato un paragone tra i quattro fedeli e i protagonisti di un film, marito e moglie che decidono di convertirsi al cristianesimo dall’islam e per questo sono soggetti a ogni tipo di sventura. Alcuni fonti cristiane rivelano che, in seguito alla pubblicazione del pezzo nel quale veniva indicato l’indirizzo dei cristiani, questi furono licenziati immediatamente dai loro datori di lavoro.

L’88% delle popolazione uzbeka è di fede musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono l’8%. La legge uzbeka considera “illegale” il possesso di letteratura religiosa “solo se questa è collegata all’estremismo e incita l’odio”, ma nonostante questo le autorità giudiziarie operano una vera e propria persecuzione additando come “estremista” ogni cristiano.