Sandra Sabattini sarà la prima beata fidanzata

Nella Chiesa ci sono genitori santi e sposi santi. Ma non sarebbe bello avere anche una fidanzata santa?” così don Oreste Benzi, fondatore dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII parlava di Alessandra Sabattini, la giovane ventitreenne volontaria che sarà presto beatificata. Lo ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede, che in un decreto ha annunciato l'autorizzazione di Papa Francesco a promulgare il miracolo che farà della giovane volontaria dell'Apg23, la prima santa fidanzata.

Una vita per gli ultimi

C'è un prima e un dopo nelle vite dei santi, a riprova che la via della santità non è un'autostrada accessibile a pochi. Per Alessandra il dopo avviene a 12 anni, quando incontra don Oreste Benzi, il suo sorriso contagioso e la sua altrettanta contagiosa voglia di mettersi al servizio degli ultimi. Adolescente, Alessandra partecipa a un soggiorno sulle Dolomiti con dei disabili gravi: tra le montagne, si fa nitida in lei la vocazione al fianco dei disabili: “Quella è gente che non abbandonderò mai” confiderà a don Oreste e ai suoi amici. Gli anni seguenti sono tutti dediti alla cura di poveri ed emarginati. La decisione di iscriversi a Medicina è anch'essa dettata dalla medesima, eroica tenacia. Qualche tempo dopo, conosce Giovanni, un adolescente come lei attivo nell'Apg23: vivranno una relazione tutta incentrata sulla Parola di Dio e votata all'altro: “Il mondo ha bisogno di santi” soleva ripetere. Poi, come un fulmine a ciel sereno, l'incidente: il 29 aprile 1984, a Igea Marina dov'era in corso un incontro della Papa Giovanni, viene investita brutalmente da un'auto: cadrà in coma e il 2 maggio 1984 salirà in cielo. 

Il miracolo

Don Oreste Benzi ha spinto subito per l'apertura della Causa di Beatificazione, avviata nel 2006. E il miracolo, tanto atteso, è stato riconosciuto. A riceverlo è Stefano Vitali, ex presidente della Provinicia di Rimini, che nel 2007 scopre di avere un tumore intestinale con 45 linfonodi metastatici. “La sera prima dell'operazione mi si materializza don Oreste nei corridoi dell'ospedale: col suo sorriso disarmante e il suo modo di parlare” ha dichiarato Vitali all'emittente televisiva TV2000. “Il 2 settembre 2007, alla vigilia di un ciclo di chemio, don Oreste mi dice che, assieme alla Comunità, mi affida alle preghiere di Alessandra”. Tre mesi e il risultato è sotto gli occhi dei medici: la malattia regredisce e, infine, il tumore clinicamente sparisce. Accettando il miracolo come segno dell'intercessione a Dio della giovane Sandra, si attende la celebrazione, prevista entro il 2020 a Rimini.

Ramonda: “Una benedizione che arriva attraverso la Chiesa”

“Sandra era una giovane ragazza della diocesi di Rimini che fin da preadolescente frequentava la Comunità Papa Giovanni XXIII. Ha incontrato i poveri attraverso l'esperienza dei campi di condivisione, frequentando le comunità terapeutiche, in particolare quella di Traviri, ma soprattutto, ha incontrato don Oreste Benzi che le ha fatto percepire come il Vangelo fosse la rivoluzione che rendeva felici, capace di realizzare la personalità di ognuno. Sandra è stata subito affascinata da questo messaggio, ossia vivere il Vangelo condividendo con i poveri”. Sono le parole del presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, che, contattato da In Terris, ha raccontato chi era Sandra Sabattini. Per la Comunità fondata da don Oreste Benzi, il riconoscimento del suo miracolo “è una benedizione che arriva attraverso la Chiesa che ci spiega che la santità, quella feriale, quotidiana, che lavora sodo dietro le quinte, è accessibile a tutti. Sandra era tutta dedita allo studio, frequentava l'università – spiega Ramonda – ma era anche piena di desiderio di Dio”. Ramonda racconta come la vita della giovane era una continua ricerca della preghiera, della dimensione comunitaria. “E' anche un riconoscimento al carisma che ci ha lasciato il nostro fondatore – sottolinea -. Un carisma che porta dritto alla santità, non separandoci dal mondo, ma immergendoci sempre di più nelle periferie, fino a confonderci con i poveri, gli ultimi”. 

Ramonda, inoltre, sottolinea come Sandra potrebbe essere un modello di vita per tanti giovani soprattutto per i fidanzati. “Lei ha vissuto la bellezza del cammino di fidanzamento come un dono, con il suo fidanzato, nella bellezza e nella purezza della castità – ha aggiunto -. La vera trasgressione oggi è vivere ogni tempo come dono di Dio. Lei diceva sempre: 'Questa vita che non è mia', 'Questo respiro che non è mio'. Viveva con 'le valigie pronte' e quando il Signore l'ha chiamata, lei era pronta“. 

Il diario di Sandra 

Sempre editore ha pubblicato il libro “Il diario di Sandra“, curato da Nicoletta Pasqualini. “Poco dopo la sua morte – scriveva don Oreste Benzi – ho avuto l'occasione di leggere ciò che lei aveva lasciato scritto in alcuni fogli, in pezzetti di carta, in un'agenda, in diari scolastici”. Fu proprio don Benzi a spingere affinché il libro vedesse la luce. “Raccontava le sue giornate, vissute nella gioia, ma anche nella responsabilità, in un continuo dialogo con Dio – spiega Ramonda – Aveva la capacità di vedere la bellezza e il bene anche nelle cose più piccole, ma aveva anche la consapevolezza che il lavoro spirituale cristiano è impegnativo e richiede, ogni giorno, un superamento del proprio io per entrare nell'infinito di Dio“. 

Un monumento alla Risurrezione

Nell’omelia del funerale don Oreste affermò: “Il Signore aveva condotto Sandra per mano attraverso quegli incontri misteriosi che noi non comprendiamo, di cui non ci accorgiamo; aveva condotto Sandra tenendola per mano a conformare la sua vita a Cristo Gesù che è venuto in mezzo a noi e non ha voluto tenere per sé dei privilegi, ma ha voluto essere in tutto e per tutto uguale a noi, perché ci amava”. Ed è proprio il fondatore della Comunità a iniziare spingere per l’apertura del processo di beatificazione, che si aprì nel 2006. Nel 2009, a 25 anni dalla sua morte, si pensò di traslare i suoi resti in chiesa, ma quando nel cimitero di Sant’Andrea in Casale venne tolta la terra che copre la bara, di Sandra non c’è più nulla, neppure un osso. I suoi resti dovevano essere trasportati nel sarcofago realizzato nella chiesa di San Girolamo. Ad oggi, quel sarcofago è tenuto aperto; dentro c'è qualche pezzo del legno della bara, una ciotola con la terra della sua tomba. Sopra una croce ricavata dai resti della cassa. Il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha commentato: “Il chicco di grano che ha il volto e il nome di Sandra è caduto talmente in terra da sciogliersi completamente, da farsi terra”. Quel sarcofago vuoto, che a molti ricorda quello di Gesù, è stato ribattezzato “Un monumento alla Risurrezione”.