Papa: “Se un cristiano non ha compassione non serve a niente”

"Oggi vorrei cominciare con una buona notizia: vorrei presentarvi due 'suicidi'. Questi due si sposeranno sabato prossimo": così ha esordito il Papa nella prima udienza di rientro dal viaggio apostolico in Asia e Oceania

PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO. Credit: CARLO LANNUTTI

Papa Francesco ha cominciato l’udienza generale del mercoledì con quello che ormai è diventato una sorta di rito: far salire sulla jeep bianca scoperta dei bambini, in questo caso cinque: quattro femminucce e un maschietto. Il Pontefice ha esordito scherzando su una coppia di promessi sposi. Il tema della catechesi è stato il recente viaggio in Asia e Oceania. “Si chiama apostolico perché non è un viaggio di turismo, ma un viaggio per portare la parola del Signore”, ha esordito. “Se un cristiano non ha compassione non serve a niente” è il cuore dell’udienza generale.

Il Papa chiama sul palco una coppia di futuri sposi, “vorrei presentarvi due suicidi”

“Oggi vorrei vorrei presentarvi due suicidi: questi due si sposeranno sabato prossimo!”. Il Papa ha cominciato la catechesi dell’udienza di oggi scherzando, a braccio, sul matrimonio, e chiamando accanto a lui sul palco due giovani che avevano letto, lui in spagnolo lei in polacco, le letture che introducono la catechesi del mercoledì. “È bello vedere quando l’amore ci porta avanti per fare una nuova famiglia”, ha proseguito Francesco sempre fuori testo, chiedendo “un applauso” per loro: “Per questo ho voluto presentare questi due, per ringraziare il Signore”. Poi l’annuncio del tema della catechesi, il recente viaggio in Asia e Oceania. “Si chiama apostolico – ha spiegato ai fedeli il Papa ancora fuori testo – perché non è un viaggio di turismo, ma un viaggio per portare la parola del Signore, per far conoscere il Signore e per conoscere l’anima dei popoli”.

“Ringrazio il Signore che mi ha concesso di fare da vecchio Papa quello che avrei voluto fare da giovane gesuita”

“Un viaggio memorabile!”. Così il Papa ha definito il suo recente viaggio apostolico in Asia e Oceania, di cui nella catechesi dell’udienza di oggi ha ripercorso le tappe. “È stato Paolo VI, nel 1970, il primo Papa a volare incontro al sole nascente, visitando a lungo Filippine e Australia ma sostando anche in diversi Paesi asiatici e nelle Isole Samoa”, ha ricordato Francesco a braccio: “E quello è stato un viaggio memorabile. Il primo a lasciare il Vaticano è stato Giovanni XXIII che è andato ad Assisi, in treno, poi Papa Paolo VI ha fatto questo”, ha aggiunto a braccio. “Anche in questo ho cercato di seguire il suo esempio, ma, con addosso qualche anno più di lui, mi sono limitato a quattro Paesi: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Orientale e Singapore”. “Ringrazio il Signore, che mi ha concesso di fare da vecchio Papa quello che avrei voluto fare da giovane gesuita, perché io volevo andare missionario lì”, ha esclamato il Papa, secondo il quale “nel pensare alla Chiesa siamo ancora troppo eurocentrici, o, come si dice, occidentali. In realtà, la Chiesa è molto più grande di Roma, d’Europa, molto più grande e molto più viva in quei Paesi! L’ho sperimentato in maniera emozionante incontrando quelle comunità, ascoltando le testimonianze di preti, suore, laici, specialmente catechisti”. “I catechisti solo coloro che portano avanti l’evangelizzazione”, ha aggiunto a braccio: “Chiese che non fanno proselitismo, ma che crescono per attrazione, come diceva saggiamente Benedetto XVI”.

“Se un cristiano non ha compassione non serve a niente”

In Indonesia “ho visto che la fraternità è il futuro, è la risposta all’anti-civiltà, alle trame diaboliche dell’odio e della guerra. Anche del settarismo”. Così il Papa ha sintetizzato la prima tappa del suo recente viaggio apostolico in Asia e Oceania, di cui nella catechesi dell’udienza di oggi ha ripercorso le tappe. “In Indonesia, i cristiani sono circa il 10%, e i cattolici il 3%”, ha ricordato Francesco: “Ma quella che ho incontrato è una Chiesa vivace, dinamica, capace di vivere e trasmettere il Vangelo in quel Paese che ha una cultura molto nobile, portata ad armonizzare le diversità, e nello stesso tempo conta la più numerosa presenza di musulmani al mondo”. “In quel contesto, ho avuto conferma di come la compassione sia la strada su cui i cristiani possono e devono camminare per testimoniare Cristo Salvatore e nello stesso tempo incontrare le grandi tradizioni religiose e culturali”, ha raccontato il Papa. “Non dimentichiamo le tre caratteristiche del Signore: vicinanza, misericordia e compassione”, ha aggiunto a braccio: “se un cristiano non ha compassione non serve a niente”. “Fede, fraternità, compassione è stato il motto della visita in Indonesia: su queste parole il Vangelo entra ogni giorno, nel concreto, nella vita di quel popolo, accogliendola e donandole la grazia di Gesù morto e risorto. Queste parole sono come un ponte, come il sottopassaggio che collega la Cattedrale di Giacarta alla più grande Moschea dell’Asia”.

