Divina Misericordia, il Papa: “Cristo ci vuole tessitori di riconciliazione”

Nella Domenica della Divina Misericordia, Papa Francesco invita a riflettere sul "Pace a voi" rivolto da Cristo ai discepoli: "Il Risorto viene incontro alla debolezza dell'uomo"

Foto © VaticanMedia

“Oggi il Signore risorto appare ai discepoli e a loro, che l’avevano abbandonato, offre la sua misericordia, mostrando le sue piaghe”. La Domenica della Divina Misericordia rammenta a tutti i fedeli le apparizioni di Cristo successive alla Resurrezione. E, nei Vangeli, vengono ricordate le sue parole, il suo “Pace a voi”, rivolto per ben tre volte ai discepoli. “È il saluto del Risorto – ricorda Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa -, che viene incontro a ogni debolezza e sbaglio umano”. E la Divina Misericordia, in noi, è innanzitutto gioia, che poi suscita il perdona e, infine, consola nella fatica. Il Santo Padre ricorda come la misericordia di Dio consegni “una gioia speciale, la gioia di sentirsi perdonati gratuitamente”. Il primo “Pace a voi” viene accolto dai discepoli con gioia, da loro che “avrebbero dovuto provare vergogna”. Quel volto e quel saluto distoglie il loro pensiero dai propri fallimenti, il quale si concentra sugli occhi di Gesù. Dove “non c’è severità, ma misericordia. Cristo non recrimina sul passato, ma dona loro la benevolenza di sempre”.

Dalla misericordia alla riconciliazione

La gioia di Gesù, ricorda Papa Francesco, la proviamo nel momento in cui sperimentiamo il suo perdono. “Ci è capitato di assomigliare ai discepoli della Pasqua: dopo una caduta, un peccato, un fallimento. In quei momenti sembra che non ci sia più nulla da fare. Ma proprio lì il Signore fa di tutto per donarci la sua pace”. Al secondo “Pace a voi” segue l’esortazione ad andare, di fatto preannunciando il dono dello Spirito Santo. I discepoli, “non solo ricevono misericordia, ma diventano dispensatori di quella stessa misericordia che hanno ricevuto”. Un dono di grazia “che poggia però sulla loro esperienza di uomini perdonati”. Ed è in questo modo, spiega il Pontefice, che nella Chiesa deve raggiungerci il perdono: “Attraverso l’umile bontà di un confessore misericordioso, che sa di non essere il detentore di qualche potere, ma un canale di misericordia, che riversa sugli altri il perdono di cui lui per primo ha beneficiato”. Per questo dobbiamo interrogarci sul nostro ruolo di promotori della comunione, rammentando che Cristo ci vuole tessitori di riconciliazione, senza cadere nella tentazione del chiacchiericcio “che sempre uccide”.

Come Tommaso

Il terzo “Pace a voi” viene rivolto ai discepoli nel giorno in cui viene confermata la fede di Tommaso. Le parole che Gesù gli rivolge non sono di sfida ma di misericordia. E le parole dell’apostolo, “Mio Signore e mio Dio”, pronunciate dopo averlo riconosciuto, “possiamo ripeterle durante la giornata, soprattutto quando sperimentiamo dubbi e oscurità, come Tommaso”. In questa figura, spiega il Santo Padre, “c’è la storia di ogni credente, di ognuno di noi, di ogni credente: ci sono momenti difficili, in cui sembra che la vita smentisca la fede, in cui siamo in crisi e abbiamo bisogno di toccare e di vedere. Ma, come Tommaso, è proprio qui che riscopriamo il cuore del Signore, la sua misericordia”. E ci induce a scoprire “anche le piaghe dei fratelli e delle sorelle”.