Nicola da Tolentino nacque a S. Angelo in Pontano, un paesino in provincia di Macerata nel 1245. I genitori, forse anziani, che non potevano avere figli si recarono in pellegrinaggio sulla tomba di San Nicola di Bari per chiedere la grazia. Quando fecero ritorno al paese, avendo ricevuto la grazia, chiamarono il proprio figlio Nicola. Secondo una leggenda sembrerebbe invece, che la madre di Nicola, Amata de Guidiani, partorì nella cittadina di Modugno, in Puglia. Quando aveva solo undici anni, entrò nell’Ordine degli Eremitani di S. Agostino, dopo aver ascoltato le parole di un monaco agostiniano che commentavano la prima Lettera di san Giovanni: “Non amate il mondo, né le cose del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza”.
Venne ordinato sacerdote nel 1269 dal vescovo di Osimo, Benvenuto Scotivoli, ottenne la facoltà di predicare e fu inviato in vari conventi delle Marche: Fermo, San Genesio, Recanati, Macerata e altri. Fu capace di coniugare con saggezza l’assidua ricerca di Dio con le esigenze della vita comune, sostenuto dalla penitenza, dalla costante preghiera e da un’umile carità. Era considerato un santo mariano, in quanto sosteneva di aver avuto la visione degli angeli che trasportavano il 10 dicembre del 1294, la Santa Casa di Loreto. Nel 1275 raggiunse il convento dei Frati Eremitani di S. Agostino a Tolentino, dove restò fino alla sua morte avvenuta il 10 settembre del 1305.
Nicola, era di salute cagionevole, umile e modesto, timidissimo di carattere. Predicava quasi tutti i giorni e le sue prediche producevano frutti meravigliosi. Nessuno poteva resistere alla forza e alla dolcezza dei suoi discorsi sia pubblici che privati. L’amore che portava a Dio infiammava talmente il suo cuore che sovente fu visto piangere sul pulpito. Fu chiamato “l’angelo del confessionale” per la comprensione mostrata verso tutti i penitenti. Egli è conosciuto anche per la sua parsimonia usata soprattutto nel cibarsi; si dice che non mangiò mai né carne, né uova, né latticini, né frutta: il suo pasto giornaliero consisteva in verdure e in una “brodaglia” di legumi, quasi sempre priva di condimento.
Fu proclamato santo da Papa Eugenio IV (1431-1447) nel 1446. Nicola da Tolentino è invocato come taumaturgo per la sua efficace intercessione presso Dio, e protettore delle anime del Purgatorio e anche patrono contro la peste e gli incendi. Si raccontano diversi fatti sulla vita di quest’agostiniano, uno in particolare è quello dei “panini benedetti”. San Nicola, gravemente malato, ottenne la grazia della guarigione per intervento della Vergine Maria, che, apparsa in visione, gli aveva assicurato: “Chiedi in carità, in nome di mio Figlio, un pane. Quando lo avrai ricevuto, tu lo mangerai dopo averlo intinto nell’acqua, e grazie alla mia intercessione riacquisterai la salute”. Il santo non esitò a mangiare il pane ricevuto in carità da una donna di Tolentino, riacquistando così la salute.
Da quel giorno san Nicola prese a distribuire il pane benedetto ai malati che visitava, esortandoli a confidare nella protezione della Vergine Maria per ottenere la guarigione dalla malattia e la liberazione dal peccato. Il corpo di questo santo è conservato nella basilica intitolata al santo, a Tolentino, dove in una cappella sono custodite le reliquie delle sante braccia.
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