Ucraina, il Papa: “Misericordia e pietà per il popolo martoriato”

Il Vangelo, ricorda il Papa, "è come un fuoco: sfida a passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del Risorto"

Papa Francesco Angelus
Foto © Vatican Media

“Chiediamo al Signore, misericordia speciale, misericordia e pietà per il martoriato popolo ucraino”. Papa Francesco, alla vigilia della festa dell’Assunzione al Cielo di Maria, torna a rivolgere un pensiero alla popolazione dell’Ucraina, logorata da una guerra che si protrae ormai dal febbraio scorso. Il Santo Padre potrebbe recarsi presto a Kiev e, prima ancora, incontrare il patriarca ortodosso Kirill durante il suo viaggio in Kazakistan, del prossimo settembre.

Tappe fondamentali per una voce che, ogni giorno, continua a invitare le parti in causa al dialogo e alla risoluzione del conflitto attraverso una via diplomatica. Il Papa, però, non dimentica le altre crisi umanitarie e invita a pregare per la popolazione della Somalia che “si trova ora in pericolo mortale a causa della siccità. Auspico che la solidarietà internazionale possa rispondere efficacemente a tale emergenza. Purtroppo la guerra distoglie l’attenzione e le risorse, ma questi sono gli obiettivi che esigono il massimo impegno: la lotta alla fame, la salute, l’istruzione”.

L’Angelus del Papa

Nell’Angelus odierno, Papa Francesco invita a riflettere sull’espressione di Gesù rivolta ai discepoli mentre è in cammino: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso”. Parole con le quali Gesù ci ricorda che “il Vangelo è come un fuoco, perché si tratta di un messaggio che, quando irrompe nella storia, brucia i vecchi equilibri del vivere, sfida a uscire dall’individualismo, sfida a vincere l’egoismo, sfida a passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del Risorto“. In sostanza, il Vangelo “non lascia le cose come stanno ma accende un’inquietudine che ci mette in cammino, ci spinge ad aprirci a Dio e ai fratelli. È proprio come il fuoco: mentre ci riscalda con l’amore di Dio, vuole bruciare i nostri egoismi”.

Un fuoco nella notte

Gesù “è acceso dal fuoco dell’amore di Dio e, per farlo divampare nel mondo, si spende in prima persona, amando fino alla fine, cioè fino alla morte”. Con la sua luce svela il volto misericordioso di Dio, abbattendo le barriere dell’emarginazione. È un fuoco che purifica. E Gesù ci invita “a riaccendere la fiamma della fede, perché essa non diventi una realtà secondaria, o un mezzo di benessere individuale, che ci fa evadere dalle sfide della vita e dall’impegno nella Chiesa e nella società”. La fede, ricorda Papa Francesco, “non è una ‘ninna nanna’ che ci culla per farci addormentare. La fede vera è un fuoco, acceso per farci stare desti e operosi anche nella notte”.