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Pakistan, la resistenza alle persecuzioni nel quartiere cristiano di Essa Nagri

Riaprono le chiese a Jaranwala: un segno di speranza

Una testimonianza di speranza ii Pakistan, una delle nazioni al mondo in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati.

Abbiamo ringraziato Dio perché, anche nella sofferenza, si fa presente accanto a noi. Nella chiesa già rinnovata e agibile, abbiamo pregato per la pace con tanti fedeli, insieme con i capi musulmani seduti l’uno accanto all’altro, e con tanti uomini di buona volontà, che vogliono costruire la pacifica coesistenza di religioni diverse nella società”: con queste parole l’Arcivescovo di Lahore, Sebastian Shaw, racconta all’Agenzia Fides l’incontro di preghiere tenutosi nella chiesa cattolica del quartiere cristiano di Essa Nagri a Jaranwala, già ripulita, ritinteggiata, arredata e resa agibile al culto, grazie alla tempestiva opere di ricostruzione disposta e finanziata dal governo del Punjab nell’area colpita dalla violenza del 16 agosto . “E’ per noi un segno di rinascita. Siamo convinti che da un male Dio può far fiorire il bene. Abbiamo ascoltato e consolato le vittime. E’ stato avviato il processo di ripresa, è importante procedere su questo cammino”, afferma l’Arcivescovo, recatosi diverse volte nei giorni scorsi a Jaranwala, anche in compagnia di varie delegazioni di capi musulmani che hanno mostrato solidarietà (vedi Fides 25/8/2023).
Mons. Shaw ci tiene a raccontare un episodio simbolico: “Il leader musulmano Tahir Mehmood Ashrafi, capo dell’ All Pakistan Ulema Council, ha voluto rassicurare personalmente una ragazza cristiana prossima alle nozze che, nell’incendio della casa di famiglia, ha perso l’intera sua ‘dote’, l’insieme di beni preparati, secondo la tradizione, in diversi anni, prima di sposarsi. Ashrafi ha benedetto la ragazza, le ha simbolicamente posto un velo sul capo, dicendo che avrebbe provveduto a risarcire e ricomprare la dote della ragazza, che così potrà sposarsi felicemente. Un bel gesto, esemplificativo dello spirito di vicinanza”, dice.
Su circa 30 tra chiese e cappelle danneggiate, bruciate o vandalizzate (sette chiese dell’Esercito della Salvezza, tre cattoliche, tre chiese presbiteriane e altre cappelle o sale di culto appartenenti a denominazioni cristiane indipendenti ), sono quattro le chiese già restaurate o in cui si sta velocemente completando la fase di ristrutturazione per essere riaperte al culto a Jaranwala, tra le quali una cattolica. L’opera disposta dal governo provinciale è stata immediata e anche gli aiuti finanziari di 2 milioni di rupie (oltre 6.600 dollari USA) sono stati già consegnati a ciascuna famiglia colpita dalla violenza.
In alcuni casi, per una delle Chiese dell’Esercito della Salvezza, fondata 119 anni fa, la ristrutturazione sarà più lenta perchè, essendo un edificio storico, non si può demolirla e ricostruirla ex novo, m si vuole avviare un restauro più attento e ragionato, conservando e mura e parti di valore storico.
Le chiese sono circondate da case bruciate, su entrambi i lati delle strade del quartiere. Tra le macerie, si vedono le famiglie cristiane che con fatica e pazienza cercano di ripulire la zona e restaurare le proprie abitazioni. Accanto a loro vi sono numerosi volontari e religiosi impegnati in un’opera di sostegno quotidiano. Fedeli cristiani provenienti da tutto il Pakistan stanno portando profonda e fattiva solidarietà e agli sfollati senzatetto.
Tra costoro, i frati Cappuccini del Punjab forniscono aiuti alimentari, vestiti e articoli per la casa, ma si fermano anche a pregare con le vittime. “Come primo approccio abbiamo organizzato un aiuto di emergenza alla popolazione che soffre, fatto di aiuti materiali e di sostegno psicologico e spirituale. Inoltre, per rendere il Pakistan una nazione pacifica, siamo sempre pronti al dialogo, anche laddove si tratta di affrontare casi come quelli che portano false accuse di blasfemia”, nota a Fides il padre cappuccino p. Qaisar Feroz, segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni nella Conferenza episcopale del Pakistan.
“Ci colpisce – prosegue il frate – quanto affermato dalla missione d’inchiesta della Commissione per i diritti umani del Pakistan (HRCP) a Jaranwala. Voci e accuse di blasfemia e appelli all’azione sono partiti dagli altoparlanti della moschea, migliaia di uomini si sono radunati nella città e hanno proceduto ad attaccare chiese e case cristiane. La missione invita a non garantire impunità ai gruppi religiosi musulmani organizzati che istigano a compiere azioni violente contro le minoranze religiose. Il governo deve adottare misure severe verso l’incitamento all’odio contro qualsiasi comunità”.

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