“Nei giovani ho visto un nuovo futuro, senza violenze”

Nei giovani “ho visto un nuovo futuro, senza violenze tribali, senza dipendenze, senza colonialismi economici o ideologici; un futuro di fraternità e di cura del meraviglioso ambiente naturale”. Sono le parole dedicate dal Papa a Papa Nuova Guinea, seconda tappa del suo recente viaggio in Asia e Oceania di cui nell’udienza di oggi ha ripercorso le tappe. “Papua Nuova Guinea può essere un laboratorio di questo modello di sviluppo integrale, animato dal lievito del Vangelo”, ha detto Francesco, rendendo omaggio alla “bellezza di una Chiesa missionaria, in uscita”, in un arcipelago proteso verso l’immensità dell’Oceano Pacifico dove i diversi gruppi etnici parlano più di ottocento lingue: “un ambiente ideale per lo Spirito Santo, che ama far risuonare il messaggio dell’amore nella sinfonia dei linguaggi”. “Non è uniformità quello che fa lo Spirito Santo, è sinfonia, è armonia, è il capo dell’armonia”, ha aggiunto a braccio: “Là, in modo particolare, i protagonisti sono stati e sono tuttora i missionari e i catechisti. Mi ha rallegrato il cuore poter stare un po’ con i missionari e i catechisti di oggi, e mi ha commosso ascoltare i canti e le musiche dei giovani”. “Non c’è nuova umanità senza uomini nuovi e donne nuove, e questi li fa solo il Signore”, ha affermato Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “Vorrei anche menzionare la mia visita a Vanimo, dove i missionari sono tra la foresta e il mare: entrano nella for per andare a cercare le tribù più nascoste”.

“Non dimenticherò mai il sorriso dei bambini”

“La fede va inculturata e le culture vano evangelizzate”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, a proposito della “forza di promozione umana e sociale del messaggio cristiano” che “risalta in modo particolare nella storia di Timor Orientale”, terza tappa del suo viaggio apostolico in Asia e Oceania, di cui nella catechesi dell’udienza di oggi ha ripercorso le tappe. “Lì la Chiesa ha condiviso con tutto il popolo il processo di indipendenza, orientandolo sempre alla pace e alla riconciliazione”, ha raccontato Francesco: “Non si tratta di una ideologizzazione della fede, no, è la fede che si fa cultura e nello stesso tempo la illumina, la purifica, la eleva. Per questo ho rilanciato il rapporto fecondo tra fede e cultura, su cui già aveva puntato nella sua visita San Giovanni Paolo II”. “Ma soprattutto io sono stato colpito dalla bellezza di quel popolo: un popolo provato ma gioioso, un popolo saggio nella sofferenza”, ha rivelato il Papa: “Un popolo che non solo genera tanti bambini – c’era un mare di bambini – ma insegna loro a sorridere. Non dimenticherò mai il sorriso dei bambini: i bambini sorridono sempre lì, e ce ne sono tanti. E questo è garanzia di futuro. Insomma, a Timor Orientale ho visto la giovinezza della Chiesa: famiglie, bambini, giovani, tanti seminaristi e aspiranti alla vita consacrata. Ho respirato aria di primavera!”.

“Grazie a questi popoli che mi hanno accolto con tanto calore”

“Vorrei ringraziare questi popoli che mi hanno accolto con tanto calore, con tanto amore, e i loro governanti, che hanno aiutato tanto questa visita perché si svolgesse in ordine, senza problemi. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato a questo. Rendo grazie a Dio per il dono di questo viaggio! E rinnovo la mia riconoscenza alle autorità civili e alle Chiese locali, che mi hanno accolto con tanto entusiasmo. Dio benedica i popoli che ho incontrato e li guidi sulla via della pace e della fraternità!”. Sono le parole di omaggio con cui il Papa ha terminato, a braccio, la catechesi di oggi, dedicata al recente viaggio apostolico in Asia e Oceania, la cui ultima tappa è stata Singapore, “un Paese molto diverso dagli altri tre: una città-Stato, modernissima, polo economico e finanziario dell’Asia e non solo”. “Lì i cristiani sono una minoranza, ma formano comunque una Chiesa viva, impegnata a generare armonia e fraternità tra le diverse etnie, culture e religioni”, la fotografia di Francesco. “Anche nella ricca Singapore ci sono i piccoli, che seguono il Vangelo e diventano sale e luce, testimoni di una speranza più grande di quella che possono garantire i guadagni economici”.

Fonte: AgenSIR