Presinodo, la voce dei protagonisti

Sono oltre trecento i giovani di tutto il mondo che per tutta la settimana si confronteranno sui temi proposti dal presinodo, in modo da consegnare al Papa, al termine della celebrazione della domenica delle Palme, Giornata della gioventù a livello diocesano, il documento che costituirà la traccia di lavoro per i vescovi nell'assemblea ordinaria del prossimo ottobre dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tantissimi i temi emersi fin dal primo giorno dei lavori, grazie al discorso di apertura del Papa e alle risposte che ha dato ai giovani che lo hanno interpellato: dal problema del lavoro a quello della vicinanza; dai pericoli di alcol e droga a quelli di una sessualità vissuta “in maniera consumistica”; dalla tratta e dalla “tortura” rappresentata dall'andare con le prostitute alla necessità di formazione ed educazione davvero complete. In Terris ha raccolto la voce di alcuni protagonisti della riunione.

Cosa deve cambiare la Chiesa nei confronti dei giovani? Alessandro Iannamorelli, 25 anni appena compiuti, studente di giurisprudenza, fa parte della Comunità di S. Egidio e partecipa al presinodo in rappresentanza del mondo delle associazioni: “Certamente ci sono da fare dei cambiamenti ma credo che le rivoluzioni più vere partano dal cuore. Se cambiamo i cuori e cambiamo i giovani, allora c'è una prospettiva per il mondo del lavoro, per i problemi che ormai sono globali e richiedono un senso di fratellanza tra i popoli”. Se tu potessi parlare direttamente al Papa cosa gli diresti? “Direi, e lo direi anche ai vescovi, di aver meno paura nel proporre ai giovani l'incontro con i poveri e la preghiera. Perché spesso si è portati a pensare che i giovani cerchino un divertimento più grande ma nella realtà che vivo, fatta tutta di giovani, vedo che si impegnano per i bambini, realizzando un doposcuola nella periferia (io vengo da Tor Bella Monaca), vedo giovani che vanno dagli anziani, e quindi chiederei alla Chiesa di proporre l'incontro con i poveri, di proporre subito l'incontro con la preghiera, fidandosi del fatto che i giovani cercano una voce autorevole, che viene dai poveri perché incontrando i giovani si può incontrare Gesù”.

Cosa significa il confronto e la vicinanza con tanti giovani di tutto il mondo? “E' un arricchimento, anche se per fortuna non è la prima volta che incontro coetanei del resto del mondo. Dalle prime parole che ho sentito questa vicinanza mi aiuta a comprendere di più i fenomeni globali, la situazione di ragazzi come me nel mondo e quanto certe situazioni sono comuni, ad esempio il fatto di vivere in contesti urbani, con la preoccupazione del lavoro e di tutte le soluzioni creative che si stanno trovando. Ma anche le testimonianze di tanti Paesi che si trovano in situazioni molto più difficili dell'Italia e come la fede sia un'àncora, un approdo sicuro e una proposta di cambiamento per gli altri”.

Gladis Noemi Sanchis ha 29 anni e arriva dal Paraguay, anche se è nata in Brasile: “I frutti che potrà dare il presinodo – spiega – saranno importanti e decisivi soprattutto per i passi successivi che la Chiesa, con noi, vorrà fare per rispondere anche alle domande più 'forti' di fronte alle quali oggi ci troviamo nell'aspetto sociale, nell'aspetto politico, nel senso personale dei dubbi. Occorre avere questo accompagnamento che ci aiuti a trovare risposte, ad andare oltre i nostri limiti, le nostre indecisioni”. Cosa ti ha colpito di più del discorso del Papa? “Alcune parole le avevo già sentite, quello che mi ha colpito particolarmente è quando ha detto che l'amore è vicinanza. Io sento questo da parte della Chiesa, sento questo amore, e sento una reciprocità, il bisogno di essere vicina a una Chiesa che è vicina, di camminare insieme, che è il significato del Sinodo: trovare insieme delle risposte, delle proposte concrete per le problematiche che ci sono”.

Paul Gabrielli, a dispetto del nome, è italiano. Ha 25 anni e studia scienze politiche a Roma 3: con quale spirito stai partecipando a questa riunione? “Con la gioia di contribuire al Sinodo, di aiutare gli addetti ai lavori”. Cosa pensi del discorso inaugurale del Papa? “Ci ha dato tanta speranza, voglia di fare, di non arrenderci di fronte agli ostacoli, ci ha spinto a non perderci d'animo, ci ha dato tanta voglia di essere testimoni sinceri. Mi ha colpito anche l'importanza di creare rapporti con le altre generazioni, di trasmettere entusiasmo”. Cosa ti aspetti da questo presinodo? “Abbiamo voglia di stare in ascolto, penso che serva a capire i nostri dubbi, le nostre speranze. Cerchermo di seguire con entusiasmo le occasioni che ci saranno proposte. Abbiamo voglia di proseguire sul cammino che stiamo facendo tutti quanti insieme”.