Rep. Centrafricana: 1000 musulmani ospitati in seminario contro la furia dei miliziani

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Sono 26 i morti nell’attacco a Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centrafricana, da parte di un centinaio di anti Balaka, secondo un bilancio presentato dall’Onu. Secondo la Croce Rossa centrafricana il bilancio potrebbe essere più alto, di almeno 150 morti.

L’attacco a Tokoyo

Gli anti balaka hanno assalito Tokoyo, il quartiere a maggioranza musulmana della città. Nelle ultime settimane, alcune centinaia di ribelli hanno costretto alla fuga moltissimi cittadini: mille persone sono state costrette a rifugiarsi nella moschea, altre 1.500 nella chiesa e 500 nel vicino ospedale. In aggiunta, 3.000 abitanti della città si sono rifugiati nella confinante Repubblica Democratica del Congo.

Ucciso l’Imam

Durante l’evacuazione della moschea, sono stati sparati dei colpi d’armi da fuoco che hanno colpito e ucciso l’Imam, che si trovava accanto a Mons. Aguirre. Grazie all’intervento dei “Caschi Blu” portoghesi della Missione Onu in Centrafrica (Minusca), gli sfollati hanno potuto lasciare la moschea per essere trasferiti nella cattedrale e nel seminario locali.

Gli anti-bakaka

I gruppi armati responsabili delle violenze che nelle ultime settimane hanno colpito alcune aree del Paese, provocando centinaia di morti, “sono gruppi non ben identificati, assimilabili agli anti-balaka, che spesso prendono di mira i soldati Onu” riferiscono le fonti. L’esercito centrafricano (Faca) ha da poco terminato la formazione, “ma resta senza armi e non è in grado di ristabilire l’ordine” concludono le fonti riportate dall’agenzia Fides.

Gli anti-balaka sono milizie cristiane formatesi nella Repubblica Centrafricana dopo l’ascesa al potere di Michel Djotodia nel 2013. Amnesty International riporta diversi massacri da loro commessi contro civili musulmani, costringendo migliaia di loro a lasciare il paese.