Angelus, il Papa vicino al popolo ucraino: “Vive una crudeltà immane”

Papa Francesco prega anche per il Nicaragua, affinché "per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica"

Papa Angelus
Foto © VaticanMedia

“Una crudeltà immane”. Così Papa Francesco definisce ciò che sta vivendo il popolo ucraino, ricorrente in ogni preghiera del Santo Padre. E praticamente in ogni Angelus pronunciato da quando le forze russe hanno iniziato la loro invasione dell’Ucraina. Una preghiera che, stavolta, Francesco condivide per la popolazione del Nicaragua, sconvolto da attacchi contro la Chiesa e la democrazia: “Seguo da vicino con preoccupazione e dolore la situazione creatasi in Nicaragua, che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che, per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica. Chiediamo al Signore, per l’intercessione della Purissima, che ispiri nei cuori di tutti tale concreta volontà”.

L’Angelus del Papa

Parole che fanno seguito a una riflessione su una domanda posta a Gesù, citata dal brano evangelico della liturgia odierna: “Sono pochi quelli che si salvano?”. Alla quale Cristo risponde: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta“. Un’immagine che forse potrebbe spaventare, “come se la salvezza fosse destinata solo a pochi eletti o ai perfetti”. È vero che si tratta di una porta stessa, come è vero però che questa “è aperta a tutti”. Gesù, ricorda Papa Francesco, dice: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. Una frase che ci ricorda come “per entrare nella vita di Dio, nella salvezza, bisogna passare attraverso di Lui, non di un altro… Accogliere Lui e la sua Parola”. Quella del cristiano è “una vita ‘a misura di Cristo’, fondata e modellata su di Lui. Significa che il metro di misura è Gesù e il suo Vangelo”.

La scelta giusta

Ecco perché si tratta di una porta stretta. Non perché destinata a pochi eletti “ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce”. Questo ingresso nel progetto di vita proposto da Dio ci chiede “di restringere lo spazio dell’egoismo, di ridurre la presunzione dell’autosufficienza, di abbassare le alture della superbia e dell’orgoglio e di superare la pigrizia per attraversare il rischio dell’amore, anche quando comporta la croce”. Basti pensare ai gesti quotidiani di amore, “ai genitori che si dedicano ai figli facendo sacrifici e rinunciando al tempo per sé stessi; a coloro che si occupano degli altri e non solo dei propri interessi”. Esempi che ci ricordano come evitare di scegliere “la porta larga del proprio comodo”, concentrandoci invece sul seguire la via per “la porta stretta di Gesù, di una vita spesa nell’amore. Costoro, dice oggi il Signore, saranno riconosciuti dal Padre molto più di quelli che si credono già salvati e, in realtà, nella vita sono ‘operatori di ingiustizia’”.