Papa Francesco ha tenuto un discorso al Sir John Guise Stadium per l’incontro con i giovani. Al Suo arrivo, il Papa ha fatto alcuni giri in golf-cart tra i giovani presenti. Alle ore 9.45 (1.45 ora di Roma), con una danza di benvenuto, ha inizio l’incontro con i giovani. Il Papa ha parlato ai giovani di Papua Nuova Guinea riguardo all’importanza dell’unità e dell’amore in una società caratterizzata da una grande diversità linguistica e culturale. Ha sottolineato come la varietà di lingue e linguaggi digitali possa essere una ricchezza, ma anche un rischio di divisione se non viene guidata dall’amore. Ha invitato i giovani a essere “wantok” dell’amore, cioè a superare le differenze e parlare la lingua dell’amore, che unisce le persone. Infine, ha esortato i giovani a camminare insieme verso un futuro di amore e unità, costruendo una “civiltà dell’amore” e affidandosi alla preghiera. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa pronuncia nel corso dell’incontro con i giovani come riportato dal Bollettino della Santa Sede.
Il discorso del Papa
Cari giovani, voi che siete nati qui, potete lasciarvi ispirare da questo racconto biblico. Anche qui in Papua, come era per le diverse famiglie dei figli di Noè, ci sono tante tribù e voi siete un Paese unico al mondo per la diversità linguistica: esistono tante lingue, oltre ottocento, ciascuna delle quali rivela l’appartenenza a un’etnia particolare. E oltre alle lingue parlate e ai dialetti, voi giovani utilizzate anche i linguaggi digitali e tecnologici. Questa varietà di linguaggi può essere una cosa positiva, ma c’è un rischio: che invece di essere strumento di unità, diventi causa di confusione; che invece di favorire la comunicazione e l’incontro, produca divisione e scontro; che invece di farvi crescere nella bellezza e nella bontà, rovini la vostra dignità e la vostra libertà, vi renda fragili e vulnerabili, addirittura vi renda schiavi.
Il linguaggio dell’amore e l’unità familiare contro la divisione
Perciò è importante che impariamo una lingua comune: il linguaggio dell’amore, che ci rende unica famiglia. Abbiamo ascoltato la testimonianza di Ryan: ci ha parlato dell’importanza della famiglia e ci ha detto che quando le famiglie si disgregano, addirittura si distruggono, ecco che nasce tanta sofferenza; e i primi a soffrirne siete voi giovani! Questo vale per le nostre famiglie di origine, ma vale anche per la Chiesa e per tutta la società: senza amore i nostri linguaggi non ci aiutano a comunicare, anzi, possono essere perfino distruttivi.
L’incontro tra le lingue e la costruzione del futuro
So che usate il termine “wantok” per dire che uno parla una certa lingua e appartiene a un certo gruppo etnico. Ma la Parola di Dio ci insegna che se ciascuno rimane chiuso in sé stesso e non si apre a Dio e ai fratelli, quella sua lingua non serve più per comunicare, non genera amicizia, anzi diventa un modo per chiudersi nel proprio gruppo e scontrarsi con chi è diverso. Voglio dirvi questo: ogni lingua deve incontrarsi con l’altra nell’armonia delle differenze. Così si può costruire un futuro migliore anche per la Papua Nuova Guinea: questo è possibile se voi giovani diventate i “wantok” dell’amore, cioè se, pur essendo diversi, imparate a parlare tutti la lingua di Gesù. Abbattere le divisioni, non chiudersi nel proprio gruppo, andare incontro agli altri con amicizia e poi sognare insieme, camminare insieme, costruire insieme.
Dire “no” alla dipendenza e alla violenza
Questa unità nell’amore, che potrete trovare grazie all’amicizia con Gesù, vi aiuterà a non sentirvi soli e a cercare insieme le strade da percorrere per essere persone migliori. Vi aiuterà anche a diventare più capaci di prendere in mano la vostra vita, con il coraggio di una decisione forte: voglio dire “no” allo stordimento delle droghe e dell’alcol; voglio dire “no” alla dipendenza dalla pornografia che mi lascia triste e vuoto; voglio dire “no” a ogni forma di violenza! Mi ha colpito molto la testimonianza di Bernadette. Avete ascoltato? Il suo è stato un grido, un grido contro la criminalità, contro la violenza, contro ciò che fa male alla vostra vita. E ci riguarda tutti, perché ci sono tante violenze e tanti abusi anche nelle famiglie, e questo – ce lo diceva lei – distrugge la vita dei giovani. Ve lo dico nel nome del Signore: la vita è sacra. La vita non si tocca. La vita non va abusata in nessun modo!
Il coraggio della fede e la civiltà dell’amore
E siate anche vigilanti e critici contro tutto ciò che minaccia la bellezza e la semplicità della fede: questo dono grande che il Signore vi ha fatto, custoditelo e difendetelo con entusiasmo e perseveranza. Avete un esempio straordinario, il Beato Pietro To Rot, un catechista che ha dedicato la vita all’evangelizzazione e che, anche in tempo di forti restrizioni per le attività cristiane, non si è fermato. Ha testimoniato con gioia il Vangelo, ha lavorato in modo instancabile per portare a tutti la gioia della fede e, per questo, è stato imprigionato e ucciso. Ma la sua vita non è andata perduta, perché col suo sacrificio d’amore ha generato tanti nuovi credenti. Il Signore doni anche a voi questo coraggio, il coraggio dell’amore, il coraggio della fede! Cari ragazzi e ragazze, vi auguro di imparare il linguaggio dell’amore e di trasformare così il vostro Paese, perché l’amore cambia, fa crescere, apre strade di futuro. Siate giovani che camminano insieme per realizzare questo sogno! E torno per un momento alla rappresentazione scenica che i ragazzi ci hanno offerto poco fa: avete visto come si conclude? Camminando insieme verso l’orizzonte. Non dimenticatelo: insieme, soltanto insieme e nell’unità, si può camminare verso orizzonti nuovi, verso il futuro, verso il sogno di una civiltà dell’amore! Io vi benedico e vi accompagno con la mia preghiera. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me! Grazie.
Dal bollettino della Sala Stampa Vaticana