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Papa Francesco, un anno al servizio della Parola di Dio

Il 2019 di papa Francesco ĆØ stato un appassionato e instancabile servizio reso alla Parola di Dio: 41 udienze generali, 56 Angelus e Regina Caeli, Ā 64Ā omelie in celebrazioni pubbliche,Ā 252Ā discorsi pubblici,Ā 44 omelie a Santa Marta. L'intenso anno del Pontefice ĆØ stato scandito da catechesi e testimonianze di misericordia.

La predicazione della misericordiaĀ 

Contro la “globalizzazione dellā€™indifferenza”, Jorge Mario Bergoglio mette al centro del Magistero lā€™attenzione alle periferie geografiche ed esistenziali. Una rivoluzione rispetto alla visione romanocentrica, nel segno del Concilio ecumenico Vaticano II. Nellā€™affrontare i grandi temi sociali, Francesco attinge sƬ a tutta la tradizione spirituale dei “santi della caritĆ ”, ma anche ad alcuni testi del Concilio, che denotano una speciale attenzione per la giustizia verso i poveri e lā€™impegno a favore degli ultimi. Il testo piĆ¹ rilevante ĆØ l'ottavo capitolo dellaĀ Lumen Gentium, diventato teologicamente importante per richiamare la povertĆ  della Chiesa. Il decreto conciliare Presbyterorum Ordinis contempla lā€™attenzione della povertĆ  rivolta ai presbiteri in particolare nel numero 17: la non appartenenza al mondo; abbracciare la povertĆ  volontaria; la gratuitĆ ; lā€™uso retto dei beni temporali; sostegno alle opere di apostolato a favore dei poveri; le opere della caritĆ ; evangelizzazione anche verso i poveri; attrazione dei piĆ¹ deboli evitando di allontanarli. Papa Francesco sta di nuovo richiamando rievocando, ridestando, risvegliando tutti alla centralitĆ  di una “Chiesa povera per i poveri”. Infatti, solo una Chiesa povera potrĆ  camminare con i poveri, facendosi voce dei loro diritti negati; si tratta di poveri non solamente in senso economico, ma in ognuno dei sensi con cui la Sacra Scrittura determina la categoria, a partire da Maria Vergine, fino a tutti coloro ai quali ĆØ rivolto lā€™annuncio del Regno. La “conversione ecclesiale”, invocata da moltitudini di credenti sempre piĆ¹ amareggiati dal potere capitalista e dalla realtĆ  di una Chiesa gerarchica e monocratica, ricca di denaro e povera di profezia, ĆØ una speranza che, per molti, viene collegata alle scelte di Jorge Mario Bergoglio.

Lo spirito di Assisi

Papa Francesco,Ā visitando Assisi, e in particolare la sala della spoliazione, ha detto di desiderare una Chiesa umile, inquieta, accanto agli ultimi, non narcisista nĆ© autoreferenziale, soprattutto non ossessionata dallā€™attaccamento a qualunque forma di potere. Del resto, giĆ  lā€™ereditĆ  primaria di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, entrambi protagonisti al Concilio, ĆØ quella della missione presente a chiare lettere nell'ottoavo capitolo dellaĀ Ā Lumen Gentium che ĆØĀ la seconda delle quattro costituzioni delĀ Vaticano II, insieme alla Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum e Gaudium et Spes. Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertĆ  e le persecuzioni, cosƬ pure la Chiesa ĆØ chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Altro punto qualificante dellā€™ecclesiologia conciliare dei due predecessori di Papa Francesco ĆØ la concezione della Chiesa quale comunione di chiese. Questo comporterĆ , per Bergoglio un mutamento di quellā€™equilibrio istituzionale che, nella Chiesa latina, si ĆØ consolidato soprattutto nel secondo millennio della sua storia. Ricercare “ciĆ² che ci unisce prima ancora di quello che divide; prendere su di sĆ© i segni del Misericordioso, prima ancora di quelli del Giudice”: anche questo ĆØ unĀ  richiamo spesso ascoltato nellā€™ultimo Concilio, soprattutto dalla voce di colui che lo volle, Giovanni XXIII, e poi dai suoi successori.

