“Nè superstizioni nè riti di magia, solo Dio dà la vera gioia”

Dio ci ama. Abbiamo dei limiti, il peccato, ma Lui è più grande delle nostre debolezze. Ecco la nostra gioia”. Così Papa Francesco commenta la liturgia odierna, quella della IV Domenica di Quaresima, detta laetare, ovvero “rallegrati”. Affacciandosi su piazza San Pietro per la tradizionale preghiera dell'Angelus, il Pontefice mette in guardia dalla droga, dalle superstizioni e dai “rovinosi rituali di magia”, tunnel, dice, nei quali gli uomini entrano quando “vogliono fare a meno di Dio, rivendicando un’assoluta libertà da Lui e dalla sua Parola”. Ricorda poi il centro dell'annuncio cristiano: “anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità per animarla con la sua grazia e salvarla”. E conclude: “Il cristianesimo richiede fede e vita morale sana, che rifiuti il male, l’egoismo, la corruzione“.

Dentro la storia

Dopo aver spiegato il motivo per cui la domenica odierna viene definita laetare, ricorda perché ogni cristiano dovrebbe rallegrarsi: “È il grande amore di Dio verso l’umanità, come ci indica il Vangelo di oggi” (cfr. Gv 3,16). Le parole che Gesù rivolge a Nicodemo “sintetizzano un tema che sta al centro dell’annuncio cristiano: anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, offrendo all’uomo la salvezza e la gioia. Dio, infatti, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità per animarla con la sua grazia e salvarla”. Da qui l'invito a “prestare ascolto a questo annuncio, respingendo la tentazione di considerarci sicuri di noi stessi, di voler fare a meno di Dio, rivendicando un’assoluta libertà da Lui e dalla sua Parola“.

“L'amore di Dio è più grande”

“Quando ritroviamo il coraggio di riconoscerci per quello che siamo – aggiunge il Pontefice -, ci accorgiamo di essere persone chiamate a fare i conti con la nostra fragilità e i nostri limiti“. Ma può capitare “di essere presi dall’angoscia, dall’inquietudine per il domani, dalla paura della malattia e della morte”, fa notare il Santo Padre. “Questo spiega perché tante persone, cercando una via d’uscita, imboccano a volte pericolose scorciatoie come ad esempio il tunnel della droga o quello delle superstizioni o di rovinosi rituali di magia“. Ma “il cristianesimo non offre consolazioni facili, non è una scorciatoia – avverte -, richiede fede e vita morale sana, che rifiuti il male, l’egoismo, la corruzione”. E a braccio aggiunge: “E’ bene conoscere i propri limiti, le proprie fragilità. Dobbiamo conoscerle, ma non per disperarci, e offrirle al Signore; Lui ci aiuta nella via della guarigione, ci prende per mano, e mai ci lascia da soli, mai! Dio è con noi e per questo mi 'rallegro'”.

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La speranza cristiana

Noi abbiamo la vera e grande speranza in Dio Padre ricco di misericordia – continua il Papa a braccio -, che ci ha donato il suo Figlio per salvarci, e questa è la nostra gioia. Abbiamo anche tante tristezze, ma, quando siamo veri cristiani, c’è quella speranza che è una piccola gioia che cresce e ti dà sicurezza. Noi non dobbiamo scoraggiarci quando vediamo i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre debolezze: Dio è lì vicino, Gesù è in croce per guarirci. Questo è l’amore di Dio”. E, sempre a braccio, conclude: “Guardare il Crocifisso e dirci dentro: 'Dio mi ama'. E’ vero, ci sono questi limiti, queste debolezze, questi peccati, ma Lui è più grande dei limiti e delle debolezze e dei peccati. Non dimenticatevi di questo: Dio è più grande delle nostre debolezze, delle nostre infedeltà, dei nostri peccati. E prendiamo il Signore per mano, guardiamo il Crocifisso e andiamo avanti”. Infine l'immancabile saluto: “Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!“.