Papa: “Anche chi ha avuto un'infanzia difficile può essere felice”

Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio”. Il ciclo di catechesi di Papa Francesco sui comandamenti si è fermato oggi sul quarto. Nell'udienza generale il Santo Padre ha colto l'occasione per invitare i fedeli ad “onorare i genitori”, anche se ci sono stati dissidi familiari ed anche quelli delle altre persone.

Perché “onorare” i genitori

Sotto un cielo plumbeo e un clima umido, Papa Bergoglio ha sviscerato il significato arcaico della parola “onore”, che in ebraico indica la gloria, il valore, il “peso”, vale a dire, la consistenza di una realtà con cui “fare i conti”, attraverso i riti, ma soprattutto dando a Dio “il giusto posto nella propria esistenza”. In che modo? Esprimendo l'amore con atti concreti, proprio come va fatto con il padre e la madre. Avere un buon rapporto con i genitori – ha proseguito – porta giovamento, ecco infatti che nel Deuteronomio si legge di onorare il padre e la madre “perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio”. Questa seconda parte poco conosciuta del quarto comandamento deriva da “una sapienza pluri-millenaria” che “dichiara ciò che le scienze umane hanno saputo elaborare solo da poco più di un secolo: che, cioè l’impronta dell’infanzia segna tutta la vita”, perché “la nostra infanzia è un po’ come un inchiostro indelebile, si esprime nei gusti, nei modi di essere, anche se alcuni tentano di nascondere le ferite delle proprie origini”.

“Tutti i figli possono essere felici”

I padri e le madri – rileva il Papa – possono “non essere perfetti”, ma onorarli è un atto che i figli sono chiamati a fare “a prescindere dai meriti dei genitori”, perché “anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici”, dato che “il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo”. Una parola “costruttiva” per “tanti giovani che vengono da storie di dolore e per tutti coloro che hanno patito nella propria giovinezza”. A tal proposito il Pontefice ha elencato una serie di uomini e donne di Dio, come Nunzio Sulprizio, prossimo santo, che perse i genitori presto ma li tenne nel cuore; come San Giovanni Paolo II, che perse precocemente la madre; come il Beato Carlo Gnocchi, orfano e povero; o come San Camillo de Lellis, che ebbe un'infanzia disordinata, o Santa Giuseppina Bakhita, schiava già in fanciullezza.

“Ti sei allontanato dai genitori? Torna da loro!”

Il Vescovo di Roma ha ricordato, infatti, che “le nostre ferite si trasformano in potenzialità” se scopriamo che “Dio da sempre ci prepara una vita da figli suoi, dove ogni atto è una missione ricevuta da lui”. A tal proposito è fondamentale porsi la domanda: “Per quale opera Dio mi ha forgiato attraverso la mia storia?”. A quel punto, “tutto si rovescia, tutto diventa prezioso, tutto diventa costruttivo”, e possiamo dunque “iniziare ad onorare i nostri genitori con libertà di figli adulti e con misericordiosa accoglienza dei nostri limiti”. Di qui l'invito del Papa: “Onorare i genitori! Ma ci hanno dato la vita! Se tu ti sei allontanato dai genitori, fai uno sforzo e torna, torna da loro. Forse sono vecchi! Ti hanno dato la vita”. E ancora, un altro invito: “Fra noi c'è l'abitudine, di dire cose brutte, anche parolacce! Per favore, mai insultare i genitori altrui! Mai si insulta la mamma, mai si insulta al papà! Fate questa decisione interna: da oggi in poi, mai insulterò la mamma e il papà di qualcuno! Vi hanno dato la vita! Non devono essere insultati!”.