Una terra “meravigliosa, giovane e missionaria”. Tre appellativi per un luogo lontano, meta dell’evangelizzazione e frontiera delle sfide future. Papa Francesco incontra i fedeli della Papua Nuova Guinea nella spianata che apre lo sguardo sulla Cattedrale della Santa Croce di Vanimo, polo di una ancor giovane diocesi e luogo prediletto di quella Chiesa in uscita che, fin dall’inizio del suo Pontificato, il Santo Padre ha rivelato di desiderare. E, del resto, in questa terra “la missione non si è mai interrotta: religiose, religiosi, catechisti e missionari laici non hanno smesso di predicare la Parola di Dio e di offrire aiuto ai fratelli, nella cura pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in molti altri ambiti, affrontando non poche difficoltà, per essere per tutti strumento ‘di pace e di amore'”.
Le opere qui realizzate “testimoniano che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti, perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune”. E il popolo papuano, ha spiegato il Papa, è “esperto di bellezza” perché vive da essa circondato, in un quadro di meraviglia che evoca la stessa immagine dell’Eden: “Ma questa ricchezza il Signore ve l’affida come un segno e uno strumento, perché viviate anche voi così, uniti in armonia con Lui e con i fratelli, rispettando la casa comune e custodendovi a vicenda… Guardandoci attorno, vediamo quanto è dolce lo scenario della natura. Ma rientrando in noi stessi, ci accorgiamo che c’è uno spettacolo ancora più bello: quello di ciò che cresce in noi quando ci amiamo a vicenda”.
Diffondere ovunque la bellezza del Vangelo può richiedere sacrifici, lunghe assenze, fatica del corpo e dello spirito. Per questo è necessario che la loro missione sia sostenuta da tutta la comunità. Eppure, non è solo questa la forma di aiuto che meritano: “Ciascuno di noi promuova l’annuncio missionario là dove vive: a casa, a scuola, negli ambienti di lavoro, perché dappertutto, nelle foreste, nei villaggi e nelle città, alla bellezza dei panorami corrisponda la bellezza di una comunità in cui ci si vuole bene”. In questo modo, come un’orchestra, si riuscirà a “scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia; di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle”. È l’amore, ha ricordato Papa Francesco, che è “più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio”.
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