PAKISTAN, UNA FAMIGLIA CRISTIANA COSTRETTA A FUGGIRE A CAUSA DELL’ODIO RELIGIOSO

Una famiglia costretta a fuggire per le continue minacce ricevute, un Paese nel quale le minoranze religiose, a dispetto di quanto proclamato dalla politica, rischiano ogni giorno la vita. E’ questa la storia di Victoria (nome di fantasia) e dei suoi cari raccolta da AsiaNews, il racconto di una donna cristiana di 45 anni che ha dovuto lasciarela sua città natale, insieme al marito e ai tre figli, per salvarsi la vita.

L’esistenza di Victoria scorre serena fino al 2013, quando il figlio maggiore le confida di non voler più andare a scuola perché oggetto da mesi di violenze e soprusi da parte di compagni di classe di religione diversa. Uno dei bulli avrebbe addirittura ordinato al ragazzo di recitare i karma – i 6 articoli di fede con cui si effettua la conversione all’islam – davanti agli occhi increduli sei loro amici.

Victoria, quindi, decide di denunciare l’accaduto all’amministrazione, che promette di indagare sull’accaduto e di risolvere la questione. Invece, dopo qualche mese, anche le altre due figlie della donna vengono costrette a costrette da uno studente più grande a recitare il “Naat”, un poema in onore del profeta Maometto, di fronte all’assemblea scolastica.

Dopo questi due terribili episodi, racconta la donna ad Asianews, la famiglia decide di trasferirsi a Lahore, un luogo che alcuni amici avevano indicato loro come più rispettoso delle minoranze religiose. La tranquillità di Victoria, però, viene di nuovo minacciata da altre vessazioni nei confronti del primogenito, questa volta vittima di violenze in un’università privata a Gahzi Chowk. Il giovane, infatti, è stato costretto ad assistrere a una “lezione” di scienza islamica durante la quale l’insegnante avrebbe prounciato un discorso a dir poco preoccupante: “l’universo è stato creato per i musulmani, mentre i non musulmani ne beneficiano in modo ingiustificato. Quindi l’uccisione di cristiani, ebrei e indù è da giustificare”.

“La propaganda politica afferma in maniera altisonante di porre fine ai ‘discorso dell’odio’, ma i fatti mostrano l’altra faccia della medaglia”, precisa Victoria ad Asianews, dicendosi molto preoccupata per il fatto che proprio chi dovrebbe dare l’esempio, si rivela essere un estremista.  “Se i compagni di classe avessero scoperto la mia religione – ha raccontato il figlio di Victoria al sito di informazione online–, mi avrebbero fatto a pezzi”. Ciò che lo ha sconvolto è che sia stato proprio un professore a pronunciare parole così cariche di odio: “l’oppressore, questa volta, era l’inegnante stesso”.