Papa Francesco: “La vita cristiana è una storia d’amore con Dio”

Questa è la vita cristiana, una storia d’amore con Dio“, nella quale è il Signore a prendere gratuitamente l’iniziativa: “nessuno è privilegiato rispetto agli altri, ma ciascuno è privilegiato davanti a Dio”. Ed è da questo “amore gratuito, tenero e privilegiato” che si rigenera “sempre la vita cristiana”. Papa Francesco celebra, sul sagrato della basilica vaticana, il rito di canonizzazione di trentacinque beati, tra cui tre giovani messicani, considerati i protomartiri dell’intero continente americano. In una piazza San Pietro gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, baciata da un caldo sole autunnale, il Pontefice commenta il brano evangelico di questa domenica, sottolineando a più riprese come Dio, davanti ai nostri “no”, “non sbatte la porta, ma include ancora di più”, “risponde con un amore più grande”.

Senza amore la vita cristiana diventa sterile

Il Papa inizia la sua omelia riassumendo la parabola che parla del Regno di Dio come di una festa di nozze (cfr Mt 22,1-14). Un racconto dove il protagonista è il figlio del re, lo sposo, “nel quale è facile intravedere Gesù”. L’evangelista, fa notare il Papa, non menziona mai la sposa, bensì “dei molti invitati, desiderati e attesi”. “Quegli invitati siamo tutti noi – precisa -, perché con ognuno di noi il Signore desidera ‘celebrare le nozze'”. Il matrimonio, infatti, inaugura “la comunione di tutta la vita”, ed “è quanto Dio desidera con ciascuno di noi”. In questa prospettiva, dunque, il nostro rapporto con lui, sottolinea Bergoglio, non “può essere solo quello dei sudditi devoti col re, dei servi fedeli col padrone, ma è anzitutto quello della sposa amata con lo sposo”. Dio, precisa il Pontefice, “non si accontenta che noi adempiamo i buoni doveri e osserviamo le sue leggi, ma vuole con noi un rapporto fatto di dialogo, fiducia e perdono“. La vita cristiana, prosegue, “è una storia d’amore con Dio, dove il Signore prende gratuitamente l’iniziativa e dove nessuno di noi può vantare l’esclusiva dell’invito”. Da qui l’invito a interrogarsi “se, almeno una volta al giorno, confessiamo al Signore il nostro amore per Lui“. Perché, se si smarrisce l’amore, fa presente il Papa, “la vita cristiana diventa sterile, un corpo senz’anima, una morale impossibile, un insieme di princìpi e leggi da far quadrare senza un perché”. Al contrario, “il Dio della vita aspetta una risposta d’amore“. Il pericolo nel quale possiamo cadere è “una vita cristiana di routine, dove ci si accontenta della ‘normalità’, senza slancio, senza entusiasmo, e con la memoria corta“.

Il pericolo dell’egoismo

Seguendo il brano evangelico, Papa Francesco fa notare che quest’invito “può essere rifiutato“. Un rifiuto, precisa, dovuto all’egoismo. Si sofferma su una parola: ” proprio”. E’ questa la chiave di lettura che ci permette di capire il motivo del rifiuto. “Gli invitati, infatti, non pensavano che le nozze fossero tristi o noiose – afferma il Pontefice -, ma semplicemente ‘non se ne curarono’“. Ovvero: “erano distolti dai loro interessi, preferivano avere qualcosa piuttosto che mettersi in gioco, come l’amore richiede”. Ed è proprio in questa maniera che “si prendono le distanze dall’amore, non per cattiveria, ma perché” si preferiscono “le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodità”. “Ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po’ allegri – aggiunge -, ma così si invecchia presto e male, perché si invecchia dentro”. E quando il cuore non si dilata – precisa il Pontefice, si chiude. “Quando tutto dipende dall’io si diventa rigidi e cattivi, si reagisce in malo modo per nulla”. Il Vangelo ci chiede se stare “dalla parte dell’io o dalla parte di Dio”, perché il Signore, sottolinea il Pontefice, “è il contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialità“. Davanti ai continui rifiuti che riceve, aggiunge il Santo Padre, alle “chiusure nei riguardi dei suoi inviti, va avanti, non si rassegna”. “Di fronte ai ‘no’, non sbatte la porta, ma include ancora di più”, davanti “alle ingiustizie subite, risponde con un amore più grande”. “Così fa l’amore – aggiunge -; perché solo così si vince il male“.

 

Come i Santi, con la nostra testimonianza di vita, lasciamo trasparire la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 15 ottobre 2017

 

L’abito della festa

Infine, Papa Francesco si sofferma su un aspetto che l’evangelista mette in luce in questa parabola: “l’abito degli invitati, che è indispensabile”. Bergoglio ricorda che “non basta rispondere una volta all’invito, dire solo ‘sì'”. Al contrario, serve “vestire l’abitudine a vivere l’amore ogni giorno”. I cristiani, sottolinea, hanno bisogno di “rinnovare ogni giorno la scelta di Dio”. E, ricordando i martiri appena elevati agli onori degli altari, il Pontefice fa notare come essi “non hanno detto ‘sì’ all’amore a parole e per un po’, ma con la vita e fino alla fine. Il loro abito quotidiano – sottolinea – è stato l’amore di Gesù, quell’amore folle che ci ha amati fino alla fine, che ha lasciato il suo perdono e la sua veste a chi lo crocifiggeva”. Con il Battesimo, conclude, anche “noi abbiamo ricevuto la veste bianca, l’abito nuziale per Dio”. Da qui l’invito a chiedere la grazia di mantenere “pulita” questa veste. Come farlo? “Andando a ricevere senza paura il perdono del Signore: è il passo decisivo per entrare nella sala delle nozze a celebrare la festa dell’amore con Lui”.

Al termine della celebrazione, durante la preghiera dell’Angelus, il Papa annuncia un’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica“.