Regina Caeli, Francesco: “Il futuro sia pieno di culle, non di tombe”

La preghiera del Santo Padre nel Regina Caeli abbraccia il mondo intero: "I confini non rappresentino frontiere che separano, ma zone di contatto"

Papa Francesco Regina Coeli
Foto © VaticanMedia

Un avvenire pieno di culle, non di tombe. Un mondo senza muri e senza guerra. È questo l’augurio per il futuro che Papa Francesco condivide nella riflessione che accompagna la preghiera del Regina Caeli, al termine della Santa Messa. Un auspicio che abbraccia il mondo intero, dall’Ucraina al mondo Occidentale fino alle periferie del mondo, affinché all’orizzonte ci sia speranza e non miseria né paura dell’altro.

Il Regina Caeli

Ringrazio il Cardinale Erdő per le sue parole. Saluto la Signora Presidente, il Primo Ministro e le Autorità presenti. Ormai prossimo a rientrare a Roma, desidero esprimere riconoscenza a loro, ai fratelli Vescovi, ai sacerdoti, alle consacrate e ai consacrati e a tutto l’amato popolo ungherese per l’accoglienza e per l’affetto che ho provato in questi giorni. Ed esprimo gratitudine a chi è giunto qui da lontano e a chi ha tanto, e tanto bene, lavorato per questa visita. A tutti dico: köszönöm, Isten fizesse! [grazie, Dio vi ricompensi!] Un ricordo speciale per gli ammalati e per gli anziani, per chi non ha potuto essere qui, per chi si sente solo e per chi ha smarrito la fede in Dio e la speranza nella vita. Vi sono vicino, prego per voi e vi benedico.

Saluto i Diplomatici e i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane. Grazie per la vostra presenza e grazie perché in questo Paese confessioni e religioni diverse si incontrano e si sostengono a vicenda. Il Cardinale Erdő ha detto che qui si vive «al confine orientale della cristianità occidentale da mille anni». È bello che i confini non rappresentino frontiere che separano, ma zone di contatto; e che i credenti in Cristo mettano al primo posto la carità che unisce e non le differenze storiche, culturali e religiose che dividono. Ci accomuna il Vangelo ed è tornando lì, alle sorgenti, che il cammino tra i cristiani proseguirà secondo la volontà di Gesù, Buon Pastore che ci vuole uniti in un solo gregge.

Ci rivolgiamo ora alla Madonna. A lei, Magna Domina Hungarorum, che invocate come Regina e Patrona, affido tutti gli ungheresi. E da questa grande città e da questo nobile Paese vorrei riporre nel suo cuore la fede e il futuro dell’intero Continente europeo, a cui ho pensato in questi giorni, e in modo particolare la causa della pace. Santa Vergine, guarda ai popoli che più soffrono. Guarda soprattutto al vicino martoriato popolo ucraino e al popolo russo, a te consacrati. Tu sei la Regina della pace, infondi nei cuori degli uomini e dei responsabili delle Nazioni il desiderio di costruire la pace, di dare alle giovani generazioni un futuro di speranza, non di guerra; un avvenire pieno di culle, non di tombe; un mondo di fratelli, non di muri.

Noi guardiamo a te, Santa Madre di Dio: dopo la risurrezione di Gesù hai accompagnato i primi passi della comunità cristiana, rendendola perseverante e concorde nella preghiera (cfr At 1,14). Così hai tenuto insieme i credenti, custodendo l’unità con il tuo esempio docile e servizievole. Ti preghiamo per la Chiesa in Europa, perché ritrovi la forza della preghiera, perché riscopra in te l’umiltà e l’obbedienza, l’ardore della testimonianza e la bellezza dell’annuncio. A te affidiamo questa Chiesa e questo Paese. Tu, che hai esultato per il tuo Figlio risorto, riempi i nostri cuori della sua gioia. Cari fratelli e sorelle, questo vi auguro, di diffondere la gioia di Cristo: Isten éltessen! [Auguri!]. Grato per questi giorni, vi porto nel cuore e vi chiedo di pregare per me. Isten áld meg a magyart! [Dio benedica gli ungheresi!]