Udienza generale: “I più poveri hanno ‘diritto’ di prenderci l’anima e il cuore”

“Il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, fra i fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco in piazza San Pietro nell’udienza generale del mercoledì dinanzi a circa 9mila pellegrini. Il Santo Padre nella catechesi di oggi, dopo aver approfondito le figure della madre e del padre, ha parlato del ruolo dei fratelli. “La fratellanza è bella – ha detto il Pontefice –. Gesù Cristo ha portato alla sua pienezza anche questa esperienza umana dell’essere fratelli e sorelle, assumendola nell’amore trinitario e potenziandola così che vada ben oltre i legami di parentela e possa superare ogni muro di estraneità”.

“Dopo l’uccisione di Abele – ha proseguito – Dio domanda a Caino: ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’. E’ una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione”. Il Papa ha riflettuto sul fatto che tanti fratelli litigano “per piccole cose, o per un’eredità, e poi non si parlano più, non si salutano più… Ma questo è brutto. La fratellanza è una cosa grande, pensare che tutti e due, tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma!”. La famiglia introduce la fraternità “sull’intera società e sui rapporti tra i popoli”. “La storia ha mostrato a sufficienza”, ha aggiunto, “che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità possono riempirsi di individualismo e di conformismo, ma anche di interessi”.

Il vescovo di Roma ha poi sottolineato come la fraternità in famiglia risplenda “in modo speciale quando vediamo la premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap”. “Avere un fratello, una sorella che ti vuole bene – ha soggiunto – è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile. Nello stesso modo accade per la fraternità cristiana. I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno ‘diritto’ di prenderci l’anima e il cuore”. Il successore di Pietro ha spiegato che “quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che tutti siamo fratelli. Questo è il principio dell’amore di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini”.

“Oggi più che mai – ha concluso – è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica”. Al termine dell’udienza ha rivolto un saluto ai vescovi e ai pellegrini ucraini presenti in piazza San Pietro: “Mi unisco alla vostra preghiera perché al più presto venga la pace duratura nella vostra patria”. Inoltre ha invitato i fedeli a pregare ancora per i 21 egiziani copti uccisi e per le loro famiglie auspicando che la comunità internazionale possa trovare “soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia”.