Prove di dialogo tra Vietnam e Santa Sede

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Un ambasciatore permanente del Vaticano: è ciò che la Santa Sede e il Vietnam starebbero approntando all'indomani del gruppo di lavoro tra lo Stato Vaticano e la Repubbica socialista del Vietnam, svoltosi il 21 e 22 agosto scorsi a Roma. Secondo quanto dichiarato a Europa Press da Maria Luisa Sergio, docente di storia all'Università di Roma Tre, un ambasciatore apostolico sarebbe utilie a “migliorare lo status pubblico delle organizzazioni religiose” e a limitare le “ingerenze” delle istituzioni governative nell'operato della Chiesa locale.

Lo scenario politico

La soluzione sarebbe una rivoluzione dei rapporti diplomatici tra i due Stati che si sono interrotti nel 1975, dopo la salita al potere del regime comunista in Vietnam. In verità, alcuni passi in avanti sono già stati fatti: agli inizi del 2018, infatti, nel Paese asiatico è stata emanata la Legge sui credi religiosi, per mezzo della quale è stata concesa la personalità giuridica alle comunità religiose. Un provvedimento di facciata, a detta di alcuni critici: per costoro, il regime comunista continua ad esercitare un controllo stretto su alcune comunità, specialmente cristiane. Il primo passo nella distensione delle relazioni con il Paese asiatico risale al 2007, quando il primo ministro del Vietnam, Nguyen Tan Dung, è stato ricevuto da papa Benedetto XVI, la prima volta di un Pontefice

Una crescita lenta, ma continua

Il Vietnam è uno dei 17 Paesi sovrani che non intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Nel Paese asiatico, i cristiani rappresentano il 7% della popolazione, stando ai dati presentati nell'ultimo Annuario Pontificio: all'incirca fra i 5 e i 6 milioni di battezzati. Un numero di certo rilevante, se si considera che, a partire dal 1976, lo Stato, di impronta marxista-leninista, ha chiuso le scuole cattoliche, limitato la libertà del clero e imprigionato diversi sacerdoti. Le ordinazioni sacerdotali sono aumentate a partire dal 2010, quando è stato raggiunto un accordo per la definizione della figura di un rappresentante apostolico non residente. Oggi, tale posizione è ricoperta dal nunzio apostolico in Singapore, Marek Zalewski, riconosciuto da Hanoi quale ambasciatore straordinario della Santa Sede in Vietnam. Anche in tal caso, le sue funzioni sono limitate, perché Zalewsku non esercita un ruolo diplomatico consueto, ma riveste solo funzione pastorale.

La Chiesa di Tan Dinh Church a Saigon – Foto © ESB Professional/Shutterstock 

L'assistenzialismo delle comunità cattoliche

Negli ultimi anni, l'enclave cattolica del Vietnam ha contribuito in maniera sostanziale alla gestione dei problemi sociali in continua crescita, se si fa riferimento ai disagi delle periferie urbane o all'arrivo degli immigrati rurali nelle metropoli. Quest'ultimo aspetto è quello su cui la Chiesa locale sta dando un apporto più decisivo: i lavoratori che lasciano l'entroterra per la città rappresentano circa il 30% della popoloazione urbana e spesso vivono di stenti, senza copertura sanitaria. Una manifestazione evidente delle precarie condizioni sanitarie dei poveri vietnamiti è il cospicuo numero di malati di AIDS da almeno 20 anni – quando, cioè, si è raggiunto il picco dell'epidemia. Per questo, la comunità cattolica s'impegna ad offrire assistenza ai più vulnerabili.

Sostegno verde

Un altro aspetto nel quale il ruolo dei cattolici risulta fondamentale riguarda le cosiddette politiche verdi. Nello specifico, diversi cristiani si sono impegnati per scongiurare il disastro ecologico causato dall'acciaieria di Hà Tinh Steel sita a Taiwan che, nel 2016, ha provocato la morte di centinaia di tonnellate di pesci. A tracciare la strada dell'impegno dei cattolici nell'area asiatica è capitale l'encilica Laudato sì, anche da un punto di vista metodologico: la Chiesa, infatti, si trova a gestire un rapporto con Paesi in cui si è passati da un'economia marxista di stampo collettivo a un capitalismo fortemente individualista: un'anticamera dell'isolamento in cui versano centinaia di migliaia di persone. Per questo, il Papa invita le Chiese locali ad agire seguendo i principi di coscienza religiosa