Pechino si apre al dialogo con il Vaticano sulla scelta dei vescovi

Pechino sarebbe disposta a concedere al Vaticano una voce e una scelta comune sulle nomine episcopali. La Santa Sede potrebbe scegliere fra due candidati proposti dall’Ufficio affari religiosi, ma l’Associazione patriottica sembra rimanere l’ostacolo più grande ad una comunione con la chiesa cattolica. L’Ap, l’organismo che in Cina controlla le attività ecclesiastiche e che risponde al Partito comunista, ha la finalità di mantenere una Chiesa indipendente da quella di Roma, inquinando così i fondamenti dogmatici del cattolicesimo. La proposta appare su un articolo del Global Times, giornale in edizione inglese legato al Quotidiano del popolo, voce ufficiale del Partito comunista cinese, sul quale appare una citazione di “una fonte anonima vicina ai negoziati” che avrebbe raccontato queste aperture al giornale comunista di Hong Kong, il Wen Wei Po. Secondo questa fonte, i futuri candidati all’episcopato potrebbero essere eletti qualora ci fosse l’assenso della Santa Sede, un’altra possibilità potrebbe essere che i comitati diocesani presentino due candidati su cui il Vaticano opererebbe la scelta.

Dalla Chiesa di Roma non è mai mancato l’invito a trovare un confronto a riguardo, purché l’ultima parola spetti al Papa. Benedetto XVI in una lettera ai cattolici cinesi aveva auspicato un accordo con il governo” su scelta, nomina, riconoscimento da parte delle autorità civili, ma spiega anche che “la nomina di Pastori” è “intesa, anche in documenti internazionali, come un elemento costitutivo del pieno esercizio del diritto alla libertà religiosa”. Inoltre il Papa esercita un'”autorità spirituale” concedendo il mandato episcopale. Negli ultimi decenni, molti vescovi della Chiesa ufficiale hanno riconosciuto la loro situazione ambigua e hanno segretamente chiesto perdono al successore di Pietro, riconciliandosi con la Santa Sede e appartenendo all’Ap solo in modo formale. L’Associazione patriottica, voluta da Mao e fondata nel 1958, venne creata con lo scopo di controllare le attività dei cattolici in Cina, dopo aver espulso tutti i missionari stranieri e aver imprigionato molti vescovi e sacerdoti che volevano conservare il legame spirituale con il Papa.

Nonostante la modernizzazione a cui la Cina è andata incontro, gli statuti e gli ideali dell’associazione rimangono quelli di edificare una Chiesa indipendente dalla Santa Sede ed “aggiustare” la Chiesa al partito. In quanto tale, essa è “inconciliabile con la dottrina cattolica”, come recita la Lettera di Benedetto XVI e per questo – in un futuro rapporto diplomatico fra Cina e Santa Sede – sarà necessario un confronto concreto. Al ritorno da Seoul, Francesco aveva precisato: “la Chiesa chiede soltanto la libertà per il suo ministero, per il suo lavoro. Nessun’altra condizione.”