Appello dalle missioni saveriane: “Chi vuole la pace, abbandoni le armi”

"Noi che conosciamo la guerra, vi preghiamo: non fatela!”. Dal profondo del Congo un monito contro l'escalation del conflitto in Ucraina

armi

Senza pace non c’è futuro. “La guerra porta disordine e distrugge l’ambiente. Le bombe inquinano l’aria e ci portano malattie. Le scuole sono chiuse. Gli spostamenti sono bloccati. I centri sanitari distrutti. Il Paese diventa inabitabile. Le persone fuggono a migliaia. Per vivere miseramente in un Paese vicino. E talvolta si ribellano contro coloro che le hanno accolte. Così la guerra si propaga“. Suor Teresina Caffi è una missionaria saveriana. All’agenzia vaticana Fides la religiosa rilancia l’appello di 60 ragazze congolesi di Bukavu. Il capoluogo del Sud Kivu. Nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Un’area che da decenni è attraversata da conflitti.pace

Appello per la pace

Un accorato appello affinché non scoppi una nuova guerra in Europa. Stop, quindi, alla tensione tra Russia e Ucraina. “Noi, giovani di Bukavu, la generazione della guerra, abbiamo subito molte disgrazie e traumi a causa di essa. Ecco perché vi preghiamo di non iniziare la guerra. Qualcuno ha scritto: ‘Se vuoi la pace, prepara la guerra’. Ma noi diciamo con Papa Francesco: ‘Chi vuole la pace, prepari la pace‘”. Le ragazze congolesi richiamano l’attenzione sugli Stati che “fanno la guerra”. Sulle multinazionali che “producono armi”. E “cercano a tutti i costi la ricchezza di un altro Paese“. Poi, però, sono i poveri che “devono soffrire”. E proseguono le 60 ragazze congolesi: “Siamo noi, i giovani, che soffriamo. Chi vuole la guerra ci chieda cosa stiamo passando. Noi che abbiamo conosciuto la guerra. Non c’è nessun tesoro nascosto nella guerra. Con la guerra si perde tutto“.

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Fosse

In guerra “più di dieci persone vengono seppellite in una stessa fossa. Come se fossero del fertilizzante. Le donne diventano vedove. Gli uomini vedovi. I bambini rimangono orfani. I genitori perdono i figli. Tanti bambini non hanno mai conosciuto la loro famiglia. Rimasti senza casa. Vivono per strada. E non sono mai stati a scuola”, prosegue l’appello. “La guerra destabilizza la società. Porta carestia e miseria. Umilia le persone. Calpesta la dignità umana. Non permette alle persone di lavorare e riposare né giorno né notte. Impedisce il progresso. Danneggia in un istante risorse vitali conquistate a fatica. Porta la regressione in tutti gli ambiti. Spirituale. Intellettuale. Morale. Materiale”.