Sulle orme dei predecessoriĀ 

SullaĀ redicazione di Papa Francesco, In terris ha raccolto l'approfondita analisi dell'arcivescovo di Catanzaro,Ā  VincenzoĀ Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra e insigne teologo. Francesco ha celebrato Karol Wojtyla definendolo un “gigante della fede”, come lo definƬ Ratzinger al momento della beatificazione, annuendo sulla possibilitĆ  di usare lā€™appellativo di “magno”Ā per il papa venuto dallā€™est europeo. Prima di percorrere le strade del mondo, secondo la celebre definizione di Jorge Mario Bergoglio, Karol Wojtyla ĆØ cresciuto al servizio di Cristo e della Chiesa nella sua Patria, la Polonia. LƬ si ĆØ formato il suo cuore, cuore che poi si ĆØ dilatato alla dimensione universale, prima partecipando al Concilio Vaticano II, e soprattutto dopo il 16 ottobre 1978, perchĆ© in esso trovassero posto tutte le nazioni, le lingue e le culture. Il soffio del Vaticano II nel mondo Papa Bergoglio parla spesso del “rinnovamento voluto dal Concilio ecumenico Vaticano II”, assecondato da Giovanni XXIII, da Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ed ha parlato di “gioia speciale per il fatto che la canonizzazione di papa Roncalli sia avvenuta assieme a quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinnovamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato”.

In difesa della famiglia

Papa Francesco richiama frequentemente la necessitĆ  di programmi pastorali, per esempio di preparazione matrimoniale (anche sotto la spinta dei due Sinodi dedicati alla famiglia), basati sugli insegnamenti specifici di Giovanni Paolo II, che, secondo Bergoglio,Ā Ā si stanno rivelando strumenti promettenti e anzi indispensabili per comunicare la veritĆ  liberatrice sul matrimonio cristiano e stanno ispirando ai giovani una nuova speranza per sĆ© e per il loro futuro come mariti e mogli, padri e madri.Ā  La lezione di Francesco ĆØ rivolta in primo luogo ai teologi: “Non accontentatevi di una teologia da tavolino. Il vostro luogo di riflessione siano le frontiere. E non cadete nella tentazione di verniciarle, di profumarle, di aggiustarle un poā€™ e di addomesticarle. Anche i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini”. Per il Papa, infatti, anche la teologia deve essere “espressione di una Chiesa che ĆØ ospedale da campo, che vive la sua missione di salvezza e guarigione nel mondo”Ā e, perciĆ², incoraggia i teologi a “studiare come nelle varie discipline, la dogmatica e la morale, la spiritualitĆ  e il diritto, possano riflettersi nella centralitĆ  della misericordia. Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinitĆ  burocratica o nellā€™ideologia che, di natura sua, vuole addomesticare il mistero. Comprendere la teologia ĆØ comprendere Dio, che ĆØ Amore”.

Ecumenismo spirituale

Nell'ottica di Papa Francesco il teologo devā€™essere una persona capace di costruire attorno a sĆ© umanitĆ , di trasmettere la divina veritĆ  cristiana in dimensione veramente umana e non un intellettuale senza talento, un eticista senza bontĆ  o un burocrate del sacro. Anche lā€™accoglienza, i momenti di amicizia e convivialitĆ , da parte di Francesco, verso il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il quale ha partecipato alla prima messa del nuovo vescovo di Roma che lo ha citato, in varie occasioni, anche nellā€™enciclica Laudato siā€™, esprimonoĀ  un filo rosso, identificabile in una ricerca comune, da parte di ogni cultura religiosa, finalizzata ad unire le rispettive forze e le ricchezze spirituali per promuovere la pace e il bene dellā€™umanitĆ . Francesco haĀ  fatto propri la costituzione dogmatica Lumen Gentium e i due decreti Orientalium Ecclesiarum ed Unitatis Redintegratio. Egli sā€™ispira sicuramente anche allā€™enciclica Ecclesiam Suam di Paolo VI, per mettersi sulla scia dello sforzo ecumenico, aperto da papa Giovanni e fatto proprio dal Concilio. Illuminanti sono, oltre allā€™incontro con Bartolomeo I, la lettera ai rappresentanti dellā€™assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dellā€™UnitĆ  dei Cristiani per una sempre viva coscienza dellā€™impegno che comporta la volontĆ  di GesĆ¹, espressa nella preghiera al Padre alla vigilia della passione. Imperativo ĆØ ristabilire lā€™unione secondo il principio che piĆ¹ si vivono il Vangelo e la comunione trinitaria, piĆ¹ saranno facili le relazioni fraterne “perchĆ© tutti siano una cosa sola”Ā (Gv 17,21).Ā 

La credibilitĆ  dell'annuncioĀ 

Francesco ha ribaditoĀ che il tema della misericordia gli ĆØ talmente caro da averlo scelto come motto episcopale, “Miserando atque eligendo“, poi, citando Dives in misericordia di Giovanni Paolo II, sottolinea lā€™urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo, con un nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale, perchĆ© ciĆ² ĆØ determinante per la Chiesa e per la credibilitĆ  del suo annuncio. “LĆ  dove la Chiesa ĆØ presente, lĆ  deve essere evidente la misericordia del Padre e dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare unā€™oasi di misericordia. Non giudicare e non condannare, ma perdonare e donare, restando lontani dalle chiacchiere, dalle parole mosse da gelosia ed invidia e cogliendo il buono che cā€™ĆØ in ogni persona, diventando strumenti del perdono”. Quindi , “aprire il cuore alle periferie esistenziali, portando consolazione, misericordia, solidarietĆ  e attenzione a quanti vivono situazioni di precarietĆ  e sofferenza nel mondo di oggi, alle tante persone private della dignitĆ . Che il loro grido diventi il nostro”, esorta il Papa, e “insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere lā€™ipocrisia e lā€™egoismo”.

Liberare i moderni schiaviĀ 

L'obiettivo indicato da Francesco ai fedeliĆØ quello di compiere con gioia le opere di misericordia corporale e spirituale, per risvegliare le coscienze assopite davanti al dramma della povertĆ . Dā€™altronde, sottolinea il Pontefice, la missione di GesĆ¹ ĆØ proprio questa: portare consolazione ai poveri, annunciare la liberazione ai prigionieri delle moderne schiavitĆ¹, restituire la vista a chi ĆØ curvo su se stesso, ridare dignitĆ  a chi ne ĆØ stato privato, divenendo capaci di vincere lā€™ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dellā€™aiuto necessario per essere riscattati dalla povertĆ . Come dice San Giovanni della Croce: “Alla sera della vita saremo giudicati sullā€™amore“. Questi insegnamenti sono anche attuazione del Concilio Vaticano II. “PovertĆ  e misericordia, prima ancora di essere al cuore del Vaticano II, sono al cuore del Vangelo”.

Attualizzare il VangeloĀ 

Al Vangelo attualizzato nellā€™insegnamento conciliare, secondo papa Francesco, occorre guardare per comprenderle e viverle secondo il cuore di Cristo. La povertĆ  ĆØ conseguenza della scelta di Cristo come propria unica ricchezza. Essa ĆØ, innanzitutto, libertĆ  di cuore per essere servi solo di lui. Francesco insegna nella Evangelii Gaudium che dobbiamo lasciarci tutti evangelizzare dai poveri. Invece di pensare a nuovi annunciatori, predicatori, catechisti, missionari della misericordia, ci ricorda che i primi evangelizzatori sono i poveri. Nella prospettiva biblica, perĆ², il “povero”Ā ĆØ la sintesi della buona Notizia e dellā€™annuncio di misericordia: “Misericordia: scandalo per la giustizia, follia per lā€™intelligenza, consolazione per noi debitori. La perfezione dellā€™uomo ĆØ la conquista della misericordia, e la misericordia ĆØ la sintesi della lieta notizia”. Papa Francesco, perciĆ², ha ribadito questa scelta preferenziale per i poveri, indicendo per tutta la Chiesa un Anno giubilare straordinario. I poveri, sia per la condizione di indigenza, sia per il tendenziale non attaccamento a beni che non posseggono, sono quelli che, meglio di altri, ci possono ripetere il Vangelo che ĆØ GesĆ¹ Cristo e, quindi, ricordarci meglio il volto misericordioso, paterno e materno di Dio.Ā 

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