Una Chiesa più sinodale

Pubblicata oggi la Costituzione apostolica 'Episcopalis communio' con cui Papa Francesco attribuisce maggiori poteri al Sinodo dei Vescovi. Il testo rafforza la potestà dell'Assemblea del Sinodo, organismo istituito da Paolo VI nel 1965, prevedendo anche la possibilità di potere deliberativo. Spiega il Santo Padre: “In questi anni constatando l’efficacia dell’azione sinodale di fronte alle questioni che richiedono un intervento tempestivo e concorde dei pastori della Chiesa, è cresciuto il desiderio che il Sinodo diventi ancor più una peculiare manifestazione e un’efficace attuazione della sollecitudine dell’episcopato per tutte le Chiese“. Papa Francesco punta ad accrescere lo spirito collegiale della Chiesa: “Per tali ragioni – si legge nella Costituzione – fin dall'inizio del mio ministero petrino ho rivolto una speciale attenzione al Sinodo dei vescovi, fiducioso che esso potrà conoscere ulteriori sviluppi per favorire ancora di più il dialogo e la collaborazione tra i vescovi e tra essi e il Vescovo di Roma”. In vista dell'imminente apertura del Sinodo dei giovani, la 'Episcopalis communio' prevede che periodicamente abbia “luogo un libero scambio di opinioni tra i Membri sugli argomenti in corso di trattazione” e richiede di ricercare “nella misura del possibile l'unanimità morale” per quanto riguarda i documenti finali.

L'omelia di Santa Marta

Il Santo Padre questa mattina ha anche celebrato la santa messa nella Casa Santa Marta ed ha ricordato, nell'omelia, il modello di pastore rappresentato da Gesù: “Nel Vangelo – ha detto il Papa – quando Gesù non era con la gente, era con il Padre, a pregare. E la maggior parte del tempo nella vita di Gesù, nella vita pubblica di Gesù, Egli la passò sulla strada, con la gente. Questa vicinanza: l’umiltà di Gesù, quello che dà autorità a Gesù, lo porta la vicinanza con la gente. Lui toccava la gente, abbracciava la gente, guardava negli occhi la gente, ascoltava la gente. Vicino. E questo gli dava autorità”. Soffermandosi poi sulla capacità di Cristo nel compatire i deboli e i sofferenti, il Santo Padre ha affermato: “E ci sono due tratti di questa compassione che vorrei sottolineare: la mitezza e la tenerezza. Gesù dice: 'Imparate da me che sono umile e mite di cuore': mite di cuore. Quella mitezza. Lui era mite, non sgridava. Non puniva la gente. Era mite. Sempre con mitezza. Si arrabbiava Gesù? Sì! Pensiamo quando ha visto la casa di suo Padre diventata un shopping, per vendere delle cose, i cambia-monete … lì si arrabbiò, prese la frusta e cacciò via tutti. Ma perché amava il Padre, perché era umile davanti al Padre, aveva questa forza”.

Silenzio e preghiera

Papa Francesco è anche ritornato sulla questione del silenzio e della preghiera in cui rifugiarsi per rispondere agli attacchi. Sempre riferito a Gesù, Papa Francesco ha detto: “Quando la gente lo insultava, quel Venerdì Santo, e gridava “crucifige”, rimaneva zitto perché aveva compassione di quella gente ingannata dai potenti del denaro, del potere … Stava zitto. Pregava. Il pastore, nei momenti difficili, nei momenti in cui si scatena il diavolo, dove il pastore è accusato, ma accusato dal Grande Accusatore tramite tanta gente, tanti potenti, soffre, offre la vita e prega. E Gesù pregò. La preghiera lo portò anche alla Croce, con fortezza; e anche lì ebbe la capacità di avvicinarsi e guarire l’anima del Ladrone“.