Udienza, Papa: “Dio non ci butta nel forno o tra le bestie. Ci dà sempre l’aiuto”

Il Papa all'udienza Generale in Aula Paolo VI (Fonte: Vatican Media)

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi su San Giuseppe, incentra la sua riflessione sul tema: San Giuseppe, uomo che “sogna”. Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre indirizza particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi, prima della recita del Pater Noster, ha rivolto un invito alla preghiera per la pace in Ucraina. L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica. Il Pontefice non ha potuto, come è sua consuetudine, fare il giro di saluti in aula Paolo VI a fine catechesi per un problema al ginocchio.

La catechesi integrale del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi vorrei soffermarmi sulla figura di San Giuseppe come uomo che sogna. Nella Bibbia, come nelle culture dei popoli antichi, i sogni erano considerati un mezzo attraverso cui Dio si rivelava. Il sogno simboleggia la vita spirituale di ciascuno di noi, quello spazio interiore, che ognuno è chiamato a coltivare e a custodire, dove Dio si manifesta e spesso ci parla. Ma dobbiamo anche dire che dentro ognuno di noi non c’è solo la voce di Dio: ci sono tante altre voci. Ad esempio, le voci delle nostre paure, delle esperienze passate, delle speranze; e c’è pure la voce del maligno che vuole ingannarci e confonderci. È importante quindi riuscire a riconoscere la voce di Dio in mezzo alle altre voci. Giuseppe dimostra di saper coltivare il silenzio necessario e, soprattutto, prendere le giuste decisioni davanti alla Parola che il Signore gli rivolge interiormente. Ci farà bene oggi riprendere i quattro sogni riportati nel Vangelo e che hanno lui come protagonista, per capire come porci davanti alla rivelazione di Dio.

Nel primo sogno, l’angelo aiuta Giuseppe a risolvere il dramma che lo assale quando viene a conoscenza della gravidanza di Maria: «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». La sua risposta fu immediata: «Quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo». Molte volte la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione. Pregare, in quei momenti, significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare. Infatti, molto spesso è la preghiera che fa nascere in noi l’intuizione della via d’uscita. Cari fratelli e sorelle, il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo.

Il secondo sogno rivelatore di Giuseppe arriva quando la vita del bambino Gesù è in pericolo. Il messaggio è chiaro: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Giuseppe, senza esitazione, obbedisce: «Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode». Nella vita facciamo esperienza di pericoli che minacciano la nostra esistenza o quella di chi amiamo. In queste situazioni, pregare vuol dire ascoltare la voce che può far nascere in noi lo stesso coraggio di Giuseppe, per affrontare le difficoltà senza soccombere.

In Egitto, Giuseppe attende da Dio il segno per poter tornare a casa; ed è proprio questo il contenuto del terzo sogno. L’angelo gli rivela che sono morti quelli che volevano uccidere il bambino e gli ordina di partire con Maria e Gesù e ritornare in patria. Giuseppe «si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele». Ma proprio durante il viaggio di ritorno, «quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi». Ecco allora la quarta rivelazione: «Avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret». Anche la paura fa parte della vita e anch’essa ha bisogno della nostra preghiera. Dio non ci promette che non avremo mai paura, ma che, con il suo aiuto, essa non sarà il criterio delle nostre decisioni. Giuseppe prova la paura, ma Dio lo guida anche attraverso di essa. La potenza della preghiera fa entrare la luce nelle situazioni di buio.

Penso in questo momento a tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare. San Giuseppe possa aiutarle ad aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e aiuto. La preghiera però non è mai un gesto astratto o intimistico, è sempre indissolubilmente legata alla carità. Solo quando uniamo alla preghiera l’amore per il prossimo riusciamo a comprendere i messaggi del Signore. Giuseppe pregava e amava, e per questo ha ricevuto sempre il necessario per affrontare le prove della vita. Affidiamoci a lui e alla sua intercessione.

La preghiera del Papa a san Giuseppe

San Giuseppe, uomo che sogna, insegnaci a recuperare la vita spirituale come il luogo interiore in cui Dio si manifesta e ci salva.
Togli da noi il pensiero mai che pregare sia inutile; aiuta ognuno di noi a corrispondere a ciò che il Signore ci indica.
Che i nostri ragionamenti siano irradiati dalla luce dello Spirito, il nostro cuore incoraggiato dalla Sua forza e le nostre paure salvate dalla Sua misericordia. Amen.