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Sei secoli a difesa dei bambini

La salvaguardia dei minori come propria missione. Il seicentenario dell'Istituto degli Innocenti si è concluso con la celebrazione del giorno dei Santi Innocenti che hanno dato il nome alla più antica istituzione pubblica italiana nata per tutelare l'infanzia. Per l'occasione, riferisce l’Ansa, una messa è stata celebrata dall'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che ha poi ricevuto dal presidente dell'Istituto, Maria Grazia Giuffrida, dal direttore generale Giovanni Palumbo, dai rappresentanti del consiglio di amministrazione un riconoscimento per la vicinanza dimostrata nei confronti dell'istituzione. Alla funzione religiosa erano presenti anche l'assessore alla Salute della Regione Toscana Stefania Saccardi, il presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani, gli assessori del Comune di Firenze Sara Funaro, Alessandro Martini, Cecilia Del Re.

Il fulcro dell'attività

“Nel cuore di Firenze, si trova l'Istituto degli Innocenti, la più antica istituzione pubblica italiana dedicata alla tutela dell'infanzia-  riferisce Vanity Fair -.Tra arte e storia, oggi è tutto da scoprire. Poco distante dal Duomo di Firenze, in piazza della Santissima Annunziata, si trova un luogo in cui la tutela dei bambini, la loro crescita ed educazione, è sempre stato il fulcro: si tratta dell’Istituto degli Innocenti, progettato da Filippo Brunelleschi a inizio del Quattrocento per rispondere e soddisfare un’esigenza sociale pressante, la cura degli orfani e dei bambini abbandonati“.  Dal lato pratico, attualmente l’accoglienza residenziale che offre l’istituto si realizza in tre comunità interne alla sede storica nel centro di Firenze (Casa Bambini, Casa Madri e Casa Rondini) grazie alle quali vengono fornite risposte a situazioni di disagio, in stretto raccordo con i servizi sociali, la magistratura ordinaria e minorile, gli organi di polizia giudiziaria, le aziende sanitarie del territorio.

Mamma segreta

La vita in comunità, sottolinea il periodico, cerca di offrire nuove opportunità di crescita ai bambini temporaneamente allontanati dalla famiglia in un ambiente emotivamente stabile in grado di facilitare la costruzione di legami significativi alternativi alla famiglia e di supportare interventi individualizzati in risposta a specifiche esigenze. La struttura dispone anche di tre asili nido e una scuola materna, frequentati da quasi 300 bambini, a disposizione di tutta la città. Prosegue anche il sostegno alle future mamme e alle mamme in difficoltà, nell’ambito del progetto regionale “Mamma segreta”, a tutela del parto in anonimato. Attivo da più di sei secoli, quindi, oggi l’Istituto degli Innocenti svolge ancora attività d’accoglienza e di educazione verso madri e bambini disagiati, ma è anche museo e pinacoteca, con interessanti offerte ludico-formative, rivolte sempre ai più piccoli. “Non siamo solo un luogo dell’accoglienza- spiega al settimanale la presidente dell’Istituto Maria Grazia Giuffrida- ma siamo la storia di Firenze e come tale ci apriamo alla città e a tutte le persone che vogliono conoscere non solo il passato, ma anche il presente di questo luogo magico e unico”. E “la nostra evoluzione nel corso dei secoli“, osserva il direttore generale degli Innocenti Giovanni Palumbo, “ci ha portato a essere oggi un ente pubblico che si occupa di ricerca, monitoraggio, formazione e documentazione oltre che supporto alle politiche attive su infanzia e famiglia per conto del governo italiano, di regioni e comuni”. Un luogo altamente significativo per Firenze e per la storia italiana.

Il testamento del mercante di Prato

“Nel 1419 prende avvio la costruzione di un grande Ospedale per i bambini abbandonati, dietro volontà testamentaria del mercante pratese Francesco Datini- sottolinea il periodico diretto da Simone Marchetti-. L’Arte della Seta, garante della costruzione e patrona del nuovo ente, affida il progetto a Filippo Brunelleschi. La prima bambina a essere affidata in modo anonimo alla struttura fu Agata Smeralda, di pochi mesi, nel febbraio del 1445: da quel giorno, sono stati oltre 500mila i bambini che hanno trovato rifugio e cura nell’istituto, le loro storie sono tutte documentate e archiviate nei migliaia di raccoglitori e faldoni, conservati nel grande archivio, spesso consultato anche da storici, studiosi e ricercatori”. I bambini venivano abbandonati presso una finestra, denominata poi dell’accoglienza, in forma anonima: con sé però dovevano recare qualche oggetto, che ne permettesse il riconoscimento se poi i genitori o chi per essi si fossero ripresentati in futuro a riprendersi il figlio. La loro crescita e la loro cura prevedeva la permanenza nelle case di balie di campagna che li allattavano fino ai due anni, poi tenuti a svezzamento fino ai 5-6 anni.

Struttura all'avanguardia

“Al termine di questo periodo, i sopravvissuti all’elevato tasso di mortalità infantile tornavano in Istituto per essere scolarizzati e successivamente avviati al lavoro, mentre le bambine erano avviate alla tessitura o ai lavori domestici presso le famiglie agiate di Firenze per guadagnarsi la dote che avrebbe permesso loro di sposarsi o di farsi monache”, puntualizza Vanity Fair. L’istituto fu anche un precursore in ambito educativo-scientifico: a partire dal Settecento, infatti, pose l’attenzione sulla salvaguardia della salute dei bambini, sviluppando ambiti specifici di indagine scientifica, promossa dalla presenza di medici insigni, dediti a sperimentare nuovi metodi di allevamento e di cura delle patologie infantili. Così iniziarono le prime sperimentazioni di allattamento artificiale, di prevenzione antivaiolosa, di sviluppo della scienza ostetrica e pediatrica.

Accoglienza

“La struttura in quegli anni iniziò ad accogliere non solo i neonati, ma anche le madri nubili tra le nutrici interne, le addette cioè a prestare le prime cure ai neonati, avviando così una prassi assistenziale anche nei confronti delle donne- ricostruisce il settimanale-. Negli anni a venire le giovani iniziarono a ricevere un sussidio, un aiuto per costruirsi una vita anche fuori dall’istituto. Una storia quindi di tutela verso i più piccoli, ma anche verso le condizioni delle donne, con tentativi di emancipazione e di garantire loro un futuro migliore”. Oggi l’Istituto degli Innocenti prosegue nei secoli l’impegno iniziale, adeguandosi alle nuove normative sulla tutela dell’infanzia e della famiglia e contribuendo anche alla loro determinazione. Non distogliendo mai lo sguardo dall’accoglienza, obiettivo con cui è nato l’Istituto, oggi l’attenzione è principalmente rivolta non solo ai bambini e alla loro tutela, ma anche a tutti quei soggetti che sono un punto di riferimento per bambini e adolescenti. Questo si traduce attraverso la residenzialità, l’affiancamento delle famiglie in difficoltà, come di quelle accoglienti, il supporto all’autonomia delle madri sole e ai professionisti impegnati con i bambini, la diffusione della cultura dell’accoglienza come veicolo di libertà e responsabilità.

 

 

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