“Su Gerusalemme no a decisioni unilaterali”

Il consueto incontro di Natale con la stampa è servito all'amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini, l'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, già Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion, principale religioso cattolico romano in Terra Santa, per ricordare, tra le altre cose, che lo status di Gerusalemme non dovrebbe essere alterato da “decisioni unilaterali” che “non porteranno la pace, ma piuttosto la allontaneranno. Gerusalemme – si afferma nel comunicato diffuso – è un tesoro di tutta l'umanità, ogni rivendicazione esclusiva – sia essa politica o religiosa – è contraria alla logica della città stessa”. Chiaro il riferimento alla decisione del presidente americano Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele, decisione che ha riacceso le tensioni nell'area. “La politica – ha spiegato l'arcivescovo – è la grande assente di questo momento. Non sappiamo se e cosa stia maturando nelle cancellerie dei Paesi che decidono il nostro futuro, ma qui, nel nostro contesto, la politica, quella che indica prospettive e delinea il futuro, è assente. Ciò è fonte di frustrazione e disorientamento. Abbiamo bisogno di politica, non quella di salotto, ma quella che sa tradurre in scelte concrete sul territorio le attese dei rispettivi popoli” Insieme all'auspicio che “la violenza di questi giorni cessi completamente e che si possa continuare a discutere legittimamente su Gerusalemme in ambito non solo politico, ma anche religioso e culturale”, mons. Pizzaballa ha sottolineato che “le nostre popolazioni sono stanche di violenza, che non ha portato ad alcun risultato. Sono invece assetate di giustizia, di diritti, di verità. Sembrano affermazioni generiche e retoriche ma in questo nostro contesto hanno un risvolto concreto e preciso nella vita quotidiana, negli spostamenti e nella libertà di movimento, nei permessi, nei ricongiungimenti familiari e nella vita quotidiana di tutte le famiglie cristiane”.

Pellegrinaggi senza paura

Uno dei problemi è legato alla presenza dei pellegrini, che tra l'altro ha importanti risvolti economici per molte famiglie che vivono grazie al turismo. La tensione che si è creata dopo l'annuncio di Trump ha avuto la conseguenza negativa della cancellazione dei viaggi di “decine di gruppi di pellegrini”. E pensare che la situazione stava decisamente migliorando (anche grazie al recente restauro del S. Sepolcro): “Abbiamo assistito a quasi un raddoppio della presenza dei pellegrini in Terra Santa – ha spiegato l’amministratore apostolico – Ci auguriamo che la crisi su Gerusalemme non spaventi quanti hanno deciso di venire in Terra Santa. La presenza dei pellegrini, oltre ad essere una importante esperienza di fede, è anche una bella espressione di solidarietà ai tanti cristiani e non, che lavorano nell’ambito del turismo religioso. In Giordania vi è serenità. Invitiamo dunque i pellegrini a visitare la Terra Santa e la Giordania senza timore, perché non vi è alcun pericolo”.

Nelle comunità di Gaza

Sul piano più strettamente pastorale, mons. Pizzaballa ha annunciato di aver iniziato la visita alle parrocchie da Gaza mentre una particolare attenzione sarà dedicata alla famiglia con “preparazione al matrimonio, accompagnamento delle giovani coppie, educazione alla genitorialità, formazione”. Infine, un augurio che è anche un auspicio di speranza: “Salvezza è possibilità di ricominciare sempre. Salvezza è possibilità che tutto sia trasformato: il buio in luce, il male in bene, il dolore in gioia, l’egoismo in amore, la morte in vita. Le difficoltà di questi giorni, le difficoltà di sempre, la sete di giustizia, la fame di dignità – ha concluso l'arcivescovo – non ci impediscono di ricominciare, non spengono la nostra gioia, né la nostra determinazione a collaborare per migliorare il nostro mondo, a lavorare a difesa della vita, quella semplice dei nostri fedeli, delle nostre famiglie e delle nostre comunità religiose”.

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