Papa: “Basta con il terrorismo delle chiacchiere”

“Il carisma non va conservato come una bottiglia di acqua distillata, va fatto fruttificare con coraggio, mettendolo a confronto con la realtà presente, con le culture, con la storia, come ci insegnano i grandi missionari dei nostri istituti”. E’ quanto espresso da Papa Francesco ricevendo in udienza i partecipanti alla 54a Assemblea nazionale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM) sul tema “Missione della Chiesa e vita consacrata alla luce della Evangelii gaudium”. “La vita religiosa – ha esordito il Santo Padre – aiuta principalmente la Chiesa a realizzare quell’‘attrazione’ che la fa crescere, perché davanti alla testimonianza di un fratello e di una sorella che vive veramente la vita religiosa, la gente si domanda ‘che cosa c’è qui?’, ‘che cosa spinge questa persona oltre l’orizzonte mondano?’”.

“Questa direi – ha ribadito – è la prima cosa: aiutare la Chiesa a crescere per via di attrazione. Senza preoccuparsi di fare proseliti: attrazione!”. Noi religiosi, ha continuato, “siamo chiamati” a dare una “testimonianza di profezia” a questo passo del Vangelo: se uno “non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. La testimonianza profetica, inoltre, coincide con la santità, è “istituzione”, “non è ideologica, non è ‘alla moda’, ma è sempre un segno di contraddizione secondo il Vangelo, così come lo era Gesù”. “Ogni carisma per vivere ed essere fecondo – ha spiegato – è chiamato a decentrarsi, perché al centro ci sia solo Gesù Cristo”.

Il vescovo di Roma ha poi indicato che oggi la “vita religiosa” è chiamata a dare un segno di “vita fraterna”. “Per favore – ha osservato – che non ci sia fra voi il terrorismo delle chiacchiere! Cacciatelo via! Ci sia fraternità. E se tu hai qualcosa contro il fratello, lo dici in faccia… Alcune volte finirai ai pugni, non è un problema: è meglio questo che il terrorismo delle chiacchiere”. L’attuale cultura dominante individualista, “centrata sui diritti soggettivi”, corrode la società “a partire dalla sua cellula primaria che è la famiglia”. In questo “la vita consacrata può aiutare la Chiesa e la società intera dando testimonianza di fraternità, che è possibile vivere insieme come fratelli nella diversità”.