Papa Francesco, Messa a Malta: “Dio ci vuole testimoni di riconciliazione”

Il Santo Padre celebra nel Piazzale dei Granai di Floriana: "C'è chi si erge a paladino di Dio ma calpesta i fratelli"

Papa Francesco Malta
Foto © Vatican Media

Una tappa, lungo la strada che separa Rabat da Floriana. Papa Francesco si ferma in preghiera nella Cappella della Madonna della Medaglia miracolosa, dove riposano le spoglie san Giorgio Preca. Un momento di raccoglimento prima di affacciarsi sul Piazzale dei Granai di Floriana, nel secondo giorno del suo viaggio apostolico nell’isola di Malta, per la celebrazione della Santa Messa. A pochi chilometri dalle mura di La Valletta, il Santo Padre riflette assieme ai fedeli sull’episodio evangelico della donna adultera, ricordando che l’insegnamento di Gesù “non ha nulla di astratto, tocca la vita e la libera, la trasforma, la rinnova”. Ed è qui che si manifesta “il ‘fiuto’ del popolo di Dio, che non si accontenta del tempio fatto di pietre, ma si raduna attorno alla persona di Gesù”.

L’omelia di Papa Francesco

Il popolo accorre da Gesù, non alle mura del tempio dove egli si era recato. Un’assemblea che, però, mostrava dei posti vuoti. Quelli della donna e dei suoi accusatori: “Scribi e farisei pensano di sapere già tutto, di non aver bisogno dell’insegnamento di Gesù; la donna, invece, è una persona smarrita, finita fuori strada cercando la felicità per vie sbagliate”. Gli accusatori “non badano ai propri difetti, ma sono attentissimi a scovare quelli degli altri”. E non vanno da Gesù a cuore aperto ma per metterlo alla prova. Persone, quindi, subordinate ai propri interessi, esperti agli occhi della gente ma che non riconoscono Gesù, appellando “una persona come se fosse una cosa… E fanno tutto questo sotto il manto della loro fama di uomini religiosi”.

Paladini di Dio che calpestano i fratelli

Questi personaggi, ricorda Papa Francesco, ci ricordano che anche nella nostra religiosità “possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito… C’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti”. E’ il nostro sguardo a mostrarci se davvero siamo discepoli, “da come guardiamo al prossimo e da come guardiamo a noi stessi”. Se lo facciamo come Gesù ci mostra, con uno sguardo di misericordia, oppure giudicando, come coloro “che si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli“. Quello che conta per Gesù “è l’apertura disponibile di chi non si sente arrivato, bensì bisognoso di salvezza”.

Testimoni di un Dio misericordioso

Nella figura della donna adultera, vediamo un’occasione di salvezza e di redenzione. E anche di liberazione. “Ricoperta di insulti, pronta a ricevere parole implacabili e castighi severi, con stupore si vede assolta da Dio, che le spalanca davanti un futuro inatteso”. La parola di Gesù la riabilita, “restituendole speranza”. Ogni osservazione, ricorda Papa Francesco, “se non è mossa dalla carità e non contiene carità, affossa ulteriormente chi la riceve. Dio, invece, lascia sempre aperta una possibilità e sa trovare ogni volta vie di liberazione e di salvezza“. Per quella donna, la vita cambia con il perdono. E con l’aver imparato a perdonare: “Magari avrà visto nei suoi accusatori non più delle persone rigide e malvagie, ma coloro che le hanno permesso di incontrare Gesù”. Il desiderio del Signore è che anche noi ” diventiamo testimoni instancabili di riconciliazione: testimoni di un Dio per il quale non esiste la parola ‘irrecuperabile'”. Se imitiamo Gesù, “non saremo portati a concentrarci sulla denuncia dei peccati, ma a metterci con amore alla ricerca dei peccatori”.