Papa: “A Natale penso ai poveri e alla mia infanzia”

Bergoglio

Il Natale di oggi, pensando ai poveri e agli emarginati, e quello di quando era piccolo, nella Buenos Aires degli anni Quaranta, con la nonna che faceva i cappelletti a mano, mentre la famiglia si riuniva. Intervistato da Repubblica e Stampa, il Papa ricorda la sua infanzia e parla del suo Natale. Pensa ai poveri e agli ultimi, e a tutti i dimenticati. E a quei bambini malati che passeranno il Natale in ospedale, ed ha parole di ammirazione per chi lavora nei reparti pediatrici.

Quindi esorta i genitori ad abbracciare forte i propri figli e a dedicare loro più tempo. Nel suo ricordo, invece, anche i giochi della sua infanzia e giovinezza, il calcio e il basket, e suo padre che gli leggeva il libro Cuore o recitava i versi di Dante. “L’avvenire? Sarà florido se sarà costruito e, dove serve, ricostruito insieme”, aggiunge Bergoglio riportato da Ansa.

Il Pontefice racconta che in questo Natale pensa in particolare “ai poveri, sempre. Come Gesù, che è nato povero: quel giorno Maria era una donna di strada, perché non aveva un luogo adeguato per partorire. E poi penso – dice – a tutti i dimenticati, gli abbandonati, gli ultimi, e in particolare i bambini abusati e schiavizzati. A me fa piangere e arrabbiare sentire le storie di adulti vulnerabili e di bimbi che vengono sfruttati. E poi, penso ai bimbi malati che trascorreranno il Natale in ospedale, non ci sono parole, possiamo solo aggrapparci alla fede, a Dio, e chiedergli: “Perché?”.

A cinque mesi dall’intervento, il Papa dice di stare bene: “Zoppico solo un po’, perché si sta rimarginando la cicatrice dell’operazione, non sono più un ragazzino, ma sto bene”. E guardando al futuro afferma: “L’avvenire del mondo sarà florido se sarà costruito e, dove serve, ricostruito insieme. Solo la vera e concreta fraternità universale ci salverà e ci permetterà di vivere tutti meglio”.