Patriarchi e capi delle chiese di Gerusalemme in visita alla Spianate delle Moschee

L’area della Città Santa è tornata al centro di tensioni dopo che ieri una delegazione di patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme ha compiuto una visita presso la Spianata delle Moschee, l’Haram al Sharif. Nella delegazione erano presenti il Patriarca latino Fouad Twal, il vescovo William Shomali (Vicario patriarcale per Gerusalemme e Palestina), l’arcivescovo greco-melchita Joseph-Jules Zerey e p. Ibrahim Faltas, economo della Custodia francescana di Terra Santa. I rappresentanti sono stati ricevuti dal Presidente e dai membri del Consiglio del Waqf islamico.

A seguito della visita, è stata diffusa la dichiarazione congiunta, che ribadisce la necessità di non modificare “la situazione storica di Al-Aqsa, della sua corte, di tutti gli edifici e della città di Gerusalemme“, nonchè “il diritto dei musulmani alla preghiera e alla libertà di accesso alla moschea di Al-Aqsa e così come sia proprietà esclusiva alla fine a tutti i musulmani in tutto il mondo”. Nel testo si ricorda il ruolo di custodia dei luoghi santi cristiani e musulmani di Gerusalemme esercitato dalla Monarchia hashemita, e si fa riferimento anche alla modalità specifica “aperta e rispettosa del diritto alla preghiera e alla pratica religiosa” con cui venne applicato a Gerusalemme il Patto di Omar Ibn Al Khattab, il trattato storico che regolava la convivenza tra cristiani e musulmani ai tempi dei primi Califfi Ommayyadi, esso “riunisce cristiani e musulmani in unità e in convivenza fraterna nella Città Santa, che è unica al mondo”. Entrambe le parti si sono impegnate infine a “pregare per la fine dell’ingiustizia e per il ripristino della sicurezza e della pace in questa città, che dovrebbe essere un modello di convivenza pacifica”.

Inevitabile la reazione di alcuni gruppi estremisti che hanno inscenato manifestazioni per rivendicare il possesso della zona dell’antico Tempio di Salomone, dove sorgono da molti secoli due dei massimi santuari dell’Islam: lo status quo, che lo Stato di Israele ha riconosciuto alla sua fondazione, garantisce ai musulmani la preghiera sul luogo santo, ma lo proibisce agli ebrei, che possono però visitarla. Così l’inizio di nuovi scontri e violenze, la polizia è di nuovo sotto pressione, i dialoghi tra le diverse fazioni bloccati e il fondamentalismo in crescita.