Papa Francesco: 'Il dolore delle vittime è lamento che sale in cielo'

Papa Francesco ha scritto una lettera resa pubblica oggi sul sito della Santa Sede e indirizzata al Popolo di Dio. In vista del viaggio apostolico che si terrà in Irlanda per l'Incontro Mondiale delle Famiglie, il Santo Padre fa sentire la sua voce sui recenti casi di presunti abusi in cui sarebbero coinvolti anche dei religiosi e che arrivano dagli Stati Uniti. 

La lettera

Papa Francesco ha voluto far chiarezza sulla posizione della Chiesa sin dall'inizio della lettera: “'Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme' (1 Cor 12,26). Queste parole di San Paolo risuonano con forza nel mio cuore constatando ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate“. Per il Santo Padre, questo è “un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti.” Papa Francesco continua: “Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità.”

Il dolore delle vittime

Una presa di posizione, dunque, netta in cui il vescovo di Roma chiede perdono senza reticenze alle vittime di che hanno subito violenze da religiosi. Evocando il recente rapporto sui casi di abusi emerso nell'ultimo mese, Papa Francesco è stato chiaro: “Benché si possa dire che la maggior parte dei casi riguarda il passato, tuttavia, col passare del tempo abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte; le ferite non vanno mai prescritte.” Scrive Bergoglio: “Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità.”

Papa Francesco cita il cardinal Ratzinger

Per ribadire la linea della fermezza sposata dalla Chiesa di fronte a questi casi, Papa Francesco cita un famoso discorso pronunciato dal suo predecessore: “Faccio mie le parole dell’allora Cardinale Ratzinger – scrive il Santo Padre – quando, nella Via Crucis scritta per il Venerdì Santo del 2005, si unì al grido di dolore di tante vittime e con forza disse: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! […] Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore.

Vergogna e pentimento

Papa Francesco usa parole d'impatto nella sua lettera: “Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli.” In questo senso, Bergoglio fa un appello a favore della trasparenza sempre e comunque: “Se in passato l’omissione ha potuto diventare una forma di risposta, oggi vogliamo che la solidarietà, intesa nel suo significato più profondo ed esigente, diventi il nostro modo di fare la storia presente e futura, in un ambito dove i conflitti, le tensioni e specialmente le vittime di ogni tipo di abuso possano trovare una mano tesa che le protegga e le riscatti dal loro dolore. Tale solidarietà ci chiede, a sua volta, di denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona. Solidarietà che reclama la lotta contro ogni tipo di corruzione, specialmente quella spirituale”.

Tolleranza zero

Il Santo Padre chiede alla Chiesa, intesa come comunità, di reagire insieme e lavorare alle “mediazioni necessarie che diano sicurezza e proteggano l’integrità dei bambini e degli adulti in stato di vulnerabilità, come pure della diffusione della 'tolleranza zero'. Riconoscendo che c'è stato un ritardo nell'”applicare queste azioni e sanzioni così necessarie”, Bergoglio si dice fiducioso che queste azioni “aiuteranno a garantire una maggiore cultura della protezione nel presente e nel futuro.”

Preghiera e digiuno

La lettera continua con un invito rivolto al Popolo di Dio all’”esercizio penitenziale della preghiera e del digiuno“. Questo aiuterà, scrive il Santo Padre, “a metterci davanti al Signore e ai nostri fratelli feriti, come peccatori che implorano il perdono e la grazia della vergogna e della conversione, e così a elaborare azioni che producano dinamismi in sintonia col Vangelo“.

Atrocità

Papa Francesco mostra di non voler fare alcun passo indietro rispetto alla linea della 'tolleranza zero' adottata sul tema degli abusi sin dall'inizio del suo pontificato ed ereditata da Benedetto XVI. Scrive ancora, infatti, nella lettera di oggi: “E’ imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui. La coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i delitti e le ferite procurate nel passato e ci permette di aprirci e impegnarci maggiormente nel presente in un cammino di rinnovata conversione.”

L'esempio di Maria

La Chiesa deve reagire a questi scandali guardando a Maria, dice Papa Francesco. Conclude, infatti, nella lettera: “Quando sperimentiamo la desolazione che ci procurano queste piaghe ecclesiali, con Maria ci farà bene insistere di più nella preghiera cercando di crescere nell’amore e nella fedeltà alla Chiesa. Lei, la prima discepola, insegna a tutti noi discepoli come dobbiamo comportarci di fronte alla sofferenza dell’innocente, senza evasioni e pusillanimità. Guardare a Maria vuol dire imparare a scoprire dove e come deve stare il discepolo di Cristo.”