Il Papa: “Il Rosario della pace contro la pazzia della guerra”

Papa Francesco prega ancora per la popolazione ucraina e, nel Regina Coeli, ricorda i tre verbi di coloro che seguono il buon pastore

Papa Francesco Regina Coeli

“Una sciagura insensata”. Nel Regina Coeli, Papa Francesco condanna ancora la violenza della guerra, in un mondo ancora stretto fra la sofferenza del presente e l’incertezza del futuro. Un avvenire che, al momento, parla ancora la lingua delle armi e, soprattutto, dell’assenza di dialogo. “Spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine, le affido l’ardente desiderio di pace di tante popolazioni che in varie parti del mondo soffrono l’insensata sciagura della guerra – ha detto il Santo Padre -. Alla Vergine Santa presento in particolare le sofferenze e le lacrime del popolo ucraino“. Il Papa rivolge poi un invito, un appello, l’ennesimo: “Di fronte alla pazzia della guerra, continuiamo, per favore, a pregare ogni giorno il Rosario per la pace. E preghiamo per i responsabili delle Nazioni, perché non perdano ‘il fiuto della gente’, che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano, mai”.

La riflessione del Papa

La preghiera di Papa Francesco segue la riflessione sulla lettura evangelica della liturgia odierna, incentrata su un’immagine di bellezza e tenerezza come quella del pastore e delle sue pecore. Un esempio del “legame che c’è tra il Signore e ciascuno di noi”, evidenziato da tre verbi: ascoltare, conoscere, seguire. Il primo perché, prima di tutto, le pecore ascoltano la voce del loro pastore: “L’iniziativa viene sempre dal Signore; tutto parte dalla sua grazia: è Lui che ci chiama alla comunione con Lui. Ma questa comunione nasce se noi ci apriamo all’ascolto”. Un male del nostro tempo, spiega il Papa, sta nell’essere “travolti dalle parole e dalla fretta di dover sempre dire e fare qualcosa”. Tanto da aver paura del silenzio, così come di ascoltarsi: “Ma per il Signore anzitutto occorre ascoltare… Chiediamoci oggi se siamo figli dell’ascolto… Se sappiamo ascoltare fino a che l’altro si possa esprimere fino alla fine, senza tagliare il suo discorso”.

Conoscere e seguire

Il conoscere viene di conseguenza. “Gesù cerca una calda amicizia, una confidenza, un’intimità. Vuole donarci una conoscenza nuova e meravigliosa: quella di saperci sempre amati da Lui e quindi mai lasciati soli a noi stessi”. Qualcosa da sperimentare soprattutto nel momento in cui le sofferenze o le fatiche sembrano prendere il sopravvento: “Lui ci sostiene attraversandole con noi. E così, proprio nelle situazioni difficili, possiamo scoprire di essere conosciuti e amati dal Signore”. Viene così il terzo verbo, perché chi ascolta e sa di essere conosciuto, riesce anche a seguire: “E chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione. Va a cercare chi è perduto, si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle”.