Un Papa indimenticabile con il cuore di un bambino

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Quarantuno anni possono bastare a sfumare il ricordo di soli trentatré giorni? Si direbbe di no a giudicare dall’affetto e dall’attenzione che continuano a circondare Albino Luciani, il patriarca di Venezia che il 26 agosto 1978 salì al soglio pontificio e vi rimase soltanto poche settimane. Il 28 settembre di quell'anno, infatti, Papa Giovanni Paolo I morì di “morte naturale”, come sottolinea il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nella prefazione del libro “Indimenticabile”, scritto dal giornalista e scrittore Antonio Preziosi, edito da Cantagalli e Rai Libri. Il  carattere lampante degli eventi, quasi un fulmine a ciel sereno, non ha risparmiato infinite teorie cospirazioniste o fantasiose sulla morte del Papa veneto, quasi che, nello stupore generale, lo si volesse sottrarre alla morte o si ammettesse che, in fondo, quella stessa “sorella morte” lo aveva arrestato nel pieno della sua missione rinnovatrice al timone della Barca di Pietro. Che Albino Luciani fosse un riformatore illuminato lo confermano vari episodi che Preziosi documenta con precisione certosina: dalla scelta del “doppio nome” quando ancora era circondato dai confratelli cardinali riuniti nel conclave, fino alle battaglie condotte per ridimensionare i protocolli secolari e apparentemente immutabili del potere papale. Come ebbe a dire Madre Teresa di Calcutta, “la morte di Papa Giovanni Paolo I fu un mistero” nel suo senso più intimamente teologico: mistero come verità che la ragione non comprende. Partendo da questo presupposto, Preziosi unisce la qualità del narratore alla professionalità del cronista navigato che scandaglia una vita pervasa di santità.

Senza dietrologie né cospirazionismi

Un intenso percorso al servizio della fede che nel conclave d’agosto del 1978 trovò il suo più alto compimento terreno. “Papa Luciani non buttò via nemmeno un minuto – scrive Preziosi – e questo rende il suo pontificato veramente indimenticabile”. A dispetto di tanta letteratura stilata dai dietrologi, l’autore oltrepassa l'aura funerea per gettare luce sulla vita di Papa Luciani. Viene fuori, con tutta naturalezza, una ricostruzione composta da istantanee: come la fotografia in cui Luciani, ancora patriarca di Venezia, s’approssima a lasciare una città deserta, solo a bordo di un motoscafo. L’immagine rende bene la virtù che, più di ogni altra, contraddistinse questo Papa al punto da diventare il suo motto: l'umiltà. Quello stesso valore che lo spinse a rigettare istintivamente l’idea di diventare Pontefice o che lo rese “tutto rosso” quando Papa Paolo VI gli appose la stola sulle spalle durante la sua visita in laguna, ma che rivela, nel senso più concreto, quanto a Dio piaccia scommettere sui “piccoli”, come Davide, Mosè, Pietro e appunto Albino Luciani. È, tuttavia, innegabile che un certo fare profetico venò sempre l’agire di questo Pontefice. Non meraviglia, perciò, che sia stata aperta la sua causa di canonizzazione. Contro ogni suggestione, il coinvolgente saggio di Preziosi scruta, nella quotidianità del Papa veneto, la straordinarietà di una presenza silenziosa e costante: quella dello Spirito Santo. A partire dal pontificato, da Luciani stesso definito un “temporale d'estate” e che, secondo le testimonianze di alcuni, apostrofò come tempestas magna, “grande tempesta” davanti allo spoglio dei voti in conclave. Luciani non si aspettava di diventare Papa, eppure accettò ciò che il Signore aveva apparecchiato per lui con lo stesso “sì” che pronunciò il giorno della sua ordinazione, nell’estate del 1935. Al termine di un’altra estate, quarant’anni dopo, lui stesso rinnovò quella promessa, ravvisando non tanto una visione della sua vita, ma l’accettazione dei piani di Dio sul mondo.

Il pragmatismo dell’uomo di montagna

L’ampio respiro spirituale di Giovanni Paolo I assume un significato universale in virtù della sua più concreta umanità, in sintonia col pragmatismo tipico dei veneti. Come dice Preziosi, Albino Luciani resta “quel bambino di via Rividella, l'uomo vestito di bianco che si affaccia il 27 agosto dalla loggia centrale di San Pietro per raccontare della sua elezione, del motivo per il quale aveva scelto il nome Giovanni Paolo”. È lui “quel bambino di via Rividella che mostra al mondo la sua humilitas, l'umiltà che lo spinge a rinunciare al plurale maiestatico ed a tutti i simboli esteriori del papato. C'è esattamente quel bambino che, con il suo sorriso, si affaccia da quel balcone con il cuore aperto all'umanità”. Papa Luciani è anche l'uomo di preghiera, che fa della contemplazione l'arma per debellare la mondanità del potere. Era il tempo dei negoziati di Camp David e Preziosi ricorda l'impegno del Papa a far cessare le guerre in Medio Oriente. L’autore segue il Pontefice anche nel suo cammino costellato dai grandi discorsi. I suoi scampoli, presentati con un fare catechetico, diventano, così, lezioni di teologia e spiritualità che acquistano forza nuova perché calati nella contemporaneità. Il Dio dei Profeti che il Papa cita, per esempio, nell'Angelus del 10 settembre del 1978, travalica il versetto di Isaia per innestarsi nel dialogo interreligioso di cui il fu fervente promotore. In fondo, ciò che ha reso il Papa indimenticabile non è l'eco della sua morte, ma l'esempio di vita. Per cui, se ci si avventura a scrutare l'insondabile mistero che portò questo figlio di terra veneta al soglio di Pietro, si scorge la sua inossidabile disponibilità a cercare, con l'aiuto e la fiducia di Dio traslate negli atteggiamenti di mitezza e autorevolezza, i benefici per le persone stesse, in armonia con quella grande promessa su cui si è sempre retta la Chiesa: la carità. In attesa dell'esito del processo canonico, “l'ultima pagina del percorso storico di Giovanni Paolo I” come sottolinea Preziosi, non ci resta che riconoscere al “Papa dei 33 giorni” i semi che il suo pensiero, il linguaggio franco e il sorriso hanno lasciato nei pontificati dei suoi successori come gemme pronte a germogliare. Forse è in questo lessico semplice che s'innesta la ancora attuale, prolifica devozione a Papa Giovanni Paolo I . Forse è per questo che lo riterremo per sempre “indimenticabile